Fra democrazia e autocrazia: il destino della libertà

Redazione Web

Fra democrazia e autocrazia: il destino della libertà

 

Rimini, 24 agosto 2023 – Il concetto di libertà oggi è spesso definito in pericolo: la democrazia liberale, divenuta con la conclusione della Guerra Fredda l’unico modello vincente e da diffondere in tutto il mondo, appare quanto mai in crisi.

È da un contesto così problematico per un modello che sembrava inattaccabile solamente dieci anni fa che è nato l’incontro “Fra democrazia e autocrazia: il destino della libertà”, moderato da Mattia Ferraresi, caporedattore di Domani. Gli ospiti intervenuti sono stati lo scrittore e giornalista russo Mikhail Shishkin, vincitore dei premi Russian Book, Russian National Bestseller, Big Book e Premio Strega Europeo 2022, e Shadi Hamid, scrittore per il The Atlantic, senior fellow presso la Brookings Institution.

È Ferraresi ad entrare nel vivo dell’incontro, affermando che «la guerra in Ucraina è un fatto ineludibile e non si può evitare di iniziare questo incontro senza citare questa tragedia e la morte di Prigozhin». Prima di riprendere il filo del discorso, Shishkin ha voluto chiarire che «questa guerra non è solamente contro l’Ucraina, ma ai danni della Russia stessa e la sua cultura. Il regime di Putin ha reso il russo una lingua di criminali e io intendo lottare perché la mia lingua continui, invece, ad essere considerata come parte della cultura mondiale. La gente», ha proseguito, «salutava l’esercito della Wagner mentre si dirigeva verso Mosca. In un paese come la Russia la questione più importante per quanto riguarda la vita pubblica è capire se lo zar sia autentico, oppure, no: se colui che guida il popolo è autentico allora ci sarà ordine, altrimenti ci verificherà il caos. Putin sta perdendo la guerra; per questa ragione, il popolo è ormai alla ricerca di un nuovo zar».

Hamid ha ripreso quanto detto da Shishkin per evidenziare come «i regimi autoritari sono resilienti, ma questo non significa che siano forti. Non sappiamo cosa succederà in Russia dopo la fine di Putin ma siamo certi che ci sarà una lotta per il potere. D’altra parte, la forza di un sistema democratico sta proprio qui: si tratta di un modello in grado di alternare le diverse leadership senza generare caos, a patto che la società civile riconosca sempre l’esito delle elezioni politiche».

Ferraresi ha valorizzato quanto detto da Hamid aggiungendo che le autocrazie appaiono ultimamente in difficoltà davanti alle democrazie che stanno tornando a rafforzarsi: «Come ha dichiarato Biden qualche mese fa, “la marea sta cambiando”».

Shishkin ha evidenziato che un potere dittatoriale ha necessariamente vita breve: «In Svizzera, dove vivo, mi accorgo di quanto ciò che la popolazione dice o scrive, innanzitutto in rete, influenzi la politica. Questo non può accadere in un paese come la Russia e questo inevitabilmente crea un disagio tra la gente».

È Hamid a tirare le conclusioni: «Spesso i regimi democratici appaiono fragili ma sono caratterizzati da una resilienza più profonda rispetto a quelli autocratici. Inoltre, ritengo che la democrazia sia possibile per tutte le culture, nessuna esclusa. La grande sfida, però, è quella di accettare i risultati elettorali senza esclusioni: occorre, infatti, ricordare che la democrazia non risolve ogni problema, ma è la vera strada per raggiungere la libertà». «Una condizione», ha aggiunto Ferraresi, «che mi sembra c’entri particolarmente con quella amicizia di cui parla il Meeting di quest’anno».

(A.P.)

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