Oltre 50 città già toccate e tante altre in cantiere: continua il viaggio dell’esposizione del Meeting 2016. “Molta soddisfazione”, racconta il giornalista Giorgio Paolucci, uno dei curatori della mostra
Continua il viaggio itinerante dell’esposizione “Migranti, la sfida dell’incontro”.
L’esposizione del Meeting 2016 che racconta e “provoca” sul delicato tema dei migranti. Una mostra che, dopo l’enorme interesse suscitato a Rimini, continua a suscitare interrogativi nel suo “viaggio” itinerante come racconta il giornalista Giorgio Paolucci, uno dei curatori. “E’ già stata prenotata in una cinquantina di città italiane e questo viaggio si sta dimostrando particolarmente interessante, perché in fondo realizza e centra la scelta del titolo”.
Infatti questa sfida dell’incontro non è soltanto una possibilità di scoprire i dati o le storie dei migranti, ma è una vera e propria occasione di ritrovo, di conoscenza. “Le persone che si occupano di questo tema, le associazioni di categoria, mondi magari tra loro diversi non abituati a lavorare insieme, grazie alla mostra, hanno scoperto la possibilità di operare insieme e costruire un’amicizia”.
Un’esposizione che suscita, in chi la vede, curiosità e sorpresa. “Questa mostra ha una valenzia informativa – continua Paolucci – perché fornisce dati oggettivi e non interpretazioni legate a posizioni politiche o ideologiche, ma soprattutto ha un grande valore culturale perché aiuta innanzitutto a mettersi in una posizione uman. Interroga su come guardiamo l’altro, che tipo di atteggiamento abbiamo verso coloro che arrivano nel nostro paese e in fondo che tipo di atteggiamento siamo capaci di avere nei confronti di chi è diverso da noi. Cos’è la differenza? Che cos’è la diversità?”.
Punti interrogativi importanti che arrivano dritti al cuore. “Questo ci interroga e ci provoca a capire chi siamo noi, – continua il curatore – nella misura in cui riusciamo a capirlo siamo capaci d’incontrare chi è diverso e convivere e costruire le basi di una nuova convivenza”.
Fra le varie “tappe” toccate dalla mostra s’incrociano tante vicende e storie sorprendenti. “Un esempio particolarmente significativo – racconta Paolucci – è quello che abbiamo incontrato a Pesaro dove la mostra è stata esposta alcune settimana fa”.
L’esposizione, voluta fortemente dalla scuola di Pesaro è stata preparata da una serie d’incontri e ha coinvolto molte realtà che si occupano del tema nel territorio come la Caritas, il Centro Islamico locale e la Comunità di Sant’Egidio.
“E’ stato un momento che ha indotto le persone a studiare il tema, a trovarsi, ad approfondire gli argomenti legati ai migranti, ma ha creato anche un clima, un legame, un’amicizia fino a coinvolgere la comunità islamica di Pesaro”.
Comunità che, tra l’altro, l’anno scorso era stata coinvolta in occasione della tappa della mostra itinerante su “Abramo la nascita dell’Io”. In quell’occasione si era creato un legame con la comunità ebraica e con quella musulmana. “Ed è stato interessante, – continua il curatore – che ad esempio, anche quest’anno, la figlia dell’Imam della comunità islamica di Pesaro abbia partecipato come guida della mostra coinvolgendo molti suoi amici e molte persone che provengono dal Marocco. Per l’occasione è stata creata anche una raccolta fondi per le popolazioni povere del Marocco”. La mostra è stata dunque la culla di un’amicizia che, forse, in alcuni casi inattesa, in altri casi già prevista, ma che ha cementato nuovi rapporti e prodotto un clima nuovo nella città”.
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