"Io sono di Gesù! Beato Rolando Rivi, testimone della verità" è stata noleggiata a Belluno dal 18 ottobre al 16 novembre scorso. La sig.ra Donatella Da Corte ci racconta come è nato tutto e la sua personale esperienza.

Com’è nata l’idea di proporre la mostra nella vostra città? Ci racconterebbe la sua personale esperienza in mostra?
L’idea di portare la Mostra a Belluno nacque al Meeting del 2013, quando la vidi. Non ricordo con esattezza se conoscessi già la storia di Rolando, ma comunque mi colpì molto, forse perché anch’io ho dei figli e uno dell’età di Rolando. Fatto sta che inizialmente avevo pensato di unirmi a quanti avrebbero festeggiato la sua beatificazione: mi sarebbe piaciuto portarci i miei figli e i miei amici, ma non se ne fece nulla. Però il pensiero mi ronzava nella testa… Così quest’anno, quando seppi che il Papa aveva promosso l’anno dedicato alla vita consacrata, mi son detta: “Questa è l’occasione che aspettavo!” Ne parlai con alcuni amici, che mi han risposto: “Vai pure avanti tu che noi ti seguiamo…” e ne ho parlato al nostro Vescovo, monsignor Giuseppe Andrich, che conosceva la storia di Rolando e si dimostrò subito entusiasta del progetto.
Dopo l’estate ho coinvolto un gruppetto di amici, abbiamo cercato gli sponsor (impresa non facile, ma non impossibile..) e siamo partiti. Per la verità quando partimmo non avevamo tutti i soldi necessari, ma avevamo la speranza e la certezza che Rolando ci avrebbe aiutati. Tanto per dire, tre settimane prima dell’inaugurazione, mi trovavo in Costarica per una breve vacanza con mio marito: quindi problemi di comunicazione, il fuso orario, il cellulare che non prendeva… Avrei dovuto coordinare da lì, in condizioni non precisamente ottimali e con poco tempo a disposizione il reperimento di fondi nonché l’ubicazione della mostra, che in un primo tempo avrebbe dovuto girare su tre luoghi: Belluno (unico posto certo), poi Agordo e Feltre. I miei “agenti” di Feltre e di Agordo, per vari motivi si sono ritirati e io, da laggiù, ho preso la decisione di prolungare il periodo di esposizione a Belluno e nel frattempo ho sfruttato un contatto a Cortina, che si è rivelato vincente. Ma ricordo che una notte non riuscivo a dormire per l’ansia: gli amici di Agordo avevano dato forfait e da Feltre non trapelava nessuna notizia… Finché ad un certo punto ho detto a Rolando: “Senti: sto lavorando per te, per far conoscere la tua storia: vuoi darmi una mano sì o no?” e all’improvviso mi sono rasserenata. Ho sentito che lui mi era vicino e avrebbe portato a termine l’avventura.
Il giorno seguente ho mandato la mail dove cambiavo il programma: non più 2 settimane a Belluno, una ad Agordo e una a Feltre, ma 3 settimane a Belluno e una a Cortina. E così è stato. Ma anche sui soldi è stato così: ho accettato i preventivi prima di avere i soldi a disposizione e poi sono arrivati. Merito di Rolando (e della mia fede in lui!). Quando ho presentato il progetto al Vescovo gli ho spiegato che il target erano i ragazzini del Catechismo e gli dissi “Che esempi hanno i nostri figli? che storie conoscono? che film vedono? che libri leggono? poco o nulla di edificante. Perché non fargli conoscere uno di loro che ha saputo dare la vita per Gesù? Hanno bisogno di conoscere eroi e chissà che a qualcuno venga voglia di imitarlo..”. Dicendo così pensavo al mio quartogenito Giovanni, di 16 anni.
La Diocesi dunque ha messo il suo patrocinio, insieme a una buona fetta del denaro necessario alla realizzazione; coi miei amici abbiamo poi coinvolto il Movimento per la Vita, l’AGESC, il centro di solidarietà C. Péguy, a cui si sono associati dei privati e il senatore Giovanni Piccoli.
Ci sono stati dei volontari che hanno partecipato alla mostra e in che modo si sono coinvolti?
Come guide io, alcuni amici e Giovanni, mio figlio. La sera prima della sua “performance” Giovanni viene da me col libro giallo con la storia di Rolando e mi dice: “Sai mamma, mi ha commosso la sua storia! Mi ha colpito che non volesse mai togliersi la veste per dire a tutti che era di Gesù. Vorrei essere anch’io così!”. In quel momento ho pensato che la mostra aveva già ottenuto il suo scopo: far innamorare uno dei nostri figli di Gesù.
Chi sono stati i maggiori fruitori della mostra: giovani, meno giovani, adulti, bambini o scuole?
La mostra è stata visitata soprattutto dai ragazzi del Catechismo, oltre a quelli dell’Istituto Salesiano che la ospitava, che sono rimasti impressionati ed hanno apprezzato la figura di Rolando, anche grazie alle guide che la spiegavano in maniera appassionata e coinvolgente. L’ultimo visitatore è stato un mio ex compagno di classe del liceo, attualmente preside (o dirigente scolastico: si dice così adesso?) che conosceva la storia di Rolando ed è rimasto colpito dall’allestimento e ci ha lasciato una bella dedica ringraziandoci di aver fatto conoscere una luminosa figura di uno dei periodi più bui della storia italiana.
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Ecco 2 immagini dell’inaugurazione tenuta da Emilio Bonicelli, al cospetto del nostro Vescovo Andrich e della reliquia del Beato Rolando Rivi:
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