Giovedì, 29 agosto, ore 15

DOMANDA GIOVANILE E OFFERTA TURISTICA: QUALE STRATEGIA PER INCONTRARSI?

partecipano:

Giampiero Gallian,

Direttore generale dell'E.N.I.T., Ente Nazionale Italiano Turismo.

Greg Erlandson,

Capocronista del "National Catholic Register".

Piero Leoni,

Presidente dell'Azienda Autonoma di Soggiorno di Rimini

G. Gallina:

...Questa tavola rotonda si presenta con un titolo assai emblematico, che già sottolinea la difficoltà di scegliere il "piano di lavoro" sul quale impostare la nostra strategia...Non è inutile ricordare che, nella sola Europa, sono oltre 60 milioni i giovani che praticano annualmente il turismo entro e fuori dei confini nazionali e che un numero ancora più alto di giovani non ha ancora realizzato le condizioni economiche, sociali e politiche per accedere a questo diritto. Ne è inutile ricordare che all'interno d’ogni Paese, sia pure in diverse proporzioni, è proprio la fascia del turismo giovanile quella in più rapido sviluppo. Anche in Italia, la percentuale di partecipazione alla vacanze della gioventù è superiore alla media nazionale...La percentuale relativa ai fruitori di vacanza in condizione studentesca è non solo più elevata della media, ma anche più elevata di quella giovanile globalmente intesa, ed in particolare di quella dei giovani in condizione lavorativa. Lo stesso può dirsi per la differente partecipazione al fenomeno delle vacanze dei giovani che vivono nelle aree urbane rispetto a quelli che vivono nelle campagne.... Uno dei problemi di fondo di una politica "sociale" del turismo è individuare un "identikit" del giovane turista tipo che vada aldilà degli elementi generici...Nessun mondo come quello giovanile, proprio perché è caratterizzato da desideri istintivi di libertà, di conoscenza, d’incontro e di mobilità, è vario ed articolato e meno omogeneizzabile. Per quello che riguarda l'aspetto "turistico" di questo mondo giovanile, possiamo solo identificare alcuni elementi comuni "tendenziali" da raggruppare così:

  1. la tendenza a fare, dei momenti di vacanza, momenti di "comunità"; il che, tradotto in termini pratici, significa viaggi di gruppo o comunque in compagnia;
  2. la tendenza verso un tipo di turismo non tradizionale, che risponda ai momenti culturali e formativi attuali nella vita del giovane turista;
  3. la tendenza verso formule di vacanza in cui non sia condizionante la disponibilità economica.;
  4. la tendenza a preferire strutture di turismo ricettivo che esaltino la possibilità di praticare una vacanza non solo mobile, ma anche "elastica" nella programmazione e nello svolgimento...Il turismo giovanile... sfugge oggi in gran parte ai canali tradizionali dell'offerta turistica. Il turismo integrativo dell'attività scolastica, il, turismo effettuato da associazioni educative, politiche, ecc.; il turismo dei giovani lavoratori: sono queste tutte materie nelle quali, se l'operatore privato si è spesso mosso sul piano del massimo profitto con il minor impiego di risorse, l'operatore pubblico si è soltanto fatto carico di richieste di tipo assistenzialistico o che come tali venivano intese. Non si può non concordare sul fatto che il turismo giovanile si collochi all'interno del turismo cosiddetto "sociale". Occorre invece notare che questo tipo di turismo ha mancato per anni di un corretto approccio economico...La conseguenza è stata che in un Paese come il nostro, dove esiste un patrimonio d’offerta turistica enorme, che tocca i quattro milioni di posti letto e che ci colloca al vertice delle graduatorie mondiali' in tema di ricettività e d’accoglienza turistica, il tasso d’occupazione degli impianti rimane spesso sotto il livello di guardia, cosicché gli investimenti non trovano un riscontro adeguato nei consumi. Dall'altra parte la domanda di turismo dei giovani spesso non trova uno sbocco adeguato, con il risultato, assolutamente antisociale, di indebolire alla base la credibilità del sistema socio-econmico in un settore verso il quale è prevedibile, nei prossimi anni ancor più che nel passato, si concentri una sempre maggiore attenzione da parte delle nuove generazioni. Esiste quindi un interesse economico allo sviluppo di questa particolare fascia di turismo. I vantaggi che ne possono derivare possono essere così sintetizzati:

