Martedì 22 agosto, ore 15

TESTIMONIANZE

Incontro con Delia Liffschitz, Norberto Liffschitz.

Modera:

Maurizio Vitali.

M. Vitali:

Ieri sera Giancarlo Cesana, introducendo la testimonianza di Giovanni Testori, ha citato una frase dove si dice che le cose importanti della vita non si possono insegnare teoricamente ma si imparano attraverso un incontro. Non trovo migliore introduzione di questa, che mi sembra un'applicazione di quell'altra frase di Mounier che ha rappresentato per molti di noi quest'anno, e ancora rappresenta, un'indicazione dello spirito che dobbiamo avere nell'affrontare l'esperienza della vita e cioè: "Bisogna soffrire, perché la verità non si cristallizzi in dottrina ma nasca dalla carne". (…) La storia di Cacho e Delia, ormai ci siamo abituati in molti a conoscerli così: sono argentini, lui ha cinquant'anni, lei molti meno (…). Non è una storia a lieto fine, se non per il fatto che sono qui con noi e che partecipano dell'esperienza cristiana e questo è un lietissimo fine, ma non è la conclusione scontata, perché questo sarebbe "cristallizzare in dottrina". La loro storia, invece, fa proprio vedere non solo il Socrate e il Sherlock Holmes, ma anche Don Giovanni cioè mostra come il desiderio, la tensione della vita porti ad una lotta, non solo la lotta armata che per qualche anno hanno fatto in Argentina, ma alla lotta più profonda con se stessi, con la propria contraddizione: che la verità nasca dalla carne, è reso possibile solo da un incontro non programmato, gratuito (…). Allora do la parola a loro due che hanno preparato l'intervento in italiano, e noi li ringraziamo molto anche di questo.

Norberto:

(…) Vogliamo ringraziare don Giussani e il movimento di CL, nato dalla sua intuizione, che ci danno l'opportunità di comunicare la nostra esperienza di vita. Se voi arrivate ad imparare qualcosa di quello che noi abbiamo vissuto, la nostra vita avrà avuto un senso più ricco, ancora più significativo. Una città è fatta di incroci, come dice un volantone a Parigi, allo stesso modo noi possiamo dire che una vita è fatta di incontri. Il mio primo grande incontro è stato quello col Cristo attraverso il Vangelo, lì ho trovato il Dio fattosi carne, fattosi uomo, il modello al quale tendere. Sono nato in Argentina da una famiglia ebrea indifferente, dove Dio non c'era, dove il Mistero e l'Infinito non c'erano. La lettura del Vangelo, i momenti che passavo in chiesa, in quelle chiese vuote, fuori l'orario di Messa, senza sapere di preciso cosa cercavo, hanno cominciato a riempire il mio vuoto. Dopo, è arrivata la realtà (…). Nel 1955 io avevo 16 anni e Peron era stato rovesciato da un colpo di stato. Il mio incontro con la realtà è il frutto dell'amicizia. Non ho mai avuto un contatto intellettuale con la realtà, ma un contatto vivo, risultante dal mio lavoro (ispettore del lavoro) e dalla presenza degli amici che, offrendoti la loro realtà, diversa dalla tua, ti permettono di capire la stessa realtà. La mia prima attività militante è stata a livello sindacale (…). Poi ho incominciato la mia attività politica nel peronismo, assieme ai lavoratori. Ma subito dopo, un nuovo governo militare proibì ogni attività politica. Questo fatto e la logica propria della nostra militanza rivoluzionaria doveva portarci ad una radicalizzazione sempre più grande. E così, siamo finiti nella guerriglia. Prima ci sono state le bombe per sostenere la lotta operaia, poi le rapine in banca (…). Più tardi dovevamo arrivare ai sequestri e alle esecuzioni, la nostra vita era segnata dalla provvisorietà. Qui avviene l'incontro con Delia.

Delia:

Sono nata in Argentina, in una famiglia borghese cattolica e praticante. Dai primi anni della mia adolescenza ho cercato, attraverso le conversazioni con mio padre, il senso della mia pratica religiosa, il senso dei riferimenti che la determinavano. Più tardi le conversazioni diventarono discussioni con tutta la famiglia e diventarono anche aspre, perché io scoprivo delle contraddizioni profonde tra il messaggio del Cristo ascoltato in chiesa e la nostra vita quotidiana, che era quella di una famiglia borghese in un Paese povero. Poi non trovavo neanche il Cristo vivo, in quella chiesa essenzialmente rituale dove l'importante non era salvare l'uomo ma le