Un tour in Sicilia per l’esposizione “Migranti, la sfida dell’incontro”

La mostra del Meeting sarà esposta in più di undici città, sarà ospitata in Diocesi, Comuni e centri Culturali dell’Isola. Ultima tappa, ad agosto, in spiaggia. L’intervista a Francesco Inguanti, dell’associazione “Il Sentiero di Palermo

6 Febbraio 2017

La mostra del Meeting di Rimini “Migranti, la sfida dell’incontro” arriva in Sicilia, proprio nella terra più interessata dalle rotte migratorie, con lo scopo di sensibilizzare ulteriormente gli isolani. Francesco Inguanti, del Centro Culturale Il Sentiero di Palermo, ha visitato la mostra al Meeting di Rimini la scorsa estate insieme ad altri palermitani ed ha voluto portarla in Sicilia.
Come lui stesso ci ha detto, essa svela in parte il fenomeno dell’immigrazione, le conseguenze che vivono le persone che accolgono e tutte le circostanze di vita quotidiana che emergono in questi contesti.
A partire dal 4 febbraio fino alla stagione estiva, questa mostra sarà esposta da Palermo a Messina, da Catania a Siracusa, con l’obiettivo comune di far meglio comprendere il fenomeno dell’immigrazione, agli adulti, ma soprattutto ai ragazzi.

Com’è nata l’idea di noleggiare la mostra?

«Dopo aver visitato la mostra è nato in noi il desiderio di far giungere fino a qui l’esposizione per renderla disponibile a tutti i siciliani. Così ci siamo dati da fare e siamo riusciti a coinvolgere anche uno sponsor per sostenere i costi del noleggio. Con nostra sorpresa abbiamo un calendario ancora in evoluzione, infatti ancora oggi aggiungiamo sempre nuove date al tour».

Non bisogna certo spiegare il fenomeno dell’immigrazione in queste terre, che sono le prime ad essere coinvolte, ogni giorni, dagli sbarchi?

«Non c’è niente da spiegare. Il racconto dei pannelli e dei video non ha, infatti, soluzioni da offrire, ma mostra uno sguardo da comunicare. La situazione si fa sempre più stressante e anche per coloro che “vogliono nascondere il sole con il colino”, ovvero fingere che il problema non sussista, è sufficiente scendere in strada e vivere la quotidianità per ricredersi. Siamo difronte ad una sfida planetaria, ma che mi viene da dire, non si può fermare. Una volta l’immigrazione era confinata a singoli episodi o situazioni, questo è un fenomeno destinato a non arrestarsi, specialmente per le dimensioni ed i numeri di esseri umani che coinvolge.
Quello che più ci interessa guardare è la dinamica, del tutto umana, che soprattutto per noi siciliani è inevitabile. Ci interessa proprio mostrare “La sfida dell’incontro” con questi uomini e queste donne, che domani potrebbero essere i nostri consorti, i compagni di una vita».

Quali tappe prevede l’esposizione e in quali luoghi sarà ospitata?

«La prima tappa sarà Palermo dal 4 al 12 febbraio e sono stati invitati per il giorno dell’inaugurazione (ore 10,00) l’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice e il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Sarà presente anche il curatore della mostra, Giorgio Paolucci. La mostra si compone di 39 pannelli che chiariscono i tanti aspetti della tematica e di alcuni video di illustrazioni statistiche e di testimonianze. Nel corso della settimana sono previste di mattina visite per gli studenti e nel pomeriggio manifestazioni promosse da alcune associazioni che operano nel settore. Sabato 4 febbraio alle ore 21 nell’Istituto Comprensivo Rita Atria (Largo Cavalieri di Malta, 9) sarà proiettato Fuocammare di Gianfranco Rosi, che, dopo aver vinto l’Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino, concorrerà tra le candidature nella notte degli Oscar al premio come miglior documentario. Lunedì 6 febbraio alle ore 16,30 la Comunità di Sant’Egidio e il Centro Diaconale “La Noce” presenteranno “Corridoi umanitari, la strada della speranza”. Sono previste testimonianze di famiglie accolte a Palermo. Giovedì 9 febbraio alle ore 17 la Caritas diocesana presenterà l’iniziativa “Protetto. Rifugiato a casa mia. Esperienze di accoglienza dei fratelli migranti presso le famiglie delle nostre comunità”. Sabato 11 febbraio alle ore 18 sarà proiettato il documentario “Ospitare la mobilità – La rivoluzione della Carta di Palermo” di Martino Lo Cascio e Antonio Macaluso, realizzato dal Comune di Palermo.
Due giorni dopo la mostra si sposterà a Caltanissetta, fino al 19 febbraio. Sarà poi ospitata a Giarre nel mese di marzo dal 4 al 10, per giungere a Catania dall’11 al 17. L’esposizione continuerà il suo giro a Centuripe dal 18 al 25 marzo, a Messina dal 26 al 31, fino a Termini Imeresedal 2 al 9 aprile. Per quanto riguarda Siracusa le date sono ancora da definire, mentre sicuramente si terrà a Patti dal 6 al 14 maggio, a Sant’Agata di Militello dal 15 al 19 maggio e terminerà a Milazzo dal 20 al 28 maggio. Per ogni tappa la mostra si svolgerà nell’arco di una settimana».

