One Health

Redazione Web

One Health

Una strategia per la salute globale

 

Rimini, 25 agosto 2022 – La crisi pandemica che ha caratterizzato gli ultimi anni ha reso evi-dente che la salute dell’uomo è strettamente connessa al benessere del pianeta ed alla salute degli animali, pertanto ha stimolato a livello internazionale l’attenzione sul One Health ed ha reso evidente la necessità di adottare un nuovo approccio, che dovrà essere multidisciplinare, multisettoriale e collaborativo. Per il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore della Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il One Health Approach ha assunto un ruolo cruciale e si inserisce nell’ambito della prevenzione di future pandemie, ma ci porta anche a ripensare la salute globale. La Cooperazione allo sviluppo sta raccogliendo stimoli, lanciati con vigore in occasione del G20 svoltosi in Italia lo scorso anno, per poter avviare delle riflessioni per l’im-plementazione di queste strategie anche nei Paesi partner. All’incontro “One Health” sono intervenuti Denise Giacomini, Ministero della Salute; Dr. Alberto Mantovani, Istituto Supe-riore di Sanità; Simona Seravesi, Organizzazione Mondiale della Sanità; Dr. Marco Simonelli, Istituto Superiore di Sanità; Dr. Luigi Bertinato, Istituto Superiore di Sanità.
«Il tema del One Health, della salute globale, sta assumendo un nuovo approccio, integrato, che tiene conto di diversi aspetti. Quali sono?», è la domanda rivolta dalla moderatrice Fran-cesca Fiorino, dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo agli ospiti. Bertinato ha detto: «Al Meeting di Rimini Di Maio ha ricordato il lavoro fatto dall’Italia su questo tema in occasione del G20. Una volta c’era un approccio nord e sud, ora c’è una strategia One Health. Nel G20 abbiamo prodotto un documento per permettere anche ai paesi in via di sviluppo questo nuovo modo di lavorare insieme». Simonelli ha aggiunto: «La diplomazia della salute globale è cambiata, si lavora insieme tra esperti, senza distinzione tra paesi ricchi e paesi po-veri. Abbiamo creato un sistema finanziario chiamato FIF che mette insieme tutti i paesi, anche quelli emergenti, come l’Indonesia. 500 milioni sono stati portati dagli Stati Uniti, 500 milioni dall’ Unione Europea e 100 milioni dall’Italia».
Seravesi ha sottolineato: «La questione della salute globale è ritornata alla ribalta con la pan-demia nell’agenda ONU e richiede un approccio integrato, che tiene conto non solo della sa-lute dell’uomo e degli animali, ma anche dell’ambiente e di tutti gli ecosistemi. Il Pnrr ha stan-ziato 5mila milioni per implementare queste politiche ed è stato istituito il Sistema nazionale per la salute planetaria. Il decreto del 2022 stabilisce compiti e funzioni per il Sistema nazio-nale, rischi ambientali, clima, biodiversità e salute. Abbiamo detto alle Regioni come devono muoversi attraverso la formazione, lo scambio di dati e la creazione di una piattaforma». Gia-comini ha detto: «Abbiamo legato la politica della salute a tutte le altre politiche sotto l’om-brello dell’Agenda 2030. One Health non è solo, come all’inizio, un’interconnessione tra salute umana e animale, ma c’è anche un impatto nell’ambito della biodiversità, dell’ambiente. Grazie al G20 siamo passati da un approccio a una strategia, cioè a obiettivi e metodi per raggiun-gerli. Un’azione chiamata “Per una resilienza trasformativa”. Abbiamo anche fatto conoscere i principi della dieta mediterranea nelle scuole italiane diffuse all’estero».
«Salute unica. Uomo, animale e ambiente»: così Mantovani ha definito il One Health. E ha aggiunto: «Prendiamo tante competenze per farle lavorare insieme per affrontare problemi complessi, come la salute umana. Abbiamo realizzato progetti europei, come il Sea Food To-morrow per migliorare l’apporto nutrizionale del pesce e la sostenibilità. Il tecnico del pesce e il nutrizionista lavorano insieme, prima erano due mondi separati. Abbiamo anche affron-tato il problema delle microplastiche, particelle microscopiche che hanno inquinato il nostro Mare Adriatico. Abbiamo lavorato con l’Albania per capire da quali ambienti provengono le microplastiche, e perché e per che cosa dobbiamo preoccuparci. Infine, dobbiamo trasferire a chi deve legiferare queste informazioni perché possa prendere decisioni».

(M.S.)

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