“Ripartire in Europa tra speranza e pragmatismo”
Mario Draghi inaugura il Meeting 2020
Rimini, martedì 18 agosto – Un’analisi sulla crisi attuale e le possibilità di ripresa economica dopo il periodo segnato dalla pandemia di Coronavirus: la relazione di Mario Draghi ha così inaugurato la XLI edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, mettendo a tema ed affrontando i più urgenti problemi internazionali.
Negli scorsi mesi l’emergenza sanitaria si è drammaticamente sommata a quella economico-finanziaria esplosa nel 2008, determinando una delle peggiori cadute nella storia del PIL mondiale, analoga a quella del secondo dopoguerra. Perciò, introducendo l’incontro, il presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz, ha sottolineato l’intenzione di «metterci alla ricerca di cosa conta nella vita. Il titolo di questa edizione è un invito a guardare noi stessi, gli altri e la realtà con profonda gratitudine perché è solo da uno sguardo così che si può ripartire».
L’ex presidente della BCE ha ringraziato per l’impegno etico che gli organizzatori del Meeting hanno profuso anche quest’anno e che non si ferma alle incertezze ma che trova nelle difficoltà nuovo vigore: «Dopo la crisi finanziaria di 12 anni fa, quando la fiducia tornava a consolidarsi siamo stati colpiti ancora più duramente dalla esplosione della pandemia; essa minaccia non solo il tessuto delle nostre società, ma diffonde incertezza penalizza l’occupazione paralizza consumi e investimenti».
«Nelle attuali circostanze», ha perciò affermato Draghi, «il pragmatismo è necessario. Non sappiamo quando sarà scoperto un vaccino, né tantomeno come sarà la realtà allora. Dobbiamo accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche. Ma non dobbiamo rinnegare i nostri principii».
Grazie al sostegno offerto dagli stati a chi si trovava in difficoltà sia privati che imprese, le regole che erano alla base delle nostre economie sono state sospese e si è evitato che la crisi si trasformasse in una pesante depressione. «Ora però – ha sostenuto Draghi – è il momento della saggezza. L’Europa, grazie al suo sistema di protezione sociale aveva già attenuato le conseguenze più ingiuste della globalizzazione e queste crisi hanno messo in evidenza l’inadeguatezza di queste regole, come il patto di stabilità, la disciplina del mercato unico, della concorrenza e degli aiuti di Stato, a rispondere al nuovo contesto, ma, piuttosto che procedere celermente alla loro correzione si è tergiversato per timidezza, per inerzia e per interesse permettendo alla critica populista di svilupparsi contestando tutti e tutto».
L’ex presidente BCE ha perciò richiamato l’Europa ad una risposta improntata ai principi che l’hanno tradizionalmente ispirata: responsabilità, ma anche interdipendenza comune e solidarietà; multilateralismo con l’adesione a un ordine giuridico mondiale. Esempio ispiratore deve essere quello dei leader che ricostruirono il mondo dopo la seconda guerra mondiale, come il «De Gasperi, che nel 1943 scriveva la sua visione della futura democrazia italiana».
La ricostruzione – ha osservato – sarà inevitabilmente accompagnata da un debito destinato a rimanere elevati a lungo, ma sostenibile se “buono”, utilizzato cioè a fini produttivi, come investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc.: «Il ritorno a una crescita che rispetti l’ambiente e che non umili la persona, è divenuto un imperativo assoluto».
Un settore diviene dunque, secondo Draghi, essenziale per tale crescita: l’investimento nei giovani. «Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire ciò. Ma c’è anche una ragione morale che deve spingerci a questa scelta e a farlo bene: il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza».
A tal fine, il relatore ha indicato tre qualità indispensabili a coloro che sono in posizioni di potere: la conoscenza per cui le decisioni sono basate sui fatti, non soltanto sulle convinzioni; il coraggio che richiedono le decisioni specialmente quando non si conoscono con certezza tutte le loro conseguenze; l’umiltà di capire che il potere che hanno è stato affidato loro non per un uso arbitrario, ma per raggiungere gli obiettivi che il legislatore ha loro assegnato nell’ambito di un preciso mandato. «La situazione di oggi», ha aggiunto, «richiede però un impegno speciale: l’emergenza ha richiesto maggiore discrezionalità nella risposta dei governi: maggiore del solito dovrà allora essere la trasparenza delle loro azioni».
«Da questa crisi», ha però auspicato Draghi, «l’Europa può uscire rafforzata. L’azione dei governi poggia su un terreno reso solido dalla politica monetaria. Il fondo per la generazione futura (Next Generation EU) arricchisce gli strumenti della politica europea. Il riconoscimento del ruolo che un bilancio europeo può avere nello stabilizzare le nostre economie, l’inizio di emissioni di debito comune, sono importanti e possono diventare il principio di un disegno che porterà a un Ministero del Tesoro comunitario la cui funzione nel conferire stabilità all’area dell’euro è stata affermata da tempo. Dopo decenni che hanno visto nelle decisioni europee il prevalere della volontà dei governi, il cosiddetto metodo intergovernativo, la Commissione è ritornata al centro dell’azione».
Se il processo decisionale tornerà a essere meno difficile – ha sostenuto l’ex presidente BCE – rifletterà la sentita necessità di un’Europa forte e stabile, in cui la responsabilità si accompagni e dia legittimità alla solidarietà. Questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale.
«Questo è tempo di incertezza, di ansia, ma anche di riflessione, di azione comune», ha concluso Draghi. «La strada si ritrova certamente e non siamo soli nella sua ricerca. Dobbiamo essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro».