Conferenza stampa Khazen, Kayyali, Lutfi sui bambini e le donne di Aleppo

Redazione Web

Rimini, 22 agosto – Il perdurare della drammatica situazione in Siria e, in particolare della città di Aleppo, le azioni umanitarie attuate in favore dei civili nei quartieri distrutti, l’attenzione ai bambini e alle donne: sono i temi trattati nella conferenza stampa delle 12 nella Sala Ravezzi, Hall Sud.

Hanno incontrato i giornalisti: S. Ecc. Mons. George Abou Khazen, vicario apostolico della città siriana; Firas Lutfi, frate francescano responsabile Terra Sancta College e Franciscan Care Center; Binan Kayyali, direttrice Franciscan Care Center sempre di Aleppo. Ognuno, dal proprio punto di vista, ha raccontato i progetti umanitari attuati ad Aleppo nei riguardi dei bambini e delle mamme vittime di violenze.

Mons. Abou Kadzen ha focalizzato il suo intervento sulla opera delle comunità cristiane presenti nella città, fatta insieme ai fratelli della comunità musulmana, di altre organizzazioni: «Tutti fraternamente e senza distinzione si adoperano, dallo scoppio del conflitto, per alleviare le sofferenze di molti», ha detto il vicario. «Purtroppo i bombardamenti non sono cessati e riprendono settimanalmente, anche in altre aree con conflitti improvvisi sui quartieri dove ci sono le famiglie. Nelle periferie operano gruppi jihadisti dotati di nuove armi automatiche fornite di recente, nei giorni scorsi in occasione di un raid sono stati uccisi otto fra donne e bambini».

Ha aggiunto Firas Lutfi: «Sono bambini, soprattutto femmine, in quanto i maschi sono stati presi dai combattenti e mandati in guerra, o sono stati uccisi. Quelli che accogliamo nei nostri due centri di cura e accoglienza arrivano privati di tutto, della loro identità del loro nome, sono traumatizzati nella mente e mutilati nel corpo, non hanno più frequentato la scuola privati delle cose più elementari. Attraverso il progetto “Nome è futuro” cerchiamo di recuperare le loro identità e il loro passato, non è semplice, in questa azione di recupero ci facciamo aiutare dalle mamme, quando non ci sono, dalle nonne o dai parenti più stretti».

«Nei due centri di accoglienza», ha detto la direttrice Kayyali, «sono accolti mille bambini fra i 3 e i 10 anni. Con il progetto “Curare con l’arte” li facciamo disegnare e colorare per fare emergere e lentamente superare le paure, le esperienze traumatiche vissute. Ricordo il caso di un bambino di 7 anni testimone del massacro dei familiari, quando l’abbiamo raccolto per vari mesi ha manifestato gravi disturbi psicologici cercando anche di suicidarsi. Dopo un lavoro psicologico durato vari mesi siamo riusciti a recuperarlo. Dal censimento attraverso i registri comunali», ha concluso, «risultano dati parziali o incompleti, in quanto vi sono nati non registrati oppure trascritti con i nomi dei fratelli; le cifre sono enormi, risultano 30 mila bambini abbandonati in Siria, di cui 8000 nella sola Aleppo».

Infine Mons. Kadzen ha lanciato un monito all’Europa: «Siamo delusi dall’Europa, ci aspettavamo di più almeno negli appelli proclami in difesa della libertà, maggiore attenzione verso il popolo siriano, anche per il fatto che migliaia di nostri giovani sono venuti a studiare nel continente. In nove anni non sono state tolte le sanzioni, solo promesse ma nessuna azione concreta in nostro favore»

 

 

(G.G.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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