Alla luce di queste considerazioni, si può affermare che esiste un interesse concreto allo sviluppo ed al consolidamento del turismo nel quadro delle politiche di ripresa economica del Paese, con l'inclusione del turismo giovanile nella politica complessiva del settore. In questo quadro l'attività dell'operatore pubblico del turismo - ai vari livelli - diviene determinante, per l’individuazione di standard di "qualità" e di 41 specificità"; per una corretta politica di sostegno a nuove iniziative imprenditoriali; per un corretto uso dell'ingente patrimonio pubblico; per una politica di contenimento dei costi e di sviluppo d’infrastrutture "polivalenti" al servizio della comunità, in grado di soddisfare quei momenti di formazione e di conoscenza che fanno parte integrante della vacanza giovanile...

G. Erlandson:

... E’ importante che noi ricordiamo che il concetto di vacanza ha poco più di 100 anni. Cominciò con l'imitazione della borghesia dei ritiri estivi degli aristocratici nelle case di campagna Ma sebbene la vacanza sia la creazione di una certa classe sociale, essa riflette tuttavia valori di diverse culture. Un sociologo americano, Robert Bellah, ha trattato recentemente delle vacanze in rapporto con l'individualismo americano. Ci ha ricordato che la parola "vacanza" viene dal latino dies vacantes cioè "giorni vuoti". Per la maggior parte degli americani una vacanza è essenzialmente una esperienza individualistica. Egli ha detto: noi "ci distacchiamo da tutto", "evadiamo in un altro mondo", cerchiamo "tempo libero" per "non fare nulla". Il maggiore apprezzamento che un turista americano possa fare di una vacanza è che "non c'erano turisti", un’affermazione che rivela la mancanza di "coscienza di sé". Mi sembra che le vacanze per gli europei assomiglino di più a quelle che Robert Bellah chiama "holiday". La "holiday" - che proviene da "holyday" cioè "giorno sacro" - è essenzialmente un’esperienza egualitaria e comunitaria, dice Bellah. t spartita dalla comunità, è proprietà di tutti. Viene sia che uno abbia i soldi o no; riflette le sue radici sabbatiche - un giorno di riposo per tutti. In Europa questo secondo concetto di vacanza è evidente, non solo nella maggior parte delle vacanze ufficiali - che sono anche "giorni santi" -, ma anche nell'esodo d’agosto di quasi ogni europeo, dalla sua città verso il mare e la montagna. Questa migrazione è inconcepibile per un americano...E neppure permetteremmo che la nostra economia avesse un mese di stasi (per la verità, la maggior parte degli americani può avere solo due settimane di vacanza attentamente programmate in modo da non interferire con la produzione). Ma io penso che nelle vacanze europee ci sia un ammirevole aspetto comunitario sconosciuto agli americani...Qualunque sia la nostra esperienza culturale, la pratica del turismo è un'occasione di scoperta. Questo in realtà non è vero per la maggior parte delle vacanze, per la maggior parte dei giorni di festa (holiday). Infatti, per usare il tema