A braccia alzate: quando vittoria e sconfitta sono due facce della stessa medaglia

Sofia Bronzetti

AL MEETING LE Videostorie di sport DEL GIORNALISTA NANDO SANVITO

 

Rimini, 19 agosto – Nel commento del giornalista sportivo Nando Sanvito, un carosello di varie immagini sportive, accompagnate dal pubblico che gremiva l’Arena Sussidiarietà&Lavoro B1 con divertimento per filmati di assurdi giochi del destino (tipo il portiere che esulta credendo di aver parato un rigore mentre la palla a sua insaputa gli rotola alle spalle), e poi con i moti del rammarico suscitati da vicende sportive connotate anche da esiti dovuti a sfortunatissime, imprevedibili circostanze, non di rado esterne alla gara sportiva.

«Nel 2006 – ha detto Sanvito – presentai al Meeting la prima di queste videostorie con il titolo “La forza dell’imprevisto” sul discorso del limite come una risorsa e non come condanna. Ora voglio prendere spunto dal concetto che vittoria e sconfitta possono essere due facce della stessa medaglia. Spesso, anche dai media la vittoria è presentata come il frutto della volontà e della qualità dell’atleta. L’esperienza dimostra che non è così, che la volontà ed il talento spesso da soli non bastano, nello sport, come nella vita, ma questo non significa che non si debba cercare con impegno in ogni dettaglio come raggiungere l’obiettivo prefissato. I limiti nello sport come nella vita vanno superati e molto da capire nella grammatica, nel linguaggio del destino».

Sono quindi seguite le immagini di casi clamorosi di fortune e sfortune che si sono alternate nelle vicende sportive di campioni come i ciclisti Fiorenzo Magni e più recentemente Greg Van Aermaten, questo ultimo colpito a ripetizione dalla dea bendata ma premiato a sua volta dalla fortuna alle Olimpiadi di Rio dove ebbe la via libera verso l’oro grazie alla caduta di Vincenzo Nibali. E immagini di sconfitte assolutamente fuori pronostico, come quella subita da Marcel Hirscher, superman dello sci, nel parallelo mondiale di St. Moritz 2017, ad opera del carneade belga Van der Brooke, dovuta al fatto che per un giorno, tempi alla mano, fu lui stesso a trasformarsi in un superman dello sport.

Infine l’esempio di due grandissimi sportivi che hanno dovuto trovare la forza di superare i propri limiti e trovare nuove risorse dentro di sé, per combattere. Il primo, il brasiliano Manè Garrinche, soprattutto con il pregiudizio che lo accompagnò fin dall’infanzia relativo alle qualità fisiche (“inabile al calcio” fu il giudizio dei medici) ma che non gli impedì di divenire l’ala destra più forte di ogni tempo, sopranominato “gioia del popolo”.

L’altro, lo scalatore americano Jeff Lowe, che dopo aver tracciato sull’impressionante parte rocciosa dell’Haugner la via diretta che volle chiamare, ispirandosi a Paolo Di Tarso “Metanoia”, ovvero “Conversione” («come un cambio di prospettiva che avrebbe illuminato tutta la mia vita»), ora alle prese con la più difficile delle arrampicate, la malattia che l’ha compito sotto forma di Sla.

 

(M.T.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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