Da Lascaux ai buchi neri. L’uomo e l’immagine

Redazione Web

Da Lascaux ai buchi neri. L’uomo e l’immagine
La realtà nascosta nelle immagini

Rimini, 21 agosto 2022 – «Cosa vuol dire che un’immagine scientifica è un’immagine della realtà?». È con questa domanda che Nicola Sabatini, Associazione Euresis, apre l’incontro “Da Lascaux ai buchi neri. L’uomo e l’immagine”, rivolgendosi ai due ospiti Stefano Facchini, astrofisico all’Università degli Studi di Milano, e Carmine Di Martino, filosofo all’Università degli Studi di Milano.
Per Facchini «l’immagine è lo strumento prevalente nell’ambito astrofisico, e attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie si riescono a vedere nel dettaglio fenomeni fisici, rivelandone una complessità sempre maggiore e a volte inaspettata. In pratica la risoluzione delle immagini dettaglia fenomeni e realtà, e quello che sembra vuoto rivela realtà nascoste. Foto diverse di uno stesso sistema evidenziano processi diversi, e processandone i dati è possibile ottenere un’infinità di immagini che lo scienziato può analizzare, scegliendo quella che rappresenta in modo più efficace il sistema oggetto di studio». Quindi, in sintesi, ogni immagine contiene un’infinità di realtà nascoste che possiamo analizzare con nuovi occhi, ogni sistema guardato con luce diversa indica una realtà diversa da quella che emerge agli occhi, e una stessa immagine può essere analizzata in infiniti modi da uno scienziato per far emergere diversi aspetti di uno stesso processo fisico.
La storia della scienza naturale è quindi l’elaborazione di occhi sempre più perfetti in un cosmo dove c’è sempre più da vedere, da Lascaux, dove l’uomo rappresentava la realtà mediante pitture rupestri, alle immagini che permettono la conoscenza della realtà di oggi.
Di Martino riprende il discorso su come dietro una fotografia ci siano infinite immagini della realtà e non una realtà in assoluto che fa i conti con l’oggettività scientifica. «La realtà com’è senza di me?», si chiede. «In pratica lo scienziato deve mondare di soggettività quello che osserva della realtà, ma il tutto è sempre parziale perché la rivelazione della realtà avviene con occhi nuovi che rivelano fatti nuovi che a volte smentiscono quelli di prima». Ma che statuto avevano quelli di prima? «Bisogna avere una maggiore consapevolezza a non ontologizzare e irrigidire quello che si scopre», osserva il relatore. «La rivelazione della realtà nasconde un’infinita possibilità di rivelazione della realtà. Per don Luigi Giussani “la realtà si rende evidente nell’esperienza”: vuol dire nella correlazione tra occhi e fatti, quindi “occhi nuovi fatti nuovi”. Conoscere è una correlazione, la realtà si dà sempre a qualcuno ed è come si dà a uno specifico occhio, come vedevano i bisonti a Lascaux ventimila anni fa. L’immagine è un modo di concorrere alla manifestazione della realtà». La realtà scientifica è quella che si manifesta da un particolare punto di vista, un occhio che permette alla realtà di manifestarsi in quel modo e rende il lavoro dello scienziato un’infinita penetrazione nella realtà o un’infinita disposizione a lasciarla parlare. «Non sappiamo né mai sapremo», ha concluso Di Martino.
(M.S.C.)

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