Prossimo episodio tra 3, 2, 1…

Redazione Web

Rimini, martedì 18 agosto – Ospiti un attore come Luca Argentero, che ha conquistato grande popolarità anche grazie alla serie “Doc”, lo sceneggiatore Francesco Arlanch, Laura Cotta Ramosino, producer di Cattleya, e condotto dal critico cinematografico Beppe Musicco, il Meeting ha ospitato un interessante confronto per approfondire il sempre più imponente fenomeno della narrazione televisiva e seriale, esploso grazie alle nuove piattaforme digitali.

Come si è quindi riusciti, ha chiesto Musicco ad Arlanch, sceneggiatore della stessa serie, a produrre una serie di “medical” all’italiana, con elementi originali ma vicina anche ai prodotti più sofisticati americani o anglosassoni? «La sfida», è stata la risposta, «è stata quella per la Lux Film e Rai Fiction, di scrivere e produrre un racconto “medical” per la rete generalista di Rai1. È stato chiesto a me e a Viola Rispoli di raccontare una storia vera, quella narrata nel libro “-12” di Pier Dante Piccioni, medico lodigiano, che a causa di un incidente ha subito un’amnesia durata 12 anni e ha cercato di intraprendere un percorso che lo rendesse un medico migliore. Quindi abbiamo raccontato un rapporto speciale tra chi ha bisogno di cure e chi se ne prende cura».

«A quali attori, personaggi, di serie affini, ha posto attenzione per il suo personaggio?», ha chiesto Musicco a Luca Argentero. «Io avevo il dottore “vero” a cui ispirarmi. C’è la necessità di un grande lavoro di interconnessione tra scrittura e produzione. Una “location” come quella dell’ospedale ha permesso di diminuire i costi e risparmiare risorse».

E quale è stato il rapporto tra la parte “vera” del racconto e la necessità di introdurre elementi di “fiction”? «Siamo grati a Pier Dante Piccioni, perché ci ha permesso di attingere al suo racconto, concedendoci però di aggiungere quegli elementi: personaggi, suspence ecc., necessari in un racconto televisivo di 16 ore. Andando comunque al cuore della sua esperienza, ovvero un’empatia profonda tra medico e paziente, da intendersi come uno strumento conoscitivo che consenta al medico, entrando in tale rapporto, di formulare, e si è visto che questo è il risultato, una migliore diagnosi. Per questo, così come hanno fatto gli attori, abbiamo trascorso settimane in reparto per documentarci sulla vita degli operatori sanitari».

Musicco ha quindi chiesto agli intervenuti quali siano le serie che preferiscono come spettatori. La preferenza è andata a serie classiche come “Fargo”, “True detective”, ma anche appartenenti alla “nouvelle vague” spagnola, come “Vis à vis” o “La casa di carta”.

La domanda conclusiva ha avuto ad oggetto la difficile situazione delle produzioni cinematografiche negli ultimi mesi a causa dello stop imposto dalla pandemia. Quali le possibilità di effettiva ripresa? «Non sappiamo», ha risposto Argentero, «come il nostro lavoro continuerà ad essere condizionato da questa situazione. Il cinema, il teatro sono luoghi importanti di aggregazione sociale che vanno difesi. La pandemia ha accelerato un processo di distanziamento sociale che ci rende sempre più lontani e sempre più attaccati al telefonino, alla televisione. Credo che ognuno di noi che fa questo mestiere debba quindi sentire la responsabilità di offrire i migliori prodotti, storie bellissime, perché il pubblico si senta invogliato a tornare al cinema, a riabituarsi a quello schermo di grandi dimensioni, ai grandi suoni, all’odore di popcorn…».

(M.T.)

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