Don Bosco a Imola

9 Marzo 2015
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La mostra allestita al Meeting nel 2014 dal titolo “La Società dell’allegria
L’Oratorio di Don Bosco: “Questa è la mia casa!”
è stata noleggiata a Imola dal 25 gennaio al 01 febbraio 2015.
Vi proponiamo l’intervista fatta a Marina Marchi, una degli organizzatori.

Com’è nata l’idea di proporre la mostra nella vostra città?
Lavoro in una scuola chiamata San Giovanni Bosco da molti anni e chiaramente conoscevo già la vita di questo santo. La scorsa edizione del Meeting ho visto la vostra mostra e mi sono commossa per il taglio, inoltre ho riconosciuto nella vita di san Giovanni Bosco dei segni paragonabili con la vita di Giussani che nell’opera in cui lavoro tentiamo di aver presente nel nostro operare essendo una scuola che appartiene al rischio educativo.

Ci sono stati dei volontari che hanno partecipato alla mostra e in che modo si sono coinvolti?
Una delle cose interessanti è stata proprio questa.
Abbiamo spiegato ai genitori della nostra scuola le ragioni per cui avevamo noleggiato la mostra e chiesto il loro coinvolgimento per diventare le guide: studiarla, andare a fondo sul tipo di taglio che a noi interessava dare all’evento e poi abbiamo fissato un appuntamento. Non avevamo grandi aspettative, ed ancora una volta i fatti ci hanno stupito. La sera del primo incontro pensavamo di essere poche persone ed invece attorno al tavolo eravamo un nutrito gruppo di mamme, desiderose di stare alla proposta e pronte ad organizzare i loro impegni di lavoro e di genitori per fare anche questo.
Ad una di loro a cui un’amica ha chiesto perché lo faceva lei semplicemente ha risposto “ la scuola è per me davvero importante nell’ educazione dei miei figli, ora per questa gratitudine io mi sono resa disponibile a questo servizio”.

di seguito anche la testimonianza di una mia collega che si è lanciata ed ha fatto sua questa proposta.

Mi chiamo Tania Vannini e ho fatto da guida a gruppi di bambini di età compresa tra i sette anni e gli undici anni.
In alcune occasioni c’erano gruppi con diversi adulti al loro interno, ma l’esperienza più intensa l’ho provata durante la spiegazione a un piccolissimo gruppo di ragazzi frequentanti le scuole superiori.

Ogni volta sono partita dalla mia esperienza personale, dal perchè ho scelto di presentare la mostra. Anche la mia riflessione non può , allora, non partire da quello che ho ricevuto in quest’occasione.
Ho rincontrato, per prima cosa, Don Bosco e attraverso di lui sono diventata ancor più consapevole della mia vocazione.
Anch’io sono innamorata dei ragazzi perché innamorata di Gesù e per questo faccio l’insegnante.
Attraverso la fase di studio per prepararmi a fare la guida, ho ricevuto la risposta ad una domanda che avevo fatto otto anni fa.
All’inizio del mio cammino di insegnante, ho incontrato infatti un’amica più grande che mi ha confidato di avere un santo prediletto. Era san Benedetto. Allora io mi sono messa alla ricerca di una figura, da seguire, ma che fosse in rapporto privilegiato con me… Ho insomma cercato, per anni ,di scegliere un santo adatto a me. Ho vagliato prima san Benedetto, poi Santa Caterina e il grande Sant’Agostino… ma niente.
Preparandomi alla mostra mi sono accorta, che,come spesso accade nella vita, non dovevo scegliere ma semplicemente riconoscere, che ero stata scelta da tempo.
Il mio santo è san Giovanni Bosco perché come è successo a lui anch’io sono stata pensata e voluta anche per educare i miei ragazzi.

