Rimini, 23 agosto 2015 – Nel reading tenutosi alle 19 in Sal C2 poste Italiane Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia dei popoli, ha presentato “Un lungo cammino di ricerca”, scritto in cui Bianca Montale ricostruisce la figura umana e intellettuale dello zio, il poeta Eugenio. La lettura del testo è stata accompagnata da alcune delle più celebri liriche e riflessioni montaliane, recitate dall’attore Franco Palmieri, direttore artistico di Culter/Firenze.
Guarnieri ha sottolineato la sua predilezione per l’autore, in nome anche della comune provenienza dalla Liguria, “regione immediata, senza orpelli, travolgentemente bella e aspra, dolce e dura, dove le passioni non si logorano in languidezza: i suoi uomini sanno che la vita è una cosa seria, un travaglio da affrontare con rigore e austerità, mai domi”. Le caratteristiche di questa terra, sintetizzate dal termine genovese “stundaio”, si possono ritrovare, secondo Bianca Montale, nella personalità del poeta. “Un misto di orgoglio, di timidezza, di diffidenza, una pratica quotidiana del mugugno, un certo complesso di inferiorità bilanciato dal senso di una specifica superiorità nell’ordine dei valori morali”. Questo temperamento lo portò ad assumere una posizione autonoma e critica di fronte ai compromessi di gran parte della società e cultura italiana, prima e dopo la seconda guerra mondiale. Eugenio sentì dolorosamente la diffusa mancanza di una “decenza quotidiana”. Diresse parole sferzanti contro quegli intellettuali legati al potere, che “hanno rinunciato alla loro libertà per giungere alla notorietà”, che fingono di criticare chi invece li sussidia. Ben altro, invece, l’ideale poetico da lui apprezzato: “Un poeta che non parla dei suoi versi, non riceve ritagli e fa onestamente un altro mestiere, che forse non merita onore, ma merita certo di non essere disturbato”.
Eugenio Montale – prosegue Bianca – mostrò, in generale, “costante insofferenza nei riguardi degli arrivisti ad ogni prezzo, degli arroganti, dei presuntuosi”, ed ebbe invece “amore per gli umili, la gente semplice che vive con fatica e con dignità, e che sono per lui ‘interessanti senza saperlo’. La vera storia è”, per lui, “fatta dagli uomini semplici; ed è la sola che regge ancora il mondo”. L’autore espresse, dunque, più volte, il proprio sconcerto di fronte alla deriva della società contemporanea, dominata da un “totale disinteresse per il senso della vita”, da una “noia sempre crescente senza nemmeno più il conforto-sconforto dell’angoscia”, avvelenata dall’indifferenza, dallo spirito utilitario e gregario.
L’intellettuale che rifiutava i compromessi legati al potere politico, economico e sociale seppe, pertanto, avere analoga coerente onestà nella sua meditazione sulla religiosità. Bianca Montale ricorda che Eugenio, “uomo del dubbio e con decisa presa di distanza da dogmi e dalla gerarchia” ebbe “grande rispetto per la fede altrui e per molti che la traducono in opere con coerenza”. Nella sua vita si può scorgere l’”itinerario di una tensione che, alimentata da una seria conoscenza di Bibbia e Vangelo, approda negli anni più tardi non proprio ad una folgorazione, ma indubbi passi in avanti in un cammino difficile ma costante”. Anche in seguito ai suoi reportage giornalistici in Palestina, egli poté riconoscere che “la rivoluzione cristiana, da duemila anni è la sola rivoluzione che anche incompiuta come è, dica ancora qualcosa al cuore dell’uomo”.
“Come Zaccheo”, ricorda Bianca Montale citando il titolo di una poesia dello zio, “si alza in punta di piedi per riuscire a vedere il Signore. Però non gli riesce. Questo è interpretato da chi non crede, da tutto un mondo radical chic come una negazione senza appello. Ma lo sforzo, in punta di piedi, la tensione della ricerca rimane. Non si insegue qualcosa ce si pensa non esista”. Sulla notizia di un aprirsi del poeta, in punto di morte, alla recita del Padre nostro, la nipote commenta: “Non è possibile fare congetture, che sarebbero comunque personali e arbitrarie, sul suo incontro con l’Altro. E tuttavia io continuo a riflettere sulle sue parole: ‘C’è chi cerca perché ha già trovato …’ “.
Il percorso offerto dal testo di Bianca Montale è stato arricchito dalle suggestioni offerte da celebri componimenti dell’autore, che hanno reso più vivido l’incontro con lui: “Meriggiare pallido e assorto”; “I limoni”; “Nell’anima dell’uomo” (“Variazione n°30”, da “32 variazioni”); “Spesso il male di vivere ho incontrato”; “Non chiederci la parola”; “Piccolo testamento”; “Portami il girasole”; “Piove”; “Come Zaccheo”; “La casa dei doganieri”; “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”; “Cigola la carrucola del pozzo”; “Xenia”; “Prima del viaggio”.
(V.Car.)