Il futuro dell’Italia passa per il lavoro, lo sviluppo e la crescita

Sofia Bronzetti

LE PAROLE DELLA SEGRETARIA DELLA CISL ANNAMARIA FURLAN: «CI AFFIDIAMO A MATTARELLA. SULLE CRISI INDUSTRIALI ZERO RISPOSTE, E LE INFRASTRUTTURE SONO STATE BLOCCATE». IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA VINCENZO BOCCIA: «SI PUÒ SALVARE SOLO IL METODO DI GUARDARE A OGNI PROVVEDIMENTO. SERVE UNA PROPOSTA IN CHIAVE EUROPEA»

 

Rimini, 21 agosto – «Il sindacato chiede esattamente quello che abbiamo detto al governo ormai passato, di mettere al centro gli investimenti su crescita, sviluppo e lavoro. Quello che è mancato completamente nell’ultima legge finanziaria. Ci vuole discontinuità sulla linea economica, mettere al centro crescita, sviluppo e lavoro». Così il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan, rispondendo alle domande postele dai giornalisti poco prima di partecipare, alle ore 17, all’incontro presso la Sala Neri UnipolSai “L’Europa salverà il lavoro?”.

«Noi ci affidiamo all’unico porto sicuro che vediamo, e sono le mani del Presidente della Repubblica. Sono convinta che con la sua esperienza, professionalità e saggezza sarà in grado di portare fuori il Paese da questa crisi. Che sarà molto particolare, specialmente per i tanti lavoratori e lavoratrici coinvolti da crisi industriali e che non hanno trovato in questo ultimo anno alcuna soluzione al tavolo del Ministro dello Sviluppo economico», ha spiegato la Furlan. Precisando tuttavia come la situazione non sia affatto positiva.

«Alle vecchie crisi se ne sono aggiunte altre, tutte con una caratteristica: non c’è risposta. Addirittura se penso all’Ilva, una crisi che sembrava ormai risolta, con un percorso chiaro, è stata rimessa in discussione. Abbiamo aperta poi la questione del Mercatone Uno, della Whirpool, di Alitalia. Anche questa doveva essere velocemente risolta e abbiamo rinviato la sua soluzione di mese in mese e ormai settembre, questa data fatidica per tante crisi industriali, è alle porte», ha detto Furlan.

«Io credo che ci voglia molta serietà nel darsi un governo autorevole che abbia un programma vero, in discontinuità rispetto al passato. Non possiamo continuare ad essere il paese a crescita zero. Abbiamo perduto tanti punti di Pil e di produzione industriale per una crisi economica che è stata devastante per il lavoro, sembrava che iniziassimo ad avere qualche segno positivo, e la politica economica dello scorso governo ha riportato il Paese a crescita zero. Questo non è accettabile: c’è bisogno di cambiamento, ma di cambiamento vero», ha aggiunto. Spiegando infine che «se la stagnazione è dietro l’angolo è evidente che il paese si è fermato. Serve sbloccare tutte le infrastrutture bloccare quest’anno, in qualche mese di governo, in modo inspiegabile. Tornare a investire su innovazione, sviluppo e formazione. Mentre sono state tagliate le risorse sugli investimenti, ad esempio sull’alternanza scuola lavoro».

Altrettanto critica è la situazione che ha delineato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, parlando con i giornalisti. «La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina non aiuta un paese esportatore economico, c’è una priorità economica che andrebbe affrontata. La domanda è: fare un governo per fare cosa? Serve una manovra economica che ponga attenzione alla questione del lavoro e della crescita. Tra l’altro elementi determinanti sono stati oggetto delle cinque convocazioni, di cui due a Palazzo Chigi e due al Viminale, che abbiamo avuto prima della crisi di governo, in cui le parti sociali convergevano su alcuni punti determinanti: riduzione tasse sul lavoro, grande dotazione infrastrutturale, attenzione al salario minimo collegata ai contratti collettivi».

Si può salvare qualcosa? «Si può ripartire da un metodo, vedere per ogni provvedimento quali sono gli effetti sull’economia reale. Abbiamo un’emergenza di occupazione nel mezzogiorno e necessità di affrontare questi problemi più che guardare al consenso», risponde Boccia. «Serve una proposta in chiave europea anche sulle infrastruttura, eventualmente finanziabile con eurobond, un’attenzione ai giovani, che sono gli esclusi della società italiana. E serve ridurre il debito pubblico».

(F.G.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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