
La mostra allestita al Meeting nel 2012 dal titolo “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jerome Lejeune” è stata noleggiata ad Andria (BA) dal 19 al 23 novembre. Abbiamo intervistato l’organizzatore Mario Barchetta.
Com’è nata l’idea di proporre la mostra nella vostra città?
L’idea di proporre la mostra ci era già venuta quando l’abbiamo vista al Meeting. L’umanità di Lejeune, la sua straordinaria vicenda umana, il suo coraggio si sono subito imposti alla nostra attenzione tanto da voler fare conoscere a tutti la sua storia. La curiosità di tante persone cui ne avevamo parlato ci ha stimolati a muoverci.
Quale ruolo ha ricoperto nella mostra (organizzatore, curatore, ecc.)?
Nella mostra ho avuto il ruolo di organizzatore e curatore. Altri due amici del Centro Culturale di Andria e altri del Banco di Solidarietà (che materialmente ha fatto arrivare la mostra ad Andria ) mi hanno affiancato.
Ci sono stati dei volontari che hanno partecipato alla mostra e in che modo si sono coinvolti?
La mostra ha visto il coinvolgimento di almeno una quindicina di volontari che hanno garantito a turno la loro presenza per vigilare durante la esposizione della mostra. Di essi 5 hanno svolto il ruolo di guide per le visite di gruppi . Altri ci hanno aiutato nel montaggio e smontaggio della mostra.
C’è stata molta affluenza? In particolare chi sono stati i maggiori fruitori della mostra: giovani, meno giovani, adulti, bambini o scuole?
La mostra è stata molto apprezzata grazie alla pubblicità che abbiamo fatto. Abbiamo registrato poco più di settecento presenze. Si è trattato soprattutto di scuole , gruppi di giovani, gruppi parrocchiali e di adulti.
Ci racconterebbe la sua personale esperienza in mostra: persone incontrate, fatti accaduti, aneddoti, persone e realtà coinvolte o testimonianze particolari?
Ci sarebbe tantissimo da raccontare, dai ragazzi delle medie affascinati al parroco sorpreso. Quello che più mi è servito è stato fare l’esperienza di guida: percepire che la gente rimaneva incantata nel conoscere la vicenda umana di Lejeune e che per questo ci ringraziava. La cosa che però ricordo con più affetto è questa. Erano poco più delle 21.00 dell’ultima sera dell’esposizione, avevamo già smontato e imballato tutti i pannelli e stavamo per chiudere, quando vediamo arrivare due persone che avevano saputo della mostra ed erano venute a vederla. Ci hanno detto dopo che erano una fisioterapista e una laureanda in medicina e che non erano nemmeno di Andria! Avevamo imballato anche i cataloghi invenduti! Che fare? Non ci siamo persi d’animo! Quale modo migliore per chiudere in bellezza nonostante la stanchezza? Ho preso il mio catalogo e ho fatto appositamente per loro un percorso più approfondito sul catalogo. Del resto la mostra era venuta ad Andria anche per loro. Alla fine non la smettevano più di ringraziarci.
Avrei portato la mostra ad Andria anche solo per queste due ultime visitatrici.
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