È straordinaria quella strada, perché lungo essa passa il Pellegrinaggio a piedi. Straordinaria perché il Pellegrinaggio è straordinario. Un popolo che avanza verso una meta precisa, la santa casa della Vergine; che procede nella notte, nel buio, sapendo che la luce è vicina, certo della luce. Sono tantissimi i pellegrini: 60 mila a giugno scorso. È gente che cerca una possibilità di vita diversa – ha detto nell’introduzione il direttore del Comitato Pellegrinaggio, Ermanno Calzolaio – gente che cerca, riprendendo Péguy, un aggancio tra il temporale e l’eterno.
Quelle fiaccole che illuminano la strada sono rimaste nel cuore di Fausto Biloslavo, relatore insieme al Vescovo di Macerata Luigi Conti e all’Arcivescovo di Loreto Angelo Comastri. Il giornalista di guerra compì quel cammino nel 1990, portando con sé una supplica alla Madonna: guarire dalle ferite di un tremendo attentato occorsogli a Kabul e poter formare una famiglia. Una supplica esaudita: Biloslavo ha risolto molti dei suoi problemi e, proprio il 27 luglio di quest’anno, è nata sua figlia Beatrice. E poi, quel susseguirsi di buio e di luce, che accompagna i 28 chilometri del cammino verso la Santa Casa, Biloslavo l’ha ritrovato più volte nel suo lavoro: il buio degli squadroni della morte in Ruanda, e la luce di quel piccolo sopravvissuto ai massacri; il buio delle prigioni afgane, e la luce dei detenuti musulmani che inviarono un messaggio al Papa; il buio delle segrete di Saddam, e la luce di chi torna alla libertà.
Concludendo, il giornalista ha citato Confucio: non temere di avanzare lentamente, temi il fermarti.
E il pellegrinaggio è un avanzare lento ma incessante. Ed “è un evento di popolo”, ha ricordato mons. Conti, un evento proposto da C.L. con il suo metodo di incontro personale, e divenuto un fatto di tutti, “un miracolo” nella Chiesa. Un incontro tra Paola Bignardi e il Meeting, dunque Comunione e Liberazione, forse non ci sarebbe stato senza il Pellegrinaggio Macerata-Loreto cui la Presidente dell’Azione Cattolica Italiana ha preso parte a giugno scorso.
Il Pellegrinaggio, ha ricordato ancora Conti, nato nel ’78 per rispondere al clima di secolarizzazione sempre più marcata, è “la forma privilegiata della fede trasmessa di generazione in generazione”. L’augurio migliore del Presule non poteva che esser fatto con le parole di Giussani: il pellegrinaggio sia sempre “una incantevole carità”.
Incantevoli sono i volti di quelle persone che giungono a Loreto, ha esordito l’Arcivescovo Comastri. “È bella la partenza frenetica da Macerata, è luminoso l’arrivo a Loreto”. “Commuove” questo popolo che passa dal buio alla luce. Quel buio che rappresenta il “nulla” da estirpare dal mondo. Anche Comastri usa le parole di Giussani. Il nulla è il male moderno. E se alla fine della vita ci fosse questo niente “saremmo solo una banda di disperati”. Il Pellegrinaggio invece, metafora della vita, ci dice che proprio la vita ha un senso, una destinazione, un fine, una meta. “È la certezza che camminando nel buio non resteremo nel buio”.
Infine, imprevisto ma atteso, l’intervento del “cuore pulsante” del Pellegrinaggio, quel don Giancarlo divenuto mons. Vecerrica, vescovo di Fabriano-Matelica. “Questo Pellegrinaggio è andato avanti perché c’è un padre: don Giussani…Vi auguro sempre di seguire con semplicità”.
Un arrivederci a sabato 11 giugno 2005.
A.L.
Rimini, 25 agosto 2004