Il senso religioso: lo spazio di un incontro

Redazione Web

Il senso religioso: lo spazio di un incontro

Rimini, 21 agosto 2022 – Un no categorico alla teoria dell’inevitabilità del conflitto tra civiltà postulata da Samuel Huntington nel suo best seller. E un appello a quei valori condivisi, im-pressi indelebilmente nel cuore di tutti gli uomini, che i credenti chiamano “predisposizione alla fede”. Al Meeting di Rimini il pensiero di don Luigi Giussani entra in dialogo con una delle massime autorità mondiali dell’Islam, il segretario generale della Lega Musulmana Mondiale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa. Nel dialogo “Il senso religioso: lo spazio di un incontro” Al-Issa riconosce la caratura universale di Giussani: «Anche i musulmani lo hanno celebrato, perché nell’Islam c’è un detto: “La saggezza è la meta smarrita di ogni credente. Nel momento in cui la trova ne diventa degno”».
Il senso religioso, che rappresenta «il valore della fede in ogni essere umano», nascosta nei valori umani anche di «chi nega la fede nel Creatore», se ignorato porta al nichilismo e «all’in-terpretazione assurda per la quale è stato l’uomo con la sua ragione a creare sia i valori umani che i disvalori». Un pensiero «pericoloso per la pace del mondo», da cui nasce «la teoria dell’inevitabilità del conflitto tra le civiltà» resa celebre dal best seller di Samuel Huntington, «accolto dalle ideologie estremiste in Occidente e Oriente». A questa forma di nichilismo – quella “tentazione incantevole del caos” contro cui metteva in guardia Giussani – Al-Issa con-trappone «la teoria dell’alleanza tra le civiltà». Infatti, prosegue, «la fede nell’uomo non can-cella la ragione, ma ne rispetta i valori. Giussani ci aiuta a illuminare le menti confuse che hanno perso i valori umani condivisi», senza i quali «il mondo non potrà mai vivere in pace». E conclude: «L’uomo afferma sé stesso solo quando accetta la realtà della propria esistenza, ovvero il fatto che non si è creato da solo».
Wael Farouq, professore di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha invece ricordato la sua gioventù negli anni Novanta all’epoca del crollo delle grandi narrazioni in Occidente, con la caduta del comunismo e, nel mondo musulmano, con la Guerra del Golfo e la crescita del terrorismo islamista: «La civiltà occidentale somiglia a un uomo che ha scelto di castrarsi per non generare un figlio cattivo, mentre la civiltà islamica è come un uomo che uccide tutti i suoi figli che non assomigliano a suo padre, un padre che però quest’uomo non ha mai visto». E se «i signori delle ideologie mi chiedevano di seguirli a occhi chiusi perché “padroni della verità assoluta”», il senso religioso di Giussani «mi chiedeva di aprire gli occhi, perché per seguire la verità bisogna avere gli occhi aperti. Dall’incontro con Giussani», ha aggiunto Farouq, «nasce una grande narrazione, una narrazione della speranza fondata sulla razionalità, sul realismo e sull’esperienza elementare».
«Il tema dell’educazione al senso religioso», ha sottolineato invece nel suo intervento Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, «diventa cen-trale nella preoccupazione sempre più viva della possibilità di convivenza, fraternità e amicizia reale che non censuri le diversità, ma che sappia cogliere ciò che è comune all’umano».
(A.C.)

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