
Il ricordo della Rivoluzione d’Ottobre ci chiama a riconsiderare l’origine, il senso e il permanere oggi di un avvenimento davvero epocale. La Rivoluzione Russa ha cambiato la prassi politica, i valori, l’etica sociale e la mentalità non solo russa ma mondiale.
Il primo obiettivo della mostra è mettere in evidenza che quello che avvenne fu il cambiamento del mondo, cambiamento da cui tutti siamo stati toccati. Con la Rivoluzione Russa si apre un’era nuova per l’umanità: si dispiega lo sforzo più compiuto mai visto di «organizzarsi senza Dio, per sempre e definitivamente».
La novità della rivisitazione fatta dai curatori consiste nel lasciarsi guidare dal giudizio che ne diedero alcuni russi contemporanei illuminati da uno sguardo integralmente umano e cristiano, capace di coglierne subito la natura profonda.
Sono questi intellettuali cristiani che si pongono vent’anni prima di Thomas Eliot la sua stessa domanda: è la Chiesa che ha abbandonato il popolo o è il popolo che ha abbandonato la Chiesa?
Il loro giudizio è che la tragedia della Rivoluzione fu resa possibile dallo svuotamento della politica e della società cristiana, dal tradimento della Chiesa e dalla delegittimazione di ogni autorità civile; su questo terreno attecchì il nichilismo di un’utopia politica animata da una religiosità rovesciata, radicalmente immanente.
Pertanto il cuore della Rivoluzione non è nel problema economico.
Noi non capiremo quello che e successo se non ci rendiamo conto del punto centrale: non cambia solo il sistema politico, il sistema economico, cambia radicalmente l’uomo, o meglio, la Rivoluzione è il tentativo di cambiare l’uomo e di crearne uno nuovo. Questa è l’ambizione del nuovo potere: sostituire all’uomo creato da Dio, – normale, con difetti e pregi esattamente come la Russia – un uomo che si crea da sé, che pretende di non avere più alcun difetto, e se c’è qualche difetto si elimina l’uomo. E’ il mito di una perfezione senza grazia che diventa distruttiva. Tutto quello che non è perfetto o che si ritiene imperfetto deve essere eliminato.
Scrive Nikolaj Berdjaev nell’aprile del 1918: «La rivoluzione è stata il suicidio di un popolo che ha rinnegato un grande passato e un grande futuro in nome dell’interesse del momento, a causa del nichilismo che ha avviluppato l’anima popolare».
Tutto il XX secolo e l’esordio del XXI portano il marchio di questa scelta. Il centesimo anniversario della «Rivoluzione d’ottobre» ci interpella tutti, poiché il nichilismo allora vincente si e radicato dentro le nostre società.
Cosa dice a noi questo dramma storico?
Per noi e il richiamo a stare dentro la vicenda storica, dentro la politica in tutte le sue forme, giocando il giudizio penetrante che viene dalla fede; significa non abbandonare il mondo alle forze distruttrici. E’ un richiamo alla responsabilità, alla creatività, a riscoprire il ruolo infinito del singolo e a sostenere la luce della ragione nel flusso impersonale degli eventi.
La mostra sarà composta da 24 pannelli di vario formato ed è corredata da 4 supporti audio-video in formato MP4.
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