Al Meeting 2019 Mark O’Connell, l’autore di “Essere una macchina”

Aprile 2019
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Al Meeting quest'anno cercheremo di capire come e perché le tecnologie stanno rimettendo in discussione l'idea stessa di uomo, l'idea di conoscenza ed esperienza, e quale occasione rappresenta questo momento storico per capire di più cosa rende davvero uomo l'uomo.
Tra i relatori del ciclo dedicato all'Intelligenza artificiale ha confermato la sua presenza Mark O'Connell, giornalista e scrittore irlandese, autore di "Essere una macchina", reportage dal mondo di chi sta lavorando, molto concretamente, al "transumanesimo" e alla fusione tra uomo e macchine.
Il suo libro, si legge nell'introduzione dell'edizione italiana curata da Adelphi edizioni, è un viaggio straordinario, proprio nel senso in cui lo erano quelli di Jules Verne. Tutto quanto O'Connell racconta sembra frutto di una fantasia vagamente allucinata. Solo che non lo è. I cilindri d'acciaio nel capannone criogenico vicino all'aeroporto di Phoenix contengono davvero i primi corpi umani in attesa di risvegliarsi in un futuro simile all'eternità. Ray Kurzweil, uno dei cervelli di Google, inghiotte davvero 150 pillole al giorno, convinto di vivere a tempo indeterminato. Elon Musk o Steve Wozniak sono serissimi quando dichiarano che di qui a poco la nostra mente potrà essere caricata su un computer, e da lì assumere una quantità di altre forme, non necessariamente organiche.
Sì, il viaggio di O'Connell fra i transumanisti - fra coloro che sostengono che, nella Singolarità in cui stiamo entrando, i nostri concetti di vita, di morte, di essere umano andranno ripensati dalle fondamenta - porta molto più lontano di quanto a volte vorremmo. Regala sequenze indimenticabili, come la visita alla setta di biohacker che tentano di trasformarsi in cyborg. E apre uno dei primi, veri squarci sulla destinazione di una parte degli immani proventi accumulati nella Silicon Valley. Che possibilità reali abbiamo di vivere mille anni? chiede a un certo punto O'Connell a un guru del movimento, Aubrey de Grey. "Qualcosa più del cinquanta per cento" si sente rispondere. "Molto dipenderà dal livello dei finanziamenti".