Democrazia e Verità

Redazione Web

Democrazia e Verità
Vittadini introduce il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato

Rimini, 22 agosto 2022 – «L’Italia è forte quando è unita». Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini ha introdotto il tema dell’incontro “Democrazia e verità” con il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato riprendendo una frase del pre-mier Draghi. «Democrazia e verità», ha continuato Vittadini, «è uno dei temi che investe e investirà sempre di più la vita degli Stati in cui viviamo. I partiti hanno responsabilità cre-scenti in questo periodo storico e di cambiamento. Essi devono giocare il proprio ruolo per il bene del Paese e non ricercare solo il loro interesse elettorale o una difesa clientelare e cor-porativa di parti della popolazione: il rischio è una diffusa disaffezione e astensionismo con pericolose ricadute sulla tenuta democratica oppure una democrazia che ha perso comple-tamente la sua forza di rappresentanza. In Italia esiste un tessuto sociale ed economico fatto di corpi intermedi che aggregano quattro milioni di volontari, che sono un baluardo e una ri-serva culturale ed economica di democrazia e giustizia sociale: essi possono dare un contri-buto importante di proposte e partecipazione ai partiti. Infine il ruolo del Parlamento in que-sti anni di decadimento democratico è stato mortificato: esso deve tornare a essere un luogo di discussione e miglioramento delle soluzioni legislative. A noi», ha concluso, «interessa la democrazia perché una vita personale senza una vita sociale e politica comune non è com-pleta».
Amato ha letto le provocazioni di Vittadini nell’ottica della tenuta delle democrazie e del ca-rattere che devono assumere per avere un futuro per i nostri figli. Oggi a rischio, nel post-moderno tecnologico, è la verità dei fatti: essa rischia di sostituire il vero con il verosimile, in quanto si sviluppano opinioni che prendono solo brandelli di realtà, per i più svariati motivi, al posto della verità intera. Perdendo la certezza della realtà non si può costruire un consen-so vero, ma solo di interesse.
L’invasione dell’Ucraina è stato un altro elemento di riflessione, per il presidente della Corte Costituzionale, sulla differenza fra democrazia e autocrazia: le autocrazie creano le verità che fanno comodo al potere, mentre in una democrazia questo non è possibile per la pre-senza di tanti poteri indipendenti, come la stampa e il potere giudiziario che non rimarreb-bero inerti, come i fatti di Ustica in Italia ci documentano.
«Oggi viviamo un relativismo individualistico che da decenni ha concorso a sfrangiare il tes-suto connettivo delle nostre società», ha sostenuto Amato. «Esso è venuto meno per la fine dei grandi aggregatori che erano i partiti politici del passato. Tali partiti sono stati il differen-ziale perché seppero unire in visioni e aspettative comuni milioni di persone che si appresta-vano a entrare nel mercato elettorale». Le democrazie attuali hanno perso questo differen-ziale, oggi vivono un forte soggettivismo, tanto che si parla di diritti individuali con una cre-scita delle libertà dell’individuo, ma perdendo completamente un nucleo minimale di regole di vita comuni.
Il presidente Amato ha ricordato a tal proposito il pensiero del cardinale Ratzinger nel suo dialogo con il laico Jürgen Habermas. «Egli sosteneva che una società di individui era una so-cietà che non sarebbe riuscita a sopravvivere a sé stessa, perché non aveva il tessuto con-nettivo necessario per evitare il conflitto sociale permanente tra le diverse libertà e diritti». Il compito di credenti e non credenti è quello di trovare una base di valori comuni come piatta-forma solida per le nostre società: il soggettivismo si deve fermare davanti alle ragioni degli altri, ma anche davanti alle verità che la vita in comune impone a ciascuno di noi.
«A questo mondo siamo tutti creature e abbiamo tutti la responsabilità di difendere il creato a beneficio di quelli che verranno dopo di noi», ha affermato Amato. La fiducia nelle verità della scienza e della conoscenza, pur nella loro imperfezione e possibilità di errore, è il primo fattore di unità della società. Il compito è difficile, perché dobbiamo fermare il trend attuale del riscaldamento climatico per assicurare la sopravvivenza dei giovani di oggi e di domani. Le soluzioni prevederanno profondi cambiamenti culturali, sociali ed economici con regole che dovranno essere rispettate da tutti.
I grandi partiti politici del passato sono stati sostituiti da aggregatori ideologici che dividono la società al posto di unirla: sembra che non siano attrezzati per il compito che hanno davan-ti. È una politica che segue quello che succede, piuttosto che guidare il cambiamento. In questa democrazia che coltiva i valori della persona e della partecipazione bisogna mettere in campo tutte le sue risorse, in particolare quelle che partono dal basso: abbiamo un volon-tariato di quattro milioni di iscritti che raggiungono quaranta milioni di persone. Questa è la vera risorsa di cui abbiamo bisogno per rigenerare la politica.
(A.S.)

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