Attraverso gli spazi di una storia: opere di Marie Michèle Poncet e Dino Quartana

Press Meeting

L’incontro, introdotto da Giovanni Gentili (Commissione Diocesi Arte Sacra), è stata un’introduzione alla mostra omonima che ospita le sculture di Marie Poncet e Dino Quartana. Il titolo, “Attraverso gli spazi di una storia”, è una proposta interpretativa: le opere dei due artisti sono “un pieno che fa vedere un vuoto”, come afferma Cecilia De Carli, curatore della mostra e professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea presso la Cattolica di Milano. Le sculture esposte fanno vedere lo spazio, a differenza dell’abitudine di concepire il vuoto come un’assenza, un nulla. Questa idea ha ispirato l’allestimento della mostra stessa, che contiene uno cuore comune e due percorsi espositivi, ma anche sale video e laboratori in cui il pubblico può conoscere la poetica dei due artisti e fare una prima esperienza del processo creativo che porta alla nascita di una scultura. Uno strumento utile è anche il catalogo, impreziosito dall’introduzione del Patriarca di Venezia Angelo Scola. Proprio l’editore del catalogo, Florindo Rubbettino, ha sottolineato in un breve saluto il rapporto di amicizia e di vicinanza tra la sua casa editrice e il movimento di Comunione e Liberazione anche dal punto di vista culturale: don Giussani ha sempre creduto nel valore della cultura, della musica e dei libri nella crescita spirituale dell’uomo.
“Il tuo amore mi fa danzare di gioia, tu vedi la mia tristezza e conosci la mia miseria”: Dino Quartana, scultore e monaco domenicano, ha usato le parole di un salmo per sintetizzare l’esperienza umana, fatta di gioia e dolore: una contraddizione che non bisogna censurare ma attraversare. Per lui, l’arte non risponde alla questione dell’uomo, ma la pone: è un modo per far emergere lo shock della nostra esistenza di fronte al mistero della vita.
Ivo Maria Bonapace, curatore della mostra e architetto, ha parlato dell’allestimento dello spazio espositivo, il cui cuore è una vera e propria piazza, con tanto di lampioni, che vuole essere un punto di riferimento, di incontro e di discussione.
Marie Poncet, parigina, preferisce definirsi operaia, come gli scultori medievali, piuttosto che artista, termine che spesso crea una certa distanza con la gente. Ciascuno ha un compito, ogni vita è chiamata a creare qualcosa di unico: per lei scolpire è un modo di rispondere a tale vocazione. La difficoltà è superata dall’attrattiva, dalla felicità di costruire, attraverso la scultura, un linguaggio.

L.L.
Rimini, 22 agosto 2005