Famiglie in azione, famiglie che durano nel tempo

Sofia Bronzetti

Io da qui non me ne vado: l’esperienza e la voce di chi ha trovato nella famiglia un senso alla vita

 

Rimini, 20 agosto – «Vogliamo condividere esperienze di famiglie perché lì siamo nati e lì ci siamo ancora». Marco Mazzi, presidente Associazione Famiglie per l’Accoglienza, così inaugura in Sala Neri UnipolSai un bel dialogo con gli ospiti Mario Bolzan, professore di Statistica Sociale all’Università di Padova, e  Andrea Franchi, dell’Opera Cascinello San Luigi.

«Sono sposato da tanti anni e fin dall’inizio io e mia moglie abbiamo voluto aprirci all’accoglienza di altri», ha continuato Mazzi. «Nel tempo sono arrivati bimbi in affido, studenti in cerca di un alloggio temporaneo, gente in difficoltà. Abbiamo vissuto tante sfide, le prima a noi coppia che nel tempo cambiavamo, ma anche quella della convivenza con le differenze». La prima emozione per Mazzi è stata quando è nato il suo primo figlio, ha scoperto e sentito profondamente, carnalmente la genitorialità, ma poi col tempo lui e sua moglie hanno capito che la genitorialità è una caratteristica umana che si può vivere con una accezione molto più ampia considerando l’apertura, l’accoglienza di altre persone.

«Questo fatto che sembrava confinato alla famiglia è diventato in realtà un fatto del mondo. In che senso e in che modo può esserlo?», ha concluso Mazzi, provocando l’intervento di Franchi: «Nella mia vita ci sono stati dei fatti decisivi che mi hanno costretto a chiedermi chi sono io e cosa realmente desidero. Coincidono con l’incontro con gente, amici e studenti all’università prima e un prete dopo, che mi hanno sorpreso perché di fronte alla mia richiesta di come risolvere i problemi loro non mi hanno dato una risposta, ma ogni volta mi hanno fatto una domanda: cosa desideri?». Una insistenza, questo incontrare la stessa domanda ogni volta e in tempi molto lontani da loro, che ha fatto così riflettere Franchi: «Avevo il desiderio di essere felice, ma lì ho capito che il desiderio era il giusto atteggiamento che dovevo avere di fronte alle circostanze della vita. Questo atteggiamento ha portato successivamente me e mia moglie all’esperienza che stiamo vivendo del Cascinello, una realtà di accoglienza e condivisione con altre famiglie. Ho avuto sempre la netta convinzione che non stavamo realizzando un progetto ma obbedendo alla volontà di un Altro che ci stava guidando».

Ma non viviamo in un mondo perfetto, le famiglie non sono tutte uguali, che futuro attende la famiglia come realtà? Questo Mazzi chiede a Bolzan, che, sulla base della sua esperienza di studioso, risponde coi numeri e con qualche previsione statistica: «La famiglia è luogo dove uno sperimenta libertà e appartenenza. In Italia la famiglia è “simpatica” al 63 per cento della gente e i due terzi dei genitori dice di voler sostenere la famiglia. Nella mia esperienza constato che la famiglia dà senso alla nostra esistenza e a quella dei nostri figli, che a loro volta dicono di volere sposarsi per fare una famiglia. In famiglia inoltre ci si aspetta di ricevere e dare il massimo bene per cui si è disposti a sopportare sacrifici e dolore più che in ogni altra esperienza esterna. Si capisce quindi che ci sono effetti che si propagano, la famiglia non costruisce bensì genera. In tale contesto quindi i giovani riproducono valori e in questo senso la famiglia è generativa. Ma non tutti la pensano così e le cause sono la divisione, la sofferenza, la precarietà della famiglia. È un contesto opposto e qui la famiglia smette di essere generativa, diventa erogatrice di prestazioni, diventa un’azienda e smette di essere propositiva coi suoi membri. Molte famiglie si distruggono e si ricostruiscono in maniera diversa, alcuni restano o ritornano ad essere soli». E cosa attende la famiglia? Come evolverà? Quale resta il pilastro della famiglia come sodalizio umano? Bolzan continua: «In futuro aumenterà la comunicazione virtuale, le madri saranno sempre più coinvolte professionalmente, diminuirà la figura del padre come presenza. Già oggi un figlio quando ha un problema si rivolge nell’ordine prima alla madre, poi ai fratelli e sorelle, poi agli amici e per ultimo al padre, se c’è.  Questo avrà un effetto perché la distonia tra coniugi si rifletterà sul comportamento dei figli che replicheranno il modello. La chiave di volta, il pilastro su cui costruire la famiglia resta quindi il rapporto coniugale, responsabile della generazione e della trasmissione dell’identità famigliare».

Mazzi ha concluso con una domanda: «Quale modello di famiglia si è rivelato vicino all’umano e in questo ha avuto successo?». Bolzan ha risposto: «La famiglia di Gesù. Se un figlio ha potuto fare quello che lui ha fatto, la nostra attenzione va tutta ai suoi genitori».

(A.L.)

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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