del Meeting, io scorgo tre tipi di vacanze, uno solo dei quali rappresenta un reale incontro: le vacanze della bestia, di superman e di Parsifal. Incominciamo con la vacanza della bestia. L'esempio migliore che mi viene in mente è l'esperienza di un mio amico, uno studente dell'Università di California. Durante le vacanze di Pasqua, gli studenti di una scuola hanno affittato un intero treno che li ha portati in un luogo di villeggiatura in Messico. Gli studenti hanno bevuto per tutto il viaggio di andata, per tutto il periodo di vacanza, per tutto il viaggio di ritorno. E' stata una bella festa, ma non certamente un incontro con un popolo, una cultura, o semplicemente con un luogo geografico. Al secondo posto c'è la vacanza di "superman". I miei compagni di viaggio, in un volo dell'Alitalia verso Milano, erano una donna americana e la sua figlia di tre anni. Avevano in programma di visitare tre paesi in un viaggio organizzato d’undici giorni. Avrebbero attraversato questi tre paesi in grossi autobus in cerca del loro scopo principale -fare compere nelle svendite... I loro sforzi di superman avrebbero avuto come esito molte diapositive, forse, ma non un incontro. Come terza viene la vacanza di Parsifal. E’ una ricerca, una apertura, un desiderio di incontro. Che cosa cerchiamo, noi Parsifal in vacanza? Io penso che cerchiamo di trovare sia noi stessi che altre persone. Noi cerchiamo l'altro. Chi è questo popolo, ci chiediamo, questa Regione, questo paese? Perché si comportano così, si vestono così, pensano così? Per rispondere a queste domande, dobbiamo incontrare la gente o la natura con il minor numero possibile di impedimenti. E spesso noi siamo il nostro peggiore impedimento. Un italiano che visita l'America ma mangia solo cibi italiani, o parla solo con amici italoamericani a New York, non incontra l'America. Un americano che viene in Italia ma soggiorna in hotels Hilton e mangia solo hamburger non incontra l'Italia. Uno che va nella foresta ma sta in un albergo anche più confortevole della sua casa di città perde molto della esperienza della natura. Se dobbiamo fare esperienza pienamente dell'altro o della natura, dobbiamo aprirci all'altro...Naturalmente l'apertura è un rischio. La vita è molto più sicura quando ricreiamo il già noto. La vita è più facile ma anche più noioso. Ecco perché quando uno invecchia deve lottare contro il desiderio delle comodità. I giovani sembrano intuitivamente cercare l'avventura, la scoperta...E sono ricompensati del rischio, perché questa apertura ci porta a vedere noi stessi più chiaramente. Da una distanza geografica, veniamo a capire meglio la nostra stessa patria e impariamo a interrogarci sulla nostra stessa esperienza. Apprezziamo un po' di più la nostra condizione umana, veniamo a conoscere la nostra incompiutezza. E, se siamo fortunati, scopriamo anche che non siamo così diversi dagli altri come pensavamo all'inizio... E comunque la nostra fratellanza è confermata anche dalla scoperta delle nostre diversità.

