Mattarella: «Il coraggio di dire “io”: la condizione dell’esercizio della libertà»

Redazione Web

Il Presidente della Repubblica inaugura il Meeting di Rimini

Rimini, 20 agosto 2021 – Prende oggi il via la XLII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli: ad inaugurarla il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella in video collegamento.
Un caloroso applauso iniziale esprime la gratitudine per la ben riuscita organizzazione dell’edizione 2021 e invita Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ad annunciare i primi numeri che danno la misura della grande portata che anche quest’anno assume l’evento culturale: «Sono venti i Paesi collegati e duemila i volontari che rendono possibile il lavoro di questi giorni». Scholz dà quindi lettura del messaggio augurale di papa Francesco, arrivato agli organizzatori tramite il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi.
«La riflessione sul senso dell’umano sollecitata dal titolo del Meeting è l’unica che rimane stabile, tra le tante traballanti sulla società, sull’economia, sulla politica», spiega Scholz. «Con questo Meeting vogliamo dare un contributo per una società più solidale, per il riconoscimento di ciò che sostanzia la persona e ne mobilita coraggio, speranza e carità». In particolare sono tre le problematiche più urgenti: l’educazione e la formazione, la creazione di lavoro dignitoso per tutti e la transazione allo sviluppo sostenibile. «Ma in questi giorni anche parole come democrazia e libertà si sono mostrate deboli e in crisi, proprio a partire dalla sfida geopolitica che rappresenta l’Afghanistan. Anche questo affronterà il Meeting».
Il Presidente della Repubblica apre il suo intervento con una riflessione sui cambiamenti intercorsi negli ultimi nel mondo globale, percepito sempre più piccolo e fragile: «In questi ultimi anni abbiamo compreso con maggiore chiarezza di aver bisogno del sostegno degli altri. Abbiamo fatto esperienza del dolore, della paura, della solitudine, ma nella comunità si sono trovate risorse preziose. Avere il coraggio di dire “io” richiama la necessità di rivolgersi ad altri, a uno o a tanti tu». In questo rapporto sta la possibilità di avvertire la propria responsabilità, di riconoscere gli altri e di comporre quindi il “noi” della comunità, perché «l’io consapevole della propria responsabilità esclude l’egoismo che conduce al conflitto. Il futuro può essere costruito soltanto insieme».
Questa maturità esige che la persona conquisti piena coscienza del proprio valore, del proprio essere originale e irripetibile. «Il coraggio di dire “io” è indispensabile per dare concretezza, realtà umana, a principi che altrimenti resterebbero inerti, o peggio verrebbero traditi dalla rinuncia o dal nascondimento», aggiunge Mattarella, richiamando la responsabilità nell’ultimo anno evidente nell’opera dei medici e del personale sanitario, di chi svolge mansioni sociali, di chi opera nel tessuto economico, nell’azione dei governi e degli organismi internazionali. «Ma anche nei comportamenti di ciascuno di noi», sottolinea. «Vaccinarsi, ad esempio, è un dovere non in obbedienza a un principio astratto, perché nasce dalla realtà concreta che dimostra che il vaccino è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difenderci e per tutelare i più deboli e i più esposti a gravi pericoli».
La riflessione del Presidente si rivolge quindi ai concetti di ‘libertà’ e ‘democrazia’, che richiedono un retroterra vivo di partecipazione, autonomia di organizzazione sociale, conoscenze diffuse in modo da alimentare una cultura ricca di creatività, trama di coesione, rispettosa delle reciproche differenze. «Il primo dei presupposti della libertà sta proprio nella coscienza della persona e nella possibilità di un suo sviluppo integrale. A questo dovere ci richiama la nostra Costituzione, la cui impronta è personalista. È una sfida, uno spazio che sta diventando ogni giorno sempre più ampio, perché la comunità è sempre più larga e il compito di presidiare e assicurare a tutti questo spazio diventa sempre più impegnativo e affascinante». Nuove prospettive di sviluppo sostenibile sono davanti a noi e riguardano l’equilibrio tra umanità e natura, tra tecnologia e umanità, tra consumo delle risorse ambientali e futuro da consegnare ai nostri figli.
Il coraggio dell’io ha davanti a sé il grande obiettivo di rinnovare l’idea di personalismo: «La persona è più dell’individuo», afferma Mattarella, «è un io pienamente realizzato. Vive nel “noi”, cerca il “noi”. Della comunità è partecipe e, al tempo stesso, edificatrice e protagonista». Nel mondo globalizzato ciò diviene forse più difficile, perché la persona rischia di trovarsi sola davanti a centri di influenza sempre più pervasivi e lontani, che incidono sul suo effettivo esercizio di libertà senza che possa esserne arbitra. «Ma libertà e democrazia dipendono in buona misura dalla vivacità, dalla ricchezza di articolazione dei gruppi sociali, dalla autonomia loro riconosciuta. L’economia, la società, la cultura non possono farne a meno. Tutto questo è alla prova dei temi posti dalla globalizzazione. Se il destino dell’umanità è comune, il futuro che dobbiamo comporre insieme non può più essere a somma zero. La formula vincente che dobbiamo applicare è: si vince insieme, si perde insieme. La crisi del virus lo conferma. Dovremo ancora combattere la pandemia, ma la nostra responsabilità è immaginare il domani».
In questa direzione, sostiene il Presidente della Repubblica, l’Unione europea si fa motore di uno sviluppo più equilibrato e sostenibile dei suoi paesi: «È un’occasione storica che dobbiamo saper cogliere e trasformare in un nuovo, migliore e stabile equilibrio. C’è un io, un tu e un noi anche per l’Europa e per le sue responsabilità, contro ogni grettezza, contro mortificanti ottusità miste a ipocrisia – che si manifestano anche in questi giorni – che sono frutto di arroccamenti antistorici e, in realtà, autolesionisti».
Il coraggio dell’io, ricorda Mattarella, chiede una svolta capace di far sì che i cittadini, le persone, siano protagonisti anche nel nuovo contesto di interlocutori globali che trascendono gli Stati e tendono a rendere, di conseguenza, debole ogni influenza e controllo democratico: «La sovranità comunitaria è un atto di responsabilità verso i cittadini e di fronte a un mondo globale che ha bisogno della civiltà dell’Europa e del suo ruolo di cooperazione e di pace. Le risposte emergenziali, come lo stesso piano Next Generation EU, debbono tradursi in un nuovo cammino di forte responsabilità comune».
«Ciascuno viene – e deve sentirsi – interpellato», conclude il capo della Stato. «Il coraggio dipende dalla capacità di ciascuno di essere responsabilmente se stesso. Del resto, è questa la condizione dell’esercizio della libertà».

 

(G.L.)

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