«Il classico è sotto gli occhi di tutti, vale la pena accorgersene.»

Sofia Bronzetti

L’IMPORTANZA DELLA LETTURA E DELLA SCRITTURA PER UNA SCUOLA CHE CAMBIA

 

Rimini, 20 agosto – «Oggi lettura e scrittura appaiono a rischio»: per questo motivo Francesco Fadigati, Insegnante e Rettore della scuola La Traccia di Calcinate, ritiene che sia doveroso portare i ragazzi a un incontro desiderato con queste due discipline. Così si è aperto l’incontro tenutosi nell’Arena Polis Edison A1, con lo scopo di indagare il vero significato di “classico”, andando a considerare l’ambito della scuola e dell’insegnamento della letteratura.

Valerio Capasa, docente al Liceo Scientifico Statale Arcangelo Scacchi di Bari, ha affermato che riconosciamo i classici perché «arrivano dove nessuno arriva», trattano argomenti di cui non parliamo con nessuno ed è giusto proporli a scuola. Ci permettono di capire qualcosa che c’è dentro di noi e che non sapevamo ci fosse, un lato nascosto che emerge con la lettura. La scuola, purtroppo, non propone la lettura dei classici, ma gli autori o i paragrafi e questo è «come se anziché mangiare guardassimo sempre Masterchef» perché molti insegnanti, a loro volta, secondo l’opinione di Capasa, non leggono a loro volta i classici. «Abbiamo paura che i testi ci parlino», ma la lettura è l’unico modo che abbiamo per salvare l’umano che c’è in noi.

Proseguendo l’incontro Luigi Ballerini, medico psicanalista e scrittore per ragazzi, ha sottolineato maggiormente l’importanza della lettura che «ci fa capire che non siamo mai soli», perché nei libri possiamo trovare qualcun altro che ha sperimentato la delusione, il litigio, la paura o la gioia e questo fa sì che veniamo accompagnati nella nostra esistenza dalla sicurezza che, leggendo, possiamo trovare qualcuno che ha vissuto prima di noi la circostanza in cui ci troviamo in quel momento.

Secondo Capasa, «in un’epoca storica in cui vengono proposti numerosissimi libri ogni anno, dobbiamo essere in grado di individuare cosa vale la pena leggere e spesso le novità non vengono considerate, perché si pensa che la lingua con cui sono scritte sia povera, che il loro scopo sia solo quello di attirare i più giovani». Oggi cambia anche lo stile, una prosa più snella e un ritmo agile attirano maggiormente l’attenzione, ma questo non è necessariamente un impoverimento della narrazione, bensì c’è una sapienza nell’eliminare i tempi morti e mantenere la lettura attiva. «Il rapporto tra contemporanei e classici», ha aggiunto Ballerini, «consiste nel fatto che i classici sono stati contemporanei nel periodo in cui venivano scritti, non sono due concetti in antitesi. I classici non sono tutto ciò che è stato scritto secoli fa, ma qualcosa che ancora oggi può insegnarci. C’è un valore nel testo contemporaneo giusto, che mi aiuta a capire chi sono io oggi, da dove parto».

Il problema, quindi, è quello di «generare lettori e non proporre libri», ha continuato Capasa, «soprattutto nel contesto scolastico. Bisogna suscitare non solo il desiderio di leggere, ma l’intelligenza di leggere, perché per la narrativa contemporanea c’è bisogno di qualcuno che ci guidi nella scelta di cosa vale la pena leggere, che abbia un gusto. Il contemporaneo è un classico che accade, è un lettore che vive la contemporaneità tra la sua esperienza e quello che  legge».

Anche la scrittura ha la sua importanza e su questo entrambi i relatori si sono trovati d’accordo, perché, purtroppo, i ragazzi si trovano a scrivere solo in occasione dei compiti in classe, finendo per odiare questa attività. Non serve solo conoscere le tecniche di scrittura che vengono insegnate, perché si otterrebbero testi tutti uguali, ma ci deve essere anche il cuore che contribuisca alla buona riuscita di uno scritto. «La scrittura», ha concluso Ballerini, «può essere un’occasione per fermare un ricordo o perché si ha qualcosa da dire.»

 

(S.F.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

Scarica