Per farlo incontrare a tutti

Il racconto sulla mostra di don Bosco portata a Dergnano.

26 Novembre 2014
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Dopo il successo della mostra su san Giovanni Bosco al Villaggio Ragazzi del Meeting, continuano i racconti sorprendenti di persone che si sono lasciate colpire da quella vita e hanno deciso di portare l’esposizione nella propria città. Riportiamo un’email arrivata da Emilia, tra le organizzatrici dell’allestimento a Milano, nella parrocchia “San Nicola Vescovo” in Dergano dal 9 al 17 ottobre scorso.

«Vi racconto con piacere l’esperienza vissuta durante l’esposizione della mostra su don Bosco, perché ogni volta che mi capita di raccontarla riscopro una ricchezza di cui sono veramente riconoscente. Anzitutto c’è un dato importante, cioè il numero elevatissimo di persone che abbiamo accompagnato in questa visita: direi veramente inaspettato. Io mi sono talmente innamorata della vicenda umana di questo santo che sin dal primo momento ho capito che il mio desiderio era di farlo incontrare a quante più persone.

La sequenza di pannelli che avete ideato consente di fare un percorso straordinario e per rendere maggiormente possibile l’immedesimazione dei visitatori abbiamo pensato di ricostruire gli ambienti in cui lui ha vissuto. Per questo motivo, sono state allestite la cucina nella casa della sua infanzia ai Becchi, la stanza del sogno, la prigione dove incontrava gli ultimi, un laboratorio per raccontare come accompagnava i ragazzi fino a farli diventare uomini veri e, nell’ultima sezione, abbiamo dato spazio ad una statua che lo raffigura e che provvidenzialmente abbiamo trovato, riordinando alcuni locali della parrocchia. Quanto stupore davanti a ciò che ho visto accadere!

Gli amici instancabili
Già le prime fasi di questo lavoro sono state un’occasione per vedere in atto la generosità da parte di molti amici che hanno procurato oggetti preziosi per le ambientazioni. Uno di loro è partito un sabato mattina con un grande furgone per raggiungere la sua casa in montagna e radunare quanti più oggetti utilizzabili per mostrare la vita di campagna. Altri amici hanno costruito il focolare con tanto di paiolo e polenta, il letto dove dormiva Giovannino, vicino al quale è stato collocato un semplice comodino, dove qualcuno ha posto un piccolo libro di preghiere. E cosi facendo il nostro umile tentativo di allestimento si è trasformato in una gara di generosità tra chi sin dai primi momenti si è incuriosito e appassionato.

Dall’asilo
Gli ambienti così arricchiti hanno contribuito in modo singolare al racconto proposto ai bambini dell’asilo che un giorno sono arrivati con le loro mamme e hanno chiesto di incontrare don Bosco. A loro ho raccontato di Giovannino, che mangiava seduto a quel tavolo, mentre mamma Margherita faceva la polenta e insegnava le preghiere. Hanno guardavano con serietà e stupore ogni cosa, si sono inginocchiati intorno al lettino di don Bosco, ascoltando il racconto del suo sogno. Poi, hanno guardato attraverso le sbarre della prigione, capendo che quei poveri prigionieri erano stati fortunati ad incontrare quel prete. infine, hanno chiesto di poter dire una preghiera insieme a questo nuovo amico.

I taxisti
Una mattina durante il giro insieme ad alcuni amici taxisti di Milano abbiamo scoperto la bellezza della vita toccata da Dio e intensamente donata a Lui. Uno di loro ha iniziato a piangere e poi ci ha raccontato che si era commosso, perché non aveva mai capito che si può essere amati cosi come si è.

I ragazzi
I ragazzi del catechismo, arrivati anche dalle parrocchie limitrofe, hanno ascoltato e goduto della storia di un uomo, che ha cominciato sin da piccolo a vivere la propria vita al cospetto di Dio.

Le donne della caritativa
L’ultima mattina mi sono presentata con alcuni amici per smontare i pannelli e riordinare i locali e, con mia sorpresa, ho trovato, ad aspettarmi fuori dalla porta della palestra, un gruppo di donne extracomunitarie. Esse, pur sapendo che l’esposizione della mostra era finita, avevano deciso di stazionare davanti all’ingresso per chiedere se qualcuno le poteva accompagnare a vivere questa storia. Così, in modo imprevisto, sono stata chiamata a raccontare ancora una volta questa meravigliosa avventura umana. E più il racconto progrediva, più queste donne ponevano domande personali. Alla fine, riconoscenti, hanno deciso di fermarsi tutte quante per aiutare a riordinare. Potrei raccontarvi molti altri episodi legati a questa esperienza, ma tutti conducono ad un punto essenziale che ben è stato espresso negli ultimi pannelli: “cosa cercate?” Chi si è avvicinato alla storia di questo santo con questa domanda nel cuore ne è rimasto commosso. Ciao Emilia».

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