Le principali sfide dell’Africa Sub Sahariana

Redazione Web

Le principali sfide dell’Africa Sub Sahariana

Rimini, 21 agosto 2022 – Nello spazio informale dell’Arena Internazionale Pad. C3, hanno dialogato sui principali temi riguardanti l’Africa Sub Sahariana il Cardinale Nzapalainga, arci-vescovo di Bangui, Centrafrica, e la vice ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione In-ternazionale, Marina Sereni.
Il cardinale ha raccontato della situazione nel suo paese, dal 2013 segnata dal conflitto gene-rato da gruppi di ribelli che ripetutamene tentano di prendere il potere, portando distruzio-ne e massacri. Per lungo tempo ha dominato un clima di incertezza e insicurezza. Si impedi-sce anche la coltivazione dei campi, i bambini non vanno a scuola, i medici non vanno in ospedale e gli uffici sono chiusi. In questo contesto la visita del Papa del 2015, che ha inau-gurato la Porta Santa del Giubileo, è stata fattore di cambiamento: grazie all’incontro con tutte le confessioni religiose ha rimosso la scusa religiosa alle ragioni del conflitto, agevolan-do un processo di dialogo che ha portato alle elezioni del 2016 e alla formazione di un go-verno regolare capace di reprimere il nuovo tentativo dei ribelli del 2020.
In questo contesto, ha detto Nzapalainga, «il mio ruolo e quello della Chiesa è di alleviare le preoccupazioni dei cuori e delle anime». La cooperazione internazionale ha fornito un con-tributo determinante in tal senso, intervenendo con aiuti concreti nel momento di assenza di beni essenziali.
Il Cardinale ha poi aggiunto: «Essere uomo di Chiesa è essere vicino agli uomini e alle donne in nome di Gesù Cristo; non solo ai cattolici o agli altri fedeli, ma ad ogni essere umano. Si deve uscire dal pregiudizio sull’altro per vedere ciò che c’è di buono nell’altro. Per questo, quando l’imam ha ricevuto minacce, è venuto a vivere in arcivescovado, con moglie e figli per sei mesi. Il mondo non possiamo costruirlo da soli, ma abbiamo bisogno degli altri».
Per Marina Sereni, la cui attività è focalizzata sulla cooperazione internazionale in Africa, «l’Africa è un continente con cui condividiamo un destino comune: nessuna delle sfide glo-bali da affrontare, clima, pandemie, terrorismo, eguaglianza, si possono gestire senza parte-nariato con l’Africa. E l’Italia ha messo l’Africa al centro della politica estera». La prima preoccupazione deve essere a livello educativo: «L’Africa è opportunità oltre che problema; non solo per le sue risorse naturali, ma soprattutto per i giovani e le donne che vi vivono. L’età media è di 25 anni: in termini di crescita e resilienza c’è un potenziale enorme su cui in-vestire».
Sul tema delle migrazioni, Sereni ha dichiarato che «noi siamo per un’accoglienza regolata per il contrasto all’immigrazione irregolare, ma il flusso di persone è inarrestabile. Per que-sto dobbiamo innanzitutto seminare speranza, avendo gli strumenti per farlo: la cooperazio-ne internazionale esiste per quello. Ma tenendo conto che molto è fatto dal mondo no profit secondo un vero criterio di “passione per l’uomo”. La società Italiana in particolare è ricca di iniziative di cui la cooperazione internazionale non può fare a meno». Infatti «servono sì le grandi istituzioni, ma sono determinanti le coscienze delle persone e le loro scelte affinchè siano protagonisti dello sviluppo invece che parte delle milizie che combattono. Per questo l’opera delle ONG è determinante, perché nascendo dai territori possono più facilmente stringere relazioni con le comunità locali e i loro leader. Questo è un fatto fondamentale per il possibile cambiamento».
(G.F.)

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