Incontro di politica estera

Press Meeting

Chi si attendeva un incontro del tutto amichevole avrà dovuto ricredersi. Le asprezze, negli interventi dei Ministri degli Esteri dell’Autorità Palestinese, Shaat, e di Israele, Shalom, non sono mancate. Eppure, anche così l’appuntamento tra i rappresentanti dei due popoli mediorientali da decenni in lotta tra loro è risultato utile. Perché la parola più ricorrente in entrambi i casi è stata “pace”, accompagnata dalla dichiarazione di voler rimettersi al più presto al tavolo delle trattative.
Si è svolto così, in un clima a volte piuttosto teso, ma alla fine costruttivo, uno degli incontri più attesi del Meeting 2004. “Sede non ufficiale, ma altrettanto importante”, come l’ha definita in apertura il Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, il quale ha difeso la linea del governo Berlusconi sulla questione del Medio Oriente, “nella convinzione che la strada del dialogo sia l’unica possibile, anche se da sola non basta e richiede invece coraggio”. Posizione supportata dal giornalista Roberto Fontolan (“da 25 anni il Meeting ha a cuore la pace”), dal vicepresidente AVSI Alberto Piatti (“chiediamo che in questa sede i nostri relatori scrivano oggi una bella pagina di storia”) e dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino, Fabio Berardi (“auspico che le parti non cessino mai di tendere continuamente alla meta”).
Il ministro Shaat ha ricordato: “È l’amore per l’umanità dimostrato dal Meeting ad avermi condotto qui dalla Terra Santa in agonia, dove centinaia di prigionieri sono trattenuti nelle carceri israeliane in violazione dei diritti umani. Adesso sono alla seconda settimana di sciopero della fame e la loro sola richiesta è di essere trattati con umanità: che il ministro Sharon li ascolti e infine li lasci liberi. Il popolo palestinese soffre dell’occupazione ed è minacciato nella sua esistenza. La nostra è la storia della madre e del re Salomone, ma questa volta è difficile trovare una soluzione di unità. È più semplice che ciascuno viva in pace accanto all’altro in territori diversi. Del resto, siamo passati dal 44 per cento di territorio palestinese riconosciutoci dai trattati internazionali del 1949 al 22 di oggi, e ancora Israele vorrebbe restringerlo al solo 11 per cento della Striscia di Gaza. Eppure, l’Autorità Palestinese si impegna in favore di una pace giusta e duratura, a porre fine alla violenza, a tornare al tavolo negoziale, a creare una democrazia”.
Così invece il ministro Shalom: “Sono venuto a Rimini perché so di trovarmi fra amici. Le tre religioni monoteiste devono essere una forza di bene: coloro che agiscono al contrario sono nemici di tutti noi. Ma l’antisemitismo è un pericolo grande, conduce all’ostilità verso Israele e tutta la comunità internazionale. Per questo ho suggerito all’Europa di creare un Comitato Internazionale per affrontare il fenomeno e metterci in grado di essere in pace con tutti, anche con i Palestinesi. La Road Map è l’unico piano operativo di pace realizzabile e la lotta al terrorismo l’unica strada che porti alla pace. Siamo disposti a riprendere subito le trattative, ma il popolo palestinese deve assumersi le sue responsabilità, come noi che stiamo pensando di ritirarci alla Striscia di Gaza. Ma fin tanto che Arafat sarà al potere, non potrà esserci dialogo vero”.
Dunque posizioni oggettivamente distanti anche quando invocano a piena voce la pace, ma con un punto comune che pone il nostro Paese in una posizione tutta particolare nel contesto mondiale: “La Road Map richiede la presenza in Palestina di osservatori internazionali e noi vorremmo che essi venissero dall’Italia, di cui abbiamo piena fiducia”, ha sottolineato Shaat; e Shalom ha ribadito che “Israele vede l’Italia come interlocutore naturale”. Piena la disponibilità del governo italiano, che per bocca del ministro Frattini ha ribadito di voler lavorare per una soluzione del conflitto, “mantenendo con l’Europa una posizione realmente bilanciata tra le parti”.

R.P.
Rimini, 26 agosto 2004