Nel cuore di Firenze, una residenza da prìncipi per innocenti dimenticati

Redazione Web

LO SPEDALE DEGLI INNOCENTI PROTAGONISTA DI UN INCONTRO E DI UNA FORTUNATA MOSTRA AL MEETING 2019

 

Rimini, 22 agosto – «Siamo qui a Firenze, città della bellezza. Quanta bellezza in questa città è stata messa a servizio della carità! Penso allo Spedale degli Innocenti, ad esempio. Una delle prime architetture rinascimentali è stata creata per il servizio di bambini abbandonati e madri disperate. Spesso queste mamme lasciavano, insieme ai neonati, delle medaglie spezzate a metà, con le quali speravano, presentando l’altra metà, di poter riconoscere i propri figli in tempi migliori. Ecco, dobbiamo immaginare che i nostri poveri abbiano una medaglia spezzata. Noi abbiamo l’altra metà. Perché la Chiesa madre ha in Italia metà della medaglia di tutti e riconosce tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati. E questo da sempre è una delle vostre virtù, perché ben sapete che il Signore ha versato il suo sangue non per alcuni, né per pochi né per molti, ma per tutti». Sono riecheggiate le parole del Santo Padre questa mattina in Arena Meeting Salute C3 all’incontro tutto dedicato all’anniversario dei seicento anni di edificazione dello Spedale degli Innocenti di Firenze.

Un’occasione che ha dato vita alla mostra al Meeting fortemente voluta dall’associazione Banco Farmaceutico e curata dalla professoressa Mariella Carlotti, preside del conservatorio san Niccolò di Prato intervenuta all’incontro. È stata lei a raccontare, a partire dalle parole del Papa pronunciate a Firenze nel 2015, l’inizio del suo interesse verso l’istituto fiorentino e anche la sua originale natura. L’incontro, gremitissimo, ha visto sul palco anche Arabella Natalini, direttrice Museo degli Innocenti, Maurizio Marzegalli, vice presidente Fondazione Maddalena Grassi, Stefania Saccardi, assessore alla Sanità della Regione Toscana e Maria Grazia Giuffrida, presidente Istituto degli Innocenti, coordinati da Sergio Daniotti, presidente Banco Farmaceutico.

Maria Grazia Giuffrida ha introdotto così l’incontro: «Nel corso di questi secoli l’istituto non è mai stato il luogo dell’abbandono ma quello dell’accoglienza. Le medagliette spezzate sono sempre state l’emblema della speranza mai svanita per le madri di riprendere il proprio bambino in tempi migliori. Oggi sono cambiate tante cose ma ci siamo sempre mossi guardando le necessità della comunità: attualmente l’istituto è composto da centri di accoglienza per bambini e madri, vi sono presenti inoltre scuole dell’infanzia e asili nido. La nostra missione è tutelare l’infanzia in una continua collaborazione con il Comune di Firenze e Regione Toscana».

La professoressa Carlotti ha ripreso il suo discorso a partire dagli aspetti di fine architettura dell’edificio e inserendoli in un più ampio significato: «Era la prima volta che si costruiva una dimora di accoglienza laica per l’infanzia abbandonata, una dimora che non ha nulla del luogo segreto dove nascondere le colpe di un’epoca e che è diventata, invece, un luogo di pace e serenità dove ai figli più sfortunati veniva destinato un luogo da prìncipi. L’edificio, diventato il prototipo dell’era rinascimentale, è posto a due passi dal duomo sulla piazza dove sorge il santuario mariano di Firenze». Un luogo aperto, in costante dialogo con la città quindi.

La preside ha poi aggiunto: «Dietro la grata della finestra in cui veniva lasciato il bambino c’era un presepe a grandezza naturale, con la culla vuota, opera di Andrea della Robbia: il bambino veniva posto lì. Quel bambino era Gesù che nasceva nell’ospedale. E di ognuno dei 50 mila bambini l’archivio storico conserva il nome e la storia. Perché si voleva garantire l’anonimato dell’abbandono, ma i bambini una volta accolti non erano più anonimi. Il grande messaggio dello Spedale degli Innocenti – ha concluso – è un messaggio di speranza: il nostro destino ultimo di bene ha un’alba nella storia, in quella misericordia che si piega sulle nostre ferite e persino sul nostro male».

La direttrice del Museo degli Innocenti, sulla scia degli interventi precedenti, ha aggiunto: «Nel tempo, l’ospedale si è molto evoluto, ha portato avanti un’attività di ricerca e formazione molto importante. È stato luogo di ricerca e sperimentazione: lì sono avvenute le prime prove dei vaccini contro il vaiolo».

In un successivo e commovente intervento Maurizio Marzegalli ha raccontato l’esperienza assistenziale della Fondazione Maddalena Grassi, realtà che opera in Lombardia nei campi dell’assistenza medica, educativa e riabilitativa domiciliare, con una particolare attenzione alle persone gravemente disabili e ai loro familiari permettendo anche uscite fuori casa. Un sollievo fatto di professionalità e umanità, insomma. Presenza discreta ma potente di compagnia, che talvolta ha visto gli operatori coinvolti anche nell’accompagnare piccoli pazienti ai loro ultimi passi.

L’assessore Saccardi infine ha ricordato: «La caratteristica dello Spedale è che tuttora è dedicato allo stesso scopo di sempre: è un luogo dove bellezza e sofferenza sono tenuti insieme, nel cuore della città, perché non ci si debba vergognare della accoglienza e della solidarietà. Siamo convinti che sui temi come la tutela e la salute del bambino non si possano avere tentennamenti. È importante lavorare in rete: insieme alle eccellenze di cura e ricerca collaboriamo con il terzo settore senza tralasciare l’accoglienza famigliare. Come ci ha ricordato il Papa, l’altra metà della famosa medaglia è in mano a ciascuno di noi».

 

(MG.DA.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

Scarica