Serve ancora il Parlamento? Confronto sulla crisi della rappresentanza

Redazione Web

Rimini, venerdì 21 agosto – La fase acuta pandemia ha inasprito il dibattito sul ruolo del Parlamento nelle democrazie liberali, già al centro di un’accesa discussione fin dall’ormai lontana crisi del 2008. Qual è il suo ruolo di fronte alle sfide di un mondo che cambia continuamente? Se ne è discusso durante l’incontro, trasmesso in diretta televisiva su SkyTg24 e organizzato in collaborazione con Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, Illumia e SkyTg24, “Il Parlamento serve ancora?”.

Il dibattito, diviso in due sessioni e moderato da Giuseppe De Bellis, direttore SkyTg24, è stato introdotto da Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà: «Al Meeting è sempre interessato un luogo come il Parlamento dove l’altro è una risorsa, che anche se diverso collabora per il bene comune», ha spiegato Vittadini, entrando nel merito di una discussione di importanza centrale anche a causa del referendum a cui ci si sta avvicinando in Italia e che potrebbe diminuire notevolmente il numero dei parlamentari. «La democrazia è in crisi: c’è chi invoca forme di democrazia diretta, chi si è dimostrato insofferente a un dibattito fra i gruppi parlamentari, il problema del vincolo di mandato messo in discussione o della decretazione d’urgenza che viene a sostituire il dibattito parlamentare, il proliferare di organi al di fuori del parlamento. Nonostante la crisi, però, la democrazia parlamentare è un luogo di discussione civile, espressione della volontà popolare. Noi crediamo ancora in questo modo di concepire la democrazia, ma se tutto cambia, allora anche la forma dei partiti deve cambiare. Ma è possibile farlo preservando la radice? Quale assetto dovrebbe avere il Parlamento?».

La domanda di Vittadini è stata raccolta dagli esponenti politici presenti al dibattito. Tra cui Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. «I problemi principali che hanno portato a una crisi del Parlamento e della legge richiedono un taglio dei parlamentari, che per me è l’inizio di un percorso che comprende la riforma dei regolamenti parlamentari e la modifica della legge elettorale», ha detto. «Poi c’è il tema dell’etica e della morale dei parlamentari, e la crisi della legge: negli anni si è abusato dello strumento normativo fino a sfinirlo. La bulimia normativa non fa capire niente al cittadino». Roberto Speranza, ministro della Salute, ha spiegato di continuare «a credere in maniera convinta nel ruolo dei partiti. Se sono deboli, poco trasparenti, o centrati sulla leadership, sono una debolezza», ha proseguito. «Dobbiamo perciò capire come ridare loro centralità». Rispetto alla pandemia, Speranza ha spiegato di essersi «molto interrogato in questi mesi sulla necessità di tutelare al diritto della salute senza toccare altri diritti. Sono state scelte molto difficili. La mia opinione è che le democrazie abbiano retto. Abbiamo piegato la curva nei mesi più drammatici perché c’è stata sintonia tra scelte del governo e sentire delle persone».

Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera dei Deputati, ha affermato che «tutti i Paesi si interrogano su come i parlamenti sappiamo rispondere a società in cui i tempi richiesti per prendere le decisioni sono molto brevi. Scelte come quelle del parlamento ungherese di chiudere durante l’emergenza le trovo però molto preoccupanti. Ma il tema delle riforme non si esaurisce con la riduzione del numero dei parlamentari: non è risolutiva rispetto al funzionamento delle istituzioni e ai bisogni dei cittadini». È intervenuto in seguito Matteo Salvini, segretario federale della Lega: «O si è ostaggi della paura o si vuole tornare a vivere: io sono per la seconda», ha esordito. «Bisogna tradurre in fatti le questioni di principio. Non basta dire quanto è bello il Parlamento, bisogna dargli modo di lavorare», ha affermato il leader leghista. «Il tema scuola è fondamentale. Siamo poi favorevoli al taglio dei parlamentari, ma bisogna valorizzare le autonomie regionali». Parlamento e magistratura: «Io sono chiamato a processo due volte, è un precedente gravissimo. Oggi tocca a Salvini, domani? È l’antitesi della democrazia». Infine, Ungheria: «È uno dei pochi Paesi con segno positivo sulla natalità. La politica di sostegno a figli, matrimoni e famiglie dà i suoi frutti, in Italia nascono ogni anno migliaia di bimbi in meno».

Graziano Delrio, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei Deputati, ha affermato che «l’unico modo serio di rispettare la volontà del popolo è rispettare il Parlamento e non renderlo cassa di risonanza del governo, altrimenti si umilia il suo ruolo. I nostri costituenti credevano che le democrazie sono più forti se i poteri sono diffusi. La partitocrazia ha delegittimato il ruolo del Parlamento: è con la contaminazione di idee che si trovano i compromessi migliori». Antonio Tajani, vice presidente Forza Italia, ha chiosato dicendo che «in Italia da anni non abbiamo un governo che risponda alla volontà popolare. Non è vero che uno vale uno: chi rappresenta il popolo vale di più, è la democrazia. Una piattaforma telematica non può decidere il destino di un paese, lo deve fare il Parlamento, che è un’istituzione». Maurizio Lupi, presidente Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, ha affermato che «la sussidiarietà per me è la risposta. Il compito che ognuno ha è ricreare nelle istituzioni la tensione sociale che c’è fuori per trovare delle soluzioni. Il bene comune viene espresso attraverso la capacità del parlamento di rappresentare i cittadini». Infine Giorgia Meloni, Presidente Nazionale Fratelli d’Italia, è intervenuta in collegamento: «Negli ultimi mesi il parlamento ha avuto una centralità assolutamente marginale rispetto a quello che è il suo scopo. Il rischio è che si usi la proroga dello stato di emergenza per cambiare l’assetto dei poteri in Italia. Contesto questo modo di operare: la cabina di regia è stata una farsa, gli incontri con il presidente del Consiglio una passerella. Il governo dovrebbe ripresentarsi di fronte ai cittadini e vedere se ha i numeri in Parlamento»

(F. G.)

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