P. Leoni:

... Vorrei aprire con voi una discussione su un caso emblematico, paradigmatico potremmo dire, che è appunto il caso "Rimini"; una sorta di grande laboratorio dove si verificano le mode, si anticipano contenuti, anche modelli che poi si diffondono e crescono. Quest'anno Rimini ha conosciuto una stagione, dal punto di vista delle presenze giovanili, molto interessante. Questa presenza era, per noi che ci occupiamo, come istituzioni, di turismo, una grande sfida. Una sfida spesso risolta male... Ma perché tanti giovani a Rimini, e che cosa significa questa presenza?...E’ difficile parlare di turismo giovanile perché questa categoria non comprende l'universo dei comportamenti, delle culture, delle esigenze, dei gusti e dei bisogni delle giovani generazioni. Troppo diversi sono i fattori motivazionali, troppo diversi gli obiettivi, gli scopi e le finalità. Il turismo giovanile non può essere considerato solo come un segmento di mercato...Il fatto che tanti giovani oggi, da soli, in gruppo, inizino ad autogestire il proprio tempo libero, è un fenomeno che interroga prepotentemente la natura stessa del nostro turismo. Ed è anche interessante come questo fatto, sempre più, tende ad interessare i giovani italiani e sempre meno i giovani europei...Sempre meno i giovani scelgono l'Italia come punto di riferimento...La risposta ai bisogni, alle domande, ai "desiderata" di questi giovani non può avvenire attrezzando degli spazi ad hoc, delle sorte di riserve indiane; può avvenire soltanto rinnovando profondamente la nostra struttura turistica...Io credo che i giovani pongano intanto un primo problema, che è una diversa scala dei consumi, una diversa gerarchia dei consumi. E allora certi modelli saltano; salta il modello della pensione completa, si chiede una innovazione nei ritmi, nella qualità e nella quantità della ristorazione. Un giovane che viene in vacanza ponendo l'esigenza di dormire a basso costo, non è un giovane che ha meno soldi di un altro turista, ma uno che compie la scelta di spendere per esempio molto più per divertirsi o in altri servizi...C'è una tendenza generale del turismo, proprio dal punto di vista antropologico, a divenire sempre più giovane, nella diversificazione dei comportamenti durante il tempo di vacanza. Questa tendenza del turismo ad autorappresentarsi in stereotipi giovanili coinvolge anche il cosiddetto turismo della terza età, dei nonni. La vacanza come rappresentazione del vivere il proprio tempo cogliendone tutte le opportunità e accelerandone i ritmi di fruizione...Vi è spesso, lo riscontriamo quotidianamente, un rito di iniziazione alla vacanza, all'autogestione del proprio tempo ed è per questo che prepotentemente emerge il bisogno di tutelare i giovani, prima di tutto. Occorre rendere trasparente la Carta dei Diritti dei giovani in vacanza come parte integrante dei diritti del turista. Il giovane spesso è un consumatore passivo, fortemente condizionato dalle mode imposte dalla forza dei produttori e dall'aggressione dei mezzi di informazione, che l'hanno fatto divenire una sorta di gallina dalle uova d'oro. Egli è spesso disinformato, diseducato, predisposto a vendere l'abbecedario per entrare nel paese dei balocchi della pubblicità. E lì, all'interno di questo mondo, ritrovare completamente omologata, appiattita, la propria esigenza di originalità e il proprio bisogno di autonomia. Definirei il modello Parsifal della vacanza quella di chi decide di partire alla ricerca di un modo diverso di concepire il rapporto con se stesso e con gli altri. Egli ha, prima di tutto, il diritto alla vacanza. E non è un fatto scontato che i giovani possano tutti quanti permettersi la vacanza...Un altro diritto fondamentale è il diritto all'informazione, il diritto a conoscere in tempo reale tutte le opportunità che sono a disposizione del giovane, il diritto alla scelta, il diritto alla socializzazione e all'interscambio...Un altro diritto è quello che io definirei la dimensione plein air, la dimensione a pieni polmoni, che è rispettosa della cultura del proprio corpo e della cultura degli altri. L'altro aspetto, che è elemento costitutivo di questa Carta dei Diritti dei giovani in vacanza, è il diritto alla libertà e alla tutela...Il diritto al rispetto delle proprie scelte, siano queste di carattere religioso, politico e culturale; il diritto all'ambiente sano e non inquinato e il diritto, come dicevo, all'interscambio. Noi abbiamo definito la realtà della nostra città, come una grande metropoli delle vacanze, proprio per l’accelerazione dei ritmi di socializzazione e di interscambio, fuori dalle costrizioni della metropoli vera...Ma è importante che una realtà che scende in campo per essere la capitale europea del turismo, sappia anche fare emergere i valori veri del fare vacanza e confrontarsi con le centinaia di migliaia di giovani che ogni anno la frequentano. La vacanza non può essere una fuga dalla realtà, non può essere un viaggio illusorio in un pianeta del tempo libero dove la dimensione è soltanto quella del divertimento a tempo pieno, Rimini non può essere la capitale dell'edonismo reaganiano, inteso come supercapitale del consumismo, supercapitale dell'alienazione, della perdita di se stessi...L'estate può essere un tempo di vita, di esperienza, capace di contribuire a segnare indelebilmente la formazione di una nuova cultura e di una nuova vita. Ecco allora la dimensione vera dell'edonismo: inteso come amore per la vita, per la conoscenza, per la cultura, per il proprio corpo; lotta comune contro i segnali di morte che ammorbano la società nella quale viviamo. E allora lavoriamo per fare incontrare a Rimini i giovani di tutta Europa, per superare le divisioni, rispettosi delle differenze, per incontrarsi e per capirsi sulle grandi sfide che interrogano il futuro dell'uomo e dei giovani in particolare...Parlando di turismo giovanile, non si discute, è chiaro, di un segmento di mercato, ma di un'opzione di modernità, si guarda, in una parola, il futuro negli occhi.