Il futuro dei sistemi sanitari dopo la pandemia

Redazione Web

Rimini, venerdì 21 agosto – Luigi Cammi, Meeting Salute, ha moderato l’incontro, introdotto da Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, cui hanno partecipato: dalla Germania la dottoressa Luisa Denkel dell’Istituto di igiene e medicina ambientale, Charité Universitätsmedizin, Berlino; dal Brasile Luis Eugenio de Souza, professore di salute pubblica all’Università di Bahia; dagli Stati Uniti Paul Barach, professor Wayne State University e lecturer Thomas Jefferson University;  in presenza Walter Ricciardi, president World Federation of Public Health Associations (WFPHA).

Vittadini ha esordito sottolineando che «il Meeting, prima manifestazione pubblica dopo il lockdown, è l’esempio che si può ripartire rispettando le regole date dall’autorità» ed ha continuato dicendo che è importante capire dagli esperti come si sta affrontando, sotto il profilo di sanitario, il virus.

Secondo Ricciardi, la chiave principale della buona risposta italiana al virus è stata capire l’importanza di prendere decisioni sulla base delle evidenze scientifiche: «Abbiamo fatto capire all’Europa, che pensava che l’epidemia fosse un fatto solo italiano, l’importanza di adottare misure drastiche, e la collaborazione con alcuni paesi, specie con la Germania è stata importantissima». Quanto alle scuole, secondo Ricciardi «dobbiamo riaprirle, però cercando di limitare la circolazione del virus fuori ed attraverso protocolli rigorosissimi all’interno delle scuole».

Denkel ha spiegato che la Germania ha reagito alla pandemia imparando molto dall’Italia, creando un gruppo di intelligence che ha monitorato e studiato l’evento e fatto una valutazione del rischio. La dottoressa ha fatto notare che «al momento in Germania i casi stanno aumentando e ciò indica che siamo ancora in piena pandemia e quindi non sappiamo quale sarà lo sviluppo e dobbiamo mantenere alta l’attenzione».

De Sousa ha raccontato che in Brasile ci sono stati più di tre milioni di casi a partire da febbraio, 100mila decessi e i casi sono in aumento. Il professore si è rammaricato che manchi un coordinamento nazionale sulla risposta da dare al virus: «Siamo al terzo ministro della sanità, persona preparata ma senza una vera esperienza». Di fronte a ciò, ha detto, la società civile si è mobilitata in autonomia creando un “fronte per la vita”, movimento organizzato dal Consiglio nazionale della sanità che ha avanzato delle proposte alle autorità pubbliche e sanitarie per una risposta coordinata alla pandemia. Il Parlamento, ha notato De Souza, ha approvato un sostegno finanziario per la popolazione, ma purtroppo il governo brasiliano non è stato molto sensibile al riguardo. In Brasile, ha fatto infine notare, «stiamo creando un sistema sanitario unificato, perché fino ad ora abbiamo avuto una frammentazione, tutti lavorano un po’ da soli», ma esso dev’essere finanziato e sviluppato anche nei prossimi anni. In definitiva, ha chiosato Souza, «c’è bisogno di rinnovare la società, perché sarà impossibile tornare alla situazione precedente» ed ha indicato in un maggior multilateralismo la cura per quello che Papa Francesco ha definito il grande virus dell’ingiustizia sociale.

Barach ha osservato che «questo virus ci porta ad una nuova normalità», quindi bisogna guardare al futuro, imparando in fretta dagli eventi. Secondo il relatore ciò è possibile attraverso i sistemi di interscambio di conoscenza. Per Barach è inoltre fondamentale implementare i sistemi di protezione del personale sanitario,  considerando che oltre 3000 operatori nel mondo sono morti dall’inizio della pandemia, secondo una stima di Amnesty International.

Vittadini ha tratto dalle considerazioni dei relatori e dai dibattiti seguiti quattro punti fermi: che la  sanità non può fare a meno del nesso tra clinica, igiene e tecnologia; che è necessaria una formazione continua degli operatori; che l’attività sussidiaria dei corpi intermedi è fondamentale; infine, che è necessario uno Stato in grado di sintetizzare e coordinare i precedenti aspetti.

Ricciardi ha espresso l’auspicio che da questa situazione siano state poste le premesse per intensificare quella collaborazione «che dietro le quinte c’è sempre stata ma che deve uscire dall’ambito degli addetti ai lavori per permeare del decisioni dei governi sia a livello internazionale che nazionale». Ha concluso dicendo che il mondo di oggi, con le trasformazioni subite ad opera dell’attività umana e la velocità degli spostamenti, è sempre a rischio di nuove pandemie e quindi occorre prepararsi alla prossima.

 

(C.C.)

Scarica