La Cina tra crescita economica e caute aperture alla religione

Redazione Web

LA FEDE, LA SOCIETÀ, IL POTERE DEL PARTITO UNICO RACCONTATI IN PRIMA PERSONA DA BRYAN GRIM

 

Rimini, 20 agosto – «La Cina è una grande parte della mia vita, del mio lavoro ma anche della mia fede». Bryan Grim, presidente Religious Freedom and Business Foundation, ha accolto di buon grado l’invito di Luca Fiore, giornalista Tracce, a raccontare alla platea di Arena Percorsi A2 la sua esperienza di vita nell’ambito dell’incontro “La mia Cina”. Un paese, la Cina, che ad oggi rappresenta sicuramente una sfida sul piano conoscitivo: la sensazione infatti è che siano spesso più i pregiudizi che non la reale conoscenza a tesserne la percezione in noi occidentali. È necessario quindi avere un’esperienza quotidiana di un paese straniero per comprenderlo a fondo e Bryan Grim, che ha vissuto in Cina per due importanti periodi della sua vita, ha voluto condividere il suo pensiero e le sue sensazioni su come sia cambiate tante cose, a partire dalla libertà religiosa dagli anni Ottanta ai giorni nostri.

La sua prima esperienza è iniziata dalla fede, da una chiamata del Signore. Grim negli anni Ottanta faceva parte della Chiesa battista e ha deciso di recarsi nel paese asiatico non tanto come missionario ma più come insegnante. Il suo compito era quello di coordinare degli scambi accademici tra università battiste e cinesi. La missione era aiutare il popolo cinese nel percorso educativo ed era stata accettata di buon grado dal governo dell’epoca.

«L’idea di una partnership paritaria tra stato e religione era ancora possibile» ha raccontato, aggiungendo che dopo la prima esperienza Grim è stato mandato in Unione Sovietica ma, al crollo del regime, lui e la sua famiglia sono tornati negli Stati Uniti. È proprio qui che, alla ricerca di una Chiesa dove sentirsi più completo, Grim si è imbattuto nella Chiesa cattolica. Un’esperienza che gli ha cambiato la vita: «In un’ora sono diventato cattolico» ha raccontato. Durante un viaggio, una chiamata del Signore lo ha poi convinto a tornare in Cina con un altro spirito e in una realtà che si sarebbe rivelata molto diversa rispetto a vent’anni prima. «In questa seconda esperienza personale – sono le sue parole – ho imparato con una nuova fede a vedere con occhi diversi, con amore e compassione alcune situazioni di quel paese».

Dopo la rivoluzione culturale, la Cina aveva un volto completamente diverso, soprattutto per quanto riguarda la libertà religiosa. Le chiese cristiane erano state chiuse e con la crescita economica di inizio millennio è cresciuto anche il parere nel fatto che la religione non fosse necessaria. E ancora oggi viene infatti vista dal governo come un’ideologia in grado di minacciare la stabilità e l’ideologia cinese. La stabilità sociale è la caratteristica fondamentale per un paese come la Cina mentre la religione, dal canto suo, «è una forza molto potente in grado di creare aggregazione e movimenti all’interno della cittadinanza».

Grim infine ha sottolineato come la libertà religiosa sia fondamentale per la pace e la stabilità e, di conseguenza, per lo sviluppo di un paese. Ad oggi, purtroppo, l’argomentazione della crescita economica sembra l’unica strada per convincere il governo cinese a concedere più libertà religiosa ai propri cittadini.

 

 

(C.B.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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