Dove sarà ospitata?

«Sicuramente sarà ospitata nelle chiese, come ad esempio nel Monastero dei Benedettini di Catania, la chiesa più grande d’Europa, dove saranno organizzate attività di Cineforum sull’argomento. Ma sarà esposta anche negli spazi comunali e, con l’arrivo della bella stagione, speriamo che possa essere addirittura esposta in spiaggia».

Quante persone saranno coinvolte in questo tour fra volontari, iscritti all’associazione e Comuni?

«I soggetti coinvolti nell’organizzazione e nella gestione dell’evento sono tutte le Diocesi, la Fondazione Migrantes, la Caritas e tutto il variegato mondo dell’associazionismo che cura questo settore, sia laico sia cattolico, insieme alle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza. Sono inoltre interessati da questa proposta gli insegnanti, anche per il progetto di alternanza scuola/lavoro riguardante l’immigrazione.
Si sono unite un’esigenza didattica ed una bella proposta culturale. Addirittura una scolaresca da Mazara del Vallo verrà a visitare la mostra, quindi si tratta di una grande occasione».

Parlando di migranti si è mai trovato a portare aiuto in prima persona?

«No, però conosco molta gente che ha portato aiuto in queste realtà. Per la mostra, infatti, abbiamo coinvolti migranti ma anche siciliani che racconteranno la propria esperienza: a Palermo parteciperanno tre famiglie che racconteranno la propria storia, ma potrei citare innumerevoli episodi. Ad esempio sono interessanti le esperienze delle scuole in cui il tasso di presenza straniera supera il 50%, sia a livello elementare sia in Istituti Superiori e si tratta di seconde generazioni.
Questo dato è importante perché può farci rendere conto dell’entità della questione».

Portare questa mostra nella vostra terra, per voi è anche un desiderio di sensibilizzazione ancora più grande?

«E’ un’esigenza urgente che noi avvertiamo. Vorremmo che dal giudizio approssimativo che si ascolta e si vede nella televisione si passi a un approccio più realistico. Inoltre noi Siciliani sul tema dell’accoglienza abbiamo dimostrato grandissima capacità e generosità, soprattutto nei confronti dei minori.
Le strutture reggono in un costante stato di precarietà che ormai è divenuto stabilità per noi, per fortuna almeno lo Stato fornisce un importante contributo».

Cosa si aspetta da questa mostra?

«Ci aspettiamo che la gente passi effettivamente dalle parole alla comprensione del fenomeno e guardi queste persone come esseri identici e uguali a noi. Non possiamo permetterci di discriminarli, hanno i nostri stessi diritti, compreso quello di migrare. Casa tua è casa tua, ma della tua città e della tua Nazione non hai proprietà, la acquisisci solo perché ci sei nato? Non può essere così. Ad esempio, i palermitani “puri” sono attorno al 20%. Non vogliamo che i giovani siano influenzati da una tale mentalità e ci rivolgiamo proprio a loro, dato che rappresentano sia l’anello debole sia potenzialmente quello forte all’interno della società: per un verso vivono la positiva esperienza di scuola e condividono attimi di vita quotidiana, tornati a casa però cambiano idea molto spesso perché vengono condizionati, troppo spesso, dalle parole fuorvianti e a volte addirittura violente, che vengono dette in alcune trasmissioni televisive fuorvianti».

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