Cuba Querida - Il viaggio di Giovanni Paolo II

di Filippo Anastasi (Percorsi Immaginari Edizioni)

Presentazione del libro

 

 

Giovedì 27, ore 15.00

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Relatori:

Filippo Anastasi, Vice Direttore del Giornale Radio Rai e Vaticanista

Flavio Labrador, Medico

 

Anastasi: Di viaggi con il Papa se ne sono fatti tanti, ma la svolta storica epocale, il vero crollo del muro che tutti noi che ci eravamo abbiamo avvertito a Cuba, non si è avvertito in nessun altro viaggio. Il Papa è andato a Sarajevo, ed è stato forse il momento più suggestivo dei sui ultimi anni di pontificato vedere questo vecchio dolorante affaticato pregare e piangere tra gli spiragli di sole e neve che gli cadeva addosso è stata veramente un emozione forte; ebbene, il clima a Cuba non era così suggestivo ma era il clima della storia. Come ho scritto nel libro, le lancette della storia alle sedici del pomeriggio del 21 gennaio del 1998 si sono fermate. Questo perché il Papa arrivava in un paese che per oltre trent’anni aveva ridotto la Chiesa in clandestinità, arrivava in un paese chiuso dalla miseria, chiuso dall’embargo che lo costringe alla miseria, ad una dignitosa miseria ma sempre grande. Arrivava e si incontrava con quello che ideologicamente è il nemico storico, Fidel Casto: già dal primo incontro, quando il Papa scendendo dalla scaletta si rivolse a Fidel e gli chiese l’ora - "con questi fusi orari non ci capisco più niente", disse il Papa - e Fidel rispose "Santità - il compagno comunista leader del comunismo cubano ha chiamato Giovanni Paolo II Santità! -, sono le quattro e un quarto "... come se fossero vecchi amici.

Sono state svolte epocali, non perché il diavolo e l’acqua santa si sono incontrati ma perché nell’epoca dei muri che cadono un muro invisibile che è quello dell’odio contro la Chiesa e l’odio contro il mondo provocato dagli embarghi effettivamente cadeva: tutti noi ci siamo resi conto che si voltava pagina, tangibilmente.

Labrador: Sono medico di base a Cuba, in un quartiere povero; ho un bambino piccolo, una famiglia, e a Cuba ho sempre vissuto una vita da dissidente, denunciando le persecuzioni alla Chiesa e al cristianesimo e vivendole in prima persona.

Durante la visita di Giovanni Paolo II, hanno chiesto a Fidel la liberazione di alcuni prigionieri politici, e lui ne ha liberati circa 200. Il popolo aveva questa speranza di libertà: durante le Messe il popolo era troppo contento, e infatti durante la messa l’ultimo giorno tutto il popolo gridava "libertà", proprio davanti a colui che questa libertà ha tolto per quarant’anni. Tutti potevano respirare la libertà a Cuba. La liberazione è avvenuta quando il Papa è tornato a Roma, sebbene a livello sociale ed ecclesiale la situazione continui ad essere più o meno la stessa con un po’ più di speranza. Così, ad esempio, il 2 agosto scorso si è celebrato per la prima volta in quarant’anni il giorno del perdono di Assisi, promosso dai francescani, e si sono svolte processioni di giovani. Quelli che vanno a Messa non sono così perseguitati come prima, anche se si deve sempre sapere sul loro posto lavoro che sono cattolici.

Durante il viaggio, si vedeva che Fidel era molto colpito dalla personalità di Giovanni Paolo II: non la sua professione di fede, i suoi discorsi, ma l’uomo.