Autonomia: unione o separazione?

Redazione Web

Autonomia: unione o separazione?
Dopo l’esperienza della pandemia, il tema della autonomia differenziata tra le Regioni ita-liane continua ad animare il dibattito politico

Rimini, 24 agosto 2022 – È Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari Esteri, la Coopera-zione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino a por-tare il saluto introduttivo al panel del Meeting “La repubblica delle autonomie”, guidato da Francesco Magni, ricercatore di Pedagogia Generale e Sociale all’Università degli Studi di Ber-gamo.
Beccari richiama l’attenzione su cosa voglia dire «in un territorio di sessantadue chilometri quadrati sviluppare servizi come giustizia, pubblica sicurezza e sanità in maniera completa-mente autonoma, con risorse autonome, e farlo con le prerogative che i cittadini si aspettano e che sono le stesse di un cittadino di un grande Stato».
E poi c’è il tema della dimensione sovranazionale, che riguarderà anche San Marino quando completerà l’accordo di associazione con l’Unione europea. Il segretario di Stato si chiede cosa debba o no essere considerato «centrale in un’ottica sovranazionale nel rapporto con l’Unione Europea», visto che secondo lui «oggi non esiste più neanche l’autonomia fuori da questi con-fini».
Il tema delle autonomie è “il tema” che percorre tutta la storia della nostra Repubblica: mag-giori spazi di libertà accompagnati da adeguate forme di responsabilità possono forse favorire e incoraggiare quella mossa della persona umana come singolo e dei corpi intermedi che il giurista Giuseppe Capograssi definiva “centri di energia sociale” e che sono stati richiamati più volte al Meeting dal Cardinale Zuppi e dallo stesso premier Draghi.
È possibile, dunque, «un ripensamento dei rapporti tra istituzioni territoriali e corpi intermedi in un’ottica di sussidiarietà verticale-orizzontale in grado di valorizzare i talenti e le caratteri-stiche di ciascuno senza lasciare indietro nessuno», sostiene Magni.
Che l’autonomia differenziata influisca direttamente sui cittadini non ha dubbi Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e della Regione Friuli Venezia Giulia, che però precisa: «L’autonomia differenziata non può diventare una battaglia di parte, deve essere un obiettivo condiviso. Non è un’esclusiva delle regioni del Nord. È, invece, un’occasione per tutte le regioni del paese, da Nord a Sud. Non è un progetto che divide il paese, ma che lo unisce attraverso un’organizzazione istituzionale più efficiente».
E se durante la pandemia le Regioni hanno acquisito un ruolo importante nell’affrontarla, que-sto è stato possibile anche grazie alla «grande collaborazione non soltanto tra regioni e go-verno, ma anche tra i territori e tra i diversi territori di diverse regioni, grazie alla Conferenza delle Regioni», dice Fedriga.

Qual è, allora, la “ricetta” giusta per il bilanciamento delle autonomie? Per Fedriga «nessuno durante la pandemia conosceva le formule giuste, soltanto l’alleanza istituzionale ci ha per-messo, anche in momenti difficili, di trovare delle soluzioni efficaci, sicuramente con molti errori. Ma da questi due anni esce un’analisi molto chiara: ci sono alcuni servizi in cui le Regioni sanno svolgere benissimo il loro ruolo, altri in cui lo Stato centrale lo svolge meglio. Ma non può essere una impostazione “ideologica”. L’autonomia differenziata deve essere un obiettivo condiviso, se al centro della politica vogliamo dare la giusta e doverosa attenzione ai cittadini». Fedriga chiude con una considerazione: «L’autonomia non è una esclusiva delle regioni del Nord che hanno fatto il referendum, ma è un’occasione per tutte le regioni, anche quelle del Sud, per capire quanto sia importante poter rispondere con competenze proprie. L’autonomia è un progetto che unisce e non divide il Paese e lo fa attraverso un assetto istituzionale più efficiente».
Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie ha spiegato che «l’aboli-zione delle Province e la funzione un po’ confusa delle Aree metropolitane non aiuta a erogare buoni servizi ai cittadini. E io mi auguro che il prossimo governo riprenda in mano il tema delle Province, delle risorse da garantire alle Province, del ruolo delle Province e delle Aree metro-politane. È altrettanto importante favorire e incentivare l’unione tra i piccoli Comuni. Mi au-guro anche che il lavoro fatto in questi mesi possa essere ulteriormente migliorato, emendato, ma non venga gettato alle ortiche. Perché non si può cominciare sempre daccapo quando si va in campagna elettorale: il buono che è stato fatto, il lavoro che è stato condiviso e le risorse che sono state trovate per dare attuazione all’autonomia e alle altre riforme mi auguro che vengano realizzati anche dai successivi governi. Altrimenti come nel gioco dell’oca si deve ri-cominciare daccapo, si perde tempo e si perde competitività. Non è più la stagione delle con-trapposizioni e delle bandierine, ma è la stagione per realizzare le cose. E il governo Draghi un passo avanti su autonomia, montagna e Roma capitale l’aveva fatto e mi auguro che questo lavoro non venga buttato».
«Non sono contrario al principio dell’autonomia, anzi credo che sia un valore», ha detto Gae-tano Manfredi, sindaco di Napoli, che precisa: «Sono contrario a un’autonomia che non sia in grado di garantire i diritti di equità per tutti e che soprattutto possa incidere su quella visione strategica unitaria del paese». Il prossimo autunno, ha aggiunto il sindaco, «attraverseremo un periodo non facile. Abbiamo bisogno di coesione e per avere ciò i cittadini si devono sentire uguali di fronte allo Stato. Quindi qualsiasi azione mettiamo in campo e qualsiasi riforma noi facciamo lo dobbiamo fare con l’obiettivo di tutelare l’interesse di tutti».
Andrea Prete, presidente Unioncamere, nel suo intervento cita la riforma delle Camere di commercio, che è in “dirittura d’arrivo” e che prevede una riduzione da 105 a 60 enti camerali. E mette in evidenza le difficoltà emerse durante il percorso: «È un processo che va avanti da otto anni e abbiamo avuto non poche resistenze per i vari accorpamenti. Perché tutto ciò che modifica lo status quo crea delle difficoltà». In ogni caso «le autonomie servono per rendere più semplice la vita di cittadini e imprese, per aumentare le opportunità ad essi destinate, per riempire di contenuto il senso di cittadinanza di ciascuno».
(G.D.G)

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