La crisi alimentare globale: la persona al centro

Redazione Web

La crisi alimentare globale: la persona al centro
Il diritto al cibo é un diritto elementare

Rimini, 23 agosto 2022 – La sicurezza alimentare suscita oggi grande preoccupazione ed il problema si sta aggravando a causa della recente guerra in Ucraina. Il numero delle persone in condizione di crisi alimentare, emergenza o carestia è raddoppiato negli ultimi anni ed ha raggiunto la cifra ventiginosa di 193 milioni. «Non esiste fragilità maggiore per l’uomo della carenza di cibo», ha detto il moderatore dell’incontro Stefano Gatti, inviato speciale Sicurezza Alimentare per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Quali sta-tegie introdurre per affrontare questo problema complesso? Da cosa é possibile ripartire?
Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’Amicizia tra i popoli ETS nell’introdurre l’incontro, dice che «il tema della sicurezza alimentare, caro al Meeting di Rimini, tocca la vita di tanti giovani in tutto il mondo e auspica un proseguimento della collaborazione con i vari attori interessati».
Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ringrazia all’ini-zio del suo intervento chi ha organizzato il padiglione internazionale e auspica che «numerosi giovani possano visitarlo, magari appassionandosi alla carriera diplomatica. L’impatto della guerra in Ucraina sul costo dei prodotti alimentari produce nel nostro paese sofferenza in fa-miglie e imprese, ma in paesi meno sviluppati può generare guerre, terrorismo e colpi di stato » prosegue Di Maio e sottolinea «il ruolo della diplomazia alimentare, che sta affron-tando importanti negoziati, tra cui l’accordo per riprendere il trasporto del grano dall’Ucraina». Di Maio ricorda l’importanza della Carta di Matera sulla sicurezza alimentare approvata dal G20 a guida italiana e la battaglia per l’etichetta Nutrinform Battery, che tutela i prodotti della dieta mediterranea. Per quanto concerne la guerra in Ucraina, parla di una vera e propria «guerra mondiale da un punto di vista energetico e alimentare».
Maurizo Martina, vicedirettore generale FAO, dice che «non si può avere passione per l’uomo se non ci si interroga su come vive. Siamo di fronte alla sfida delle tre C: covid, clima e conflitti. È dal 2014 che la fame nel mondo ha ripreso ad aumentare e si sta riproponendo una mappa nord/sud che pensavamo di aver archiviato con la globalizzazione». Quale é il compito della FAO? «Noi creiamo dei progetti specifici per affrontare dei nodi irrisolti, quali per esempio le problematiche delle realtà rurali o l’equilibrio tra attori del settore agro-alimentare». Martina ricorda e loda lo sforzo del governo italiano nelle sedi internazionali per favorire la coopera-zione sulle tematiche essenziali della crisi alimentare globale. In Ucraina sono presenti attual-mente 100 operatori FAO che si occupano per esempio di aiuto alla semina e riattivazione dei mulini.
Stefano Zamagni, presidente Accademia pontificia per le scienze sociali, sottolinea che «Papa Francesco ha invitato a mettere al centro lo studio della crisi alimentare. Come mai assistiamo a una ripresa della crescita della fame nel mondo?». Prosegue: «Esistono due problematiche diverse: l’insicurezza alimentare di chi non ha accesso al cibo a causa di una carestia o per mancanza di potere d’acquisto e la dipendenza alimentare». Giovanni Paolo II dice che nel mondo di oggi ci sono strutture di peccato per cui non si ha accesso a dei beni che sono pre-senti. Per afforntare queste problematiche Zamagni afferma che «sia necessario parlare in maniera integrata di sistema agro-alimentare e che sia essenziale l’educazione alimentare, che non é solo interessarsi ai valori nutrizionali, quanto piuttosto al tema degli sprechi alimen-tari». Il relatore ricorda la necessità di interrompere il field e water rubbing (accaparramento di terreni e acqua a discapito dei residenti). Nel mondo l’1% delle aziende controlla il 70% dell’attività agroalimentare!
«Coldiretti ha fatto suo il tema della passione per l’uomo, e aggiungerei una passione per le famiglie», dice Ettore Prandini, Presidente Coldiretti. «In Italia ci sono 1,2 milioni di persone che hanno difficoltà di accesso al cibo e nel frattemo ne sprechiamo il 17%». Prandini ricorda che «è in atto un tentativo di sabotare il cibo tradizionale per fare spazio al cibo sintetico fatto in laboratorio, proprietà di due o tre multinazionali, con un conseguente rischio per la salute dei cittadini». Occorre invece ridare spazio al cibo tradizionale, come ha fatto Coldiretti con la carta dei Farmer’s Market. Sfata poi un luogo comune: la zootecnia italiana è la più sostenibile in Europa e rappresenta “solo” il 7% delle emisioni di CO2.
In conclusione un invito: «Ritorniamo a parlare di positività e di modelli virtuosi».
(G.P.)

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