I volti della Misericordia

Si apre l'Anno Santo Straordianario indetto da Papa Francesco dedicato alla Misericordia.

7 Dicembre 2015
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Abbiamo intervistato il curatore della mostra “I Volti della Misericordia”, Padre Antonio Sangalli della vice Postulazione Padri Carmelitani Scalzi della Provincia Lombarda. La mostra è una delle proposte di Meeting Mostre per l’Anno Santo.

Padre Antonio, domani il Santo Padre aprirà la porta Santa del Giubileo, per l’anno Santo della Misericordia. Qual è l’attesa per quest’anno?
PADRE ANTONIO: Papa Francesco ha sicuramente colto il momento drammatico che il mondo sta vivendo. Quando per primo ha parlato di Guerra Mondiale combattuta a pezzi, sembrava parlasse di cose lontane, distanti. Oggi, anche dopo i gravi fatti internazionali degli ultimi giorni, forse ci rendiamo conto della portata delle sue parole. La prima grande attesa è quindi quella della riflessione. Spero davvero che quest’Anno Santo ci sproni, ci permetta di riflettere, come ha detto Francesco: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale”.

La parola Misericordia è una parola “difficile” da comprendere nel suo vero, profondo, significato?
PADRE ANTONIO: Piero Sansonetti durante il suo intervento al Meeting di Rimini, ha definito questo Giubileo dedicato alla Misericordia una “Bomba Atomica” perché, ha detto Sansonetti, “fa saltare tutti i principi essenziali del senso comune degli ultimi vent’anni. Il senso comune, lo spirito pubblico va nella direzione della ricerca della punizione”.
Ecco, io credo che La Misericordia è la grande possibilità di scardinare il rapporto tra la colpa e il colpevole. Introdurre questa separazione per noi, uomini di oggi, è molto difficile. La mostra “I Volti della Misericordia” ha come obiettivo di raccontare l’esperienza di questa separazione, che va molto oltre il sentimento.

In che modo?
PADRE ANTONIO: Raccontando la vita dei mistici. Mostrando l’esperienza di alcuni Santi che, di fronte al male all’ingiustizia, all’inferno hanno saputo rispondere, per grazia, con Misericordia.

Ci può fare alcuni esempi?
PADRE ANTONIO: Caterina da Siena, Teresa D’Avila, Teresa di Gesù bambino e i suoi genitori, da poco diventati Santi, Elisabetta della Trinità, Suor Faustina Kowalska. Sono tante immagini e tanti volti che ci mostrano la Misericordia di Dio. Che ci mostrano innanzitutto che Dio non è misericordioso perché siamo peccatori, ma è la Sua stessa natura. La vita dei Mistici testimonia esattamente questo. L’esperienza della Misericordia, che questi mistici, hanno vissuto nella loro vita, gli ha permesso di essere accoglienti nei confronti di chi ha compiuto il male. Com’è grandiosa l’immagine di Caterina da Siena che si mette davanti alla porta dell’infermo come a voler impedirne l’accesso.

Lei prima ha detto che la Misericordia non è un sentimento. Cosa vuol dire?
PADRE ANTONIO: No, non lo è. Non deve essere ridotta a sentimento, a buonismo. La Misericordia è un’Opera e la Chiesa ci ha sempre insegnato, infatti, che le Opere di Misericordia sono quattordici (sette corporali e sette spirituali). Quattordici sguardi, quattordici ambiti, nel quale il cristiano è chiamato ad operare. Nella mostra si racconta come la vita dei cristiani, da sempre, non può uscire da questo fiume della Misericordia.
Papa Francesco ci riporta, con questo Anno Santo, dentro la strada più tradizionale che la Chiesa ha da sempre tracciato, basta pensare ai Monti di Pietà o alle Confraternite di Misericordia.

La mostra racconta anche storie contemporanee?
PADRE ANTONIO: Si certo. La mostra arriva fino ai nostri giorni. Racconta anche storie di criminali che essendo stati avvicinati da chi ha avuto un atteggiamento di Misericordia nei loro confronti, sono stati toccati dalla Grazia. Ecco la “bomba atomica”.
Puoi essere un delinquente, un assassino, un criminale, ma la persona non può essere mai ridotta alla somma dei peccati che si commettono. Uno sguardo Misericordioso redime. Nella mostra ci sono due storie straordinarie: Jacques Fesch, un giovane che nel 1954 uccise un poliziotto e venne condannato alla ghigliottina. In carcere si è convertito e nei suoi confronti è stata aperta la causa di beatificazione. L’altro è Pietro Maso. Negli anni ’70 ha ucciso i suoi familiari, insieme ad un amico, e durante il periodo di carcerezione, grazie al sostegno di un sacerdote si è riconciliato con la sua famiglia ed ha recuperato la sua dignità.

Padre Antonio, non è facile stare di fronte a queste storie…
PADRE ANTONIO: La Misericordia resterà sempre uno “scandalo”, non è nella logica dell’uomo. Teresa di Gesù Bambino, è la prima ad avere una visione della Misericordia molto particolare, lei afferma che anche la stessa Giustizia di Dio è rivestita di Misericordia. Cioè la Giustizia di Dio non è, passatemi il termine, fatta con un occhio chiuso e l’altro aperto, ma è totalmente rivestita di Misericordia.

È una mostra per tutte le età?
PADRE ANTONIO: Si certamente. È una mostra per tutti. È uno strumento catechetico che abbiamo realizzato con il patrocinio del Progetto Culturale della CEI e del Giubileo Straordinario della Misericordia. Una mostra che definisco permanente e non semplicemente itinerante, perché grazie anche alla modalità espositiva che abbiamo scelto, può tranquillamente restare esposta per tutto l’Anno Santo.

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