L’intervista a uno dei curatori Giorgio Paolucci

“Il titolo di quest’anno del Meeting, la frase tratta dal “Faust” di Goethe, ha suscitato in noi una riflessione – racconta il giornalista Giorgio Paolucci – facendoci pensare che questa trasmissione di un’eredità dai padri ai figli è qualcosa che interpella le seconde generazioni dei migranti. Ossia le persone nate, o cresciute in Italia, eredi di una tradizione diversa da quella italiana che hanno messo radici nel nostro Paese”.
Così dopo la realizzazione della mostra “Migranti, la sfida dell’incontro”, esposizione che ha provocato tantissimo interesse nel Meeting scorso, Giorgio Paolucci continua il suo viaggio e confronto in questa importante tematica. Un confronto che si sta sviluppando con alcuni giovani universitari e non solo. Insieme a Giorgio Paolucci, Wael Farouq, Claudio Fontana, Gianni Mereghetti per Portofranco, Cristina Giuliani, Alessandra Convertini, Andrea Avveduto, Giacomo Gentile, Studenti Universitari di Bologna e Milano.
“Abbiamo deciso di proporre quest’argomento al prossimo Meeting – continua il curatore – perché è stimolante far conoscere ulteriormente questa realtà. Una realtà molto importante che riguarda più di un milione di persone in Italia”.
Per effetto dei nuovi nati e dei ricongiungimenti familiari, anno dopo anno, aumenta il numero delle seconde generazioni.
Secondo l’Istat, dal 1993 al 2014 in Italia sono venuti al mondo quasi 971 mila bambini stranieri, con un trend di crescita che si è invertito solo negli ultimi due anni. Una nuova sfida per il nostro Paese che non riguarda solo i migranti.
“Guardare alle domande che loro si pongono ci fa capire che in fondo questa sfida riguarda anche noi. Cosa i nostri padri trasmettono ai figli e cosa i nostri figli possono ereditare dai padri?
E’ una domanda – conclude Paolucci – che inizia guardando alla comunità migranti straniera ma soprattutto apre ad una problematica che riguarda tutti”.
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