Allego alcune riflessioni e testimonianze.
1) diversi bambini delle elementari alla domanda: “ cosa ti ha colpito della mostra?” hanno risposto “il fatto che don Bosco ed i suoi ragazzi vadano ad aiutare i malati di colera e che la promessa che don Bosco aveva fatto ai suoi ragazzi venga mantenuta. Nessuno di loro si ammala.”
2) alcuni bambini sono stati colpiti dal modo di Giovanni di fare la carità, dona il suo pane bianco al pastorello senza farlo sentire ” un poveraccio”
3) altri sono stati affascinati dal Grigio, che hanno immediatamente identificato con un angelo o con il padre di Giovanni mandato da Dio per proteggerlo.
4) molti sono stati toccati dal fatto che il diavolo abbia paura delle persone allegre.
5) tanti poi sono stati toccati dal fatto che Giovanni vada di sua spontanea volontà, ma comunque accompagnato, in prigione e dal fatto poi che decida di portare fuori i ragazzi assumendosi la responsabilità del loro ritorno.

Hanno scritto:
– a me di Don Bosco mi è piaciuto quando ha aiutato le persone che erano in difficoltà perchè avevano una malattia grave, lui con i suoi ragazzi è andato da queste persone ad aiutarli. Nessuno dei ragazzi di don Bosco si è ammalato. (cit. una bimba di seconda elementare)
– a me mi è piaciuto il Grigio. Per me era un angelo. (cit. un bimbo di terza elementare)
– mi ha colpito il modo di aiutare di Don Bosco. Ha aiutato il suo amico, ma senza farlo sentire un poveraccio. (cit. un ragazzo di quinta elementare)
– quella di Don Bosco è proprio una bella storia. (cit. un bambino di prima elementare)

6) i ragazzi più grandi sono stati colpiti dal fatto che Giovanni fosse un ragazzo che amava le avventure, che ritenesse che per essere veramente allegri servissero delle regole.
7) poi hanno notato che opera delle scelte non seguendo il gusto personale ma ciò che corrisponde al suo cuore e che, per crescere, segue uno più grande.
8) sono stati colpiti dalla santità di Domenico Savio che semplicemente ha fatto il suo dovere rimanendo attaccato a Gesù e prendendosi a cuore gli ultimi arrivati.

Personalmente sono stata arricchita da questi incontri e ho lasciato ai più grandi un biglietto con la parte che più mi ha colpito della mostra. Ho dato agli adulti il pensiero che Giovanni Bosco lasciò ai suoi missionari in partenza per il sud America.
Perché richiama lo scopo del mio fare e poi perché è profondamente liberante.

C’è stata molta affluenza? In particolare chi sono stati i maggiori fruitori della mostra: giovani, meno giovani, adulti, bambini o scuole?
Dopo averla spiegata ai nostri 500 alunni l’abbiamo portata in centro ed esposta al pubblico .
La pubblicità dell’evento è arrivata un po’ ovunque. Grazie ad amici di amici siamo riusciti ad ottenere il patrocinio del nostro comune, che in termini finanziari non significa nulla, zero contributi, ma questo ci ha permesso di far arrivare i volantini, tramite le scuole, a tutti gli alunni. Poi con l’aiuto dell’ ufficio catechisti siamo arrivati ai sacerdoti , abbiamo fatto i comunicati ai giornali quotidiani (Resto del Carlino, Rorriere di Romagna e settimanali diocesani), striscioni, locandine e bandierine nel posto dove la mostra era esposta alla città.
L’affluenza è stata sicuramente inferiore a tutto il moto messo in atto, ma non certo poca. Durante la settimana al mattino abbiamo ospitato diversi gruppi scolareschi e nel week end famiglie e gruppi vari. Il massimo dell’affluenza è stata raggiunta il 31 gennaio in cui abbiamo avuto una quindicina di gruppi con un numero di circa 20 persone cadauno. Quel pomeriggio non è stato facile organizzare il tutto.
Un sacerdote di una città vicina ha deciso di noleggiarla anche lui per la sua città.

clicca qui per noleggiare la mostra.

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