La scommessa cattolica: generare figli, quindi persone realmente libere

Sofia Bronzetti

IL NUOVO LIBRO DI CHIARA GIACCARSI E MAURO MAGATTI PRESENTATO AL MEETING: UN ATTO DI AMORE ALLA CHIESA E ALL’IO CONCRETO

 

Rimini, 22 agosto – Gli occhi limpidi di Chiara Giaccardi trasudano tenerezza e libertà: tenerezza per una Chiesa che torni a riscoprirsi luogo privilegiato dove fare esperienza di Dio incarnato, e libertà di chi si sente generata, dunque figlia. Le pagine del suo nuovo libro “La scommessa cattolica”, scritto a quattro mani con il marito Mauro Magatti, trasudano tutto ciò, e molto di più: è un viaggio tra parole ed esperienze come fede, tecnica, astrazione, io, individuo, persona, legami, autorità e generatività. Una riflessione fatta da due sociologi di spessore, destinata a chi ha cuore la Chiesa, se stessi, il mondo. È stata la stessa Giaccardi a presentare il volume oggi nell’Arena Internazionale insieme ad Andrea Simoncini, docente all’Università di Firenze, incalzati dalle domande di Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, che ha spiegato: «Questo volume è una lieta sorpresa. È un libro prezioso che mi ha spinto a desiderare di tornare a insegnare religione perché in fondo è un ripasso di che cos’è il cristianesimo».

Un ripasso che parte da una scommessa, come evoca il titolo, che per Simoncini è una «quella di scegliere tra un io astratto, privo di legami, e un io concreto, che nasce dall’esperienza. Il cristianesimo stesso, del resto, è affidato a noi, chiamati a scegliere tra un’ideologia o una presenza. Questo libro opta per l’io concreto e si sviluppa a partire da questo dato». Chiara Giaccardi ha confermato: «È un libro militante ma non militare perché la fede non è un’ideologia, scritto in un’epoca in cui è indispensabile superare classificazioni astratte, di cui è vittima la Chiesa stessa quando si divide in progressisti e tradizionalisti. Lo abbiamo scritto io e mio marito che apparteniamo ma non siamo di parte». Entrando nel merito, la sociologa spiega che «abbiamo barattato la salvezza con la sicurezza dataci dalla tecnologia. Invece essere salvi significa essere interi, felici, fecondi. Dunque, senza confini. Per questo mi spaventa il discorso identitario di un certo mondo cattolico perché genera confini che includendo taluni escludono altri: la salvezza invece è per tutti». La fede, in tale contesto, va intesa non come adesione ma come affidamento: «Ce lo dice l’esperienza: siamo chiamati a combattere ogni giorno per tenerla viva, senza garanzie. Fede dunque come relazione: è riconoscersi figli. E il metodo che Dio ci ha dato è il cammino, non la teoria. È triste constatare che astrazione e intellettualismo, il contrario del cammino, hanno pervaso la Chiesa: sono dell’avviso che anche la formazione dei sacerdoti debba essere ripensata. La vita intesa come avventura e come rischio apre alla salvezza: l’esatto contrario di una tecnologia che ci promette di controllare qualunque cosa».

Incalzata da Simoncini sul tema della libertà, reale alternativa alla vita dominata dalla tecnologia, Chiara Giaccardi ha dapprima spiegato che, in un mondo che scambia la libertà con l’assenza di limiti, il valore di questi serve a riconoscerci uomini e a crescere. «E per crescere – ha concluso – serve un’autorità generativa, vale a dire la riscoperta di essere figli, cioè fatti da qualcuno che c ama talmente tanto da lasciarci andare via. La mia libertà, in definitiva, ha bisogno di te: la scommessa è una Chiesa che riscopra questo infinito valore della persona».

 

(P.G.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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