Rimini, giovedì 20 agosto – Giovanni Grandi e Markus Lentz presentano il lavoro dell’associazione
International Music Friendship, di cui sono rispettivamente coordinatore e presidente. Essa riunisce oltre
100 giovani musicisti provenienti da Germania, Polonia, Russia, Lettonia, Austria, Svizzera, Italia, e l’attività
è presentata con gli interventi di alcuni insegnanti e studenti aderenti, ma soprattutto con la musica.
Si inizia col primo movimento della Quinta di Beethoven, eseguita in presenza a Cremona a gennaio di
quest’anno. Si chiede Grandi: «Possibile fare musica insieme anche se non siamo insieme?» Pare proprio di
si. Lo schermo diviso in molteplici finestre mostra schiere di ragazzi, anche giovanissimi, che eseguono la
parte sul loro strumento mentre ascoltano quella degli altri, ed il risultato, che si intercala con frammenti
registrati dal vivo a Cremona, non cede alla minima sbavatura e riesce ancora ad esprimere una impronta
interpretativa originale ed unitaria.
È la volta ora di Vivaldi, col concerto per due trombe in do maggiore, registrato a distanza da 7 nazioni
diverse, con Grandi e Francesco Siri, solisti, che da un campo di grano appena mietuto si integrano al resto
dell’orchestra che suona in Zoom da altre sei nazioni.
E da Cremona Siri, deposta per un momento la tromba barocca, racconta: «Da quando ho incontrato IMF
sono rimasto rapito dal modo di fare tutte le cose, musica, rapporti, gioco, che si comunicava al resto della
mia vita. Era tutto conveniente, continuo con questo modo di fare, e spero presto di presentare questo
Vivaldi dal vivo».
Un passo alle origini. Due ragazzi, al violoncello e all’organo, nella Chiesa della pace a Świdnica, Polonia, nel
1990, eseguono la Prière op. 158 di Saint Saens. Racconta Lentz: «Per me il coinvolgimento con IMF
cominciò dall’incontro con l’organista della cattedrale di Świdnica. Dopo la caduta muro di Berlino, questo
musicista aiutava famiglie povere, distrutte dagli eventi e dalla mancanza di lavoro, facendo musica coi
bambini. Mi coinvolsi in questa attività caritativa con l’associazione “Ut unum sint” e organizzammo i primi
concerti di beneficenza». Da qui il gemellaggio con la scuola civica di musica di Macerata, e la vacanza
studio estiva di dieci giorni, con musica e convivenza, nei pressi della città marchigiana. Si trattava di
«condividere attraverso la musica una esperienza di amicizia».
Lo testimonia il Piano concerto KV107 di Mozart, registrato a Macerata, con un pianista di undici anni e una
piccola orchestra di una dozzina di elementi. Serissimi, ma per nulla intimoriti da Mozart, i giovanissimi
interpreti si producono in un’esecuzione agile da cui traspare un grandissimo rispetto per il messaggio
musicale e per i “compagni di leggio”.
Sempre da Macerata interviene Silvia Santarelli, direttrice della scuola civica di musica e mamma di tre
giovani musicisti: «Mi colpisce il rapporto tra loro: intanto nel condividere la fatica dello studio, dove non
sono lasciati da soli, ma soprattutto nel piacere di suonare insieme». La sera, seppure stanchi, si giudica la
giornata: «Spesso gli adulti non vogliono confrontarsi con i colleghi, figurarsi con gli alunni. Ma se gli
insegnanti condividono tutto della giornata, diventano punti di riferimento come musicisti e come adulti».
Ancora barocco in streaming con C.P.E. Bach, Trio C-Dur WQ 149 per flauto, violino e continuo. Al violino
una ragazza tedesca, al flauto una italiana, al cembalo e al violoncello due polacchi. Il trio è impegnativo,
ma c’è molto equilibrio e nessuna traccia di protagonismo.
Proprio la violinista, Clara, in perfetto italiano ci racconta: «Vengo da famiglia di musicisti professionisti, ma non avevo mai provato gioia nel suonare uno
strumento. Grazie a IMF, oggi studio in conservatorio per diventare professionista, non l’avrei mai creduto.
La musica è qualcosa di più grande, che va oltre la comprensione umana».
Un breve brano per tre pianoforti (H. Nichols, Aria napoletana for 3 piano). Performers: tre giovanissimi sui
10-12 anni.
Grandi racconta: «Il segreto è il metodo. Mi sono trovato come compagni di leggio gente che non capiva
una parola di italiano. Bisognava fare musica. Avevo 19 anni. In IMF ho trovato musicisti che vivevano
musica, studio, vita, tutto alla grande. Ricordo i maestri che giocavano con noi. Se è così, voglio che sia per
me».
Da Todi interviene Gabriele Falcioni, professore d’orchestra, professionista: «“Chi te lo fa fare a partecipare
a IMF?” In primo luogo, come sono stato accolto. Io sono un tipo rude e esuberante, ma sono stato colpito
dalla tenerezza nei miei confronti. Secondo, stare con i ragazzi e con i docenti. Lo sto imparando, coincide
col dare il massimo. Con i ragazzi capisci qual è il tuo vero bisogno. IMF è contagiosa. Se sei felice, gli altri ti
seguono. Spero che i miei figli e miei alunni possano fare un’esperienza così bella».
Un brano appena registrato, Palladio, di Karl Jenkins, per orchestra d’archi: La direzione è incalzante e
l’interpretazione, affidata ad adolescenti, matura.
Lentz ringrazia ragazzi e maestri per aver dato corso a questa avventura nuova, per niente scontata in piena
pandemia Covid. «Ero scettico all’inizio, non mi aspettavo che ragazzi, maestri e squadre di tecnici
lavorassero giorno e notte».
Si conclude col sommo Mozart, il secondo movimento del quintetto per clarinetto e quartetto d’archi K
581. Un’articolata lezione-concerto, ma una lezione di esperienza educativa e di vita.
(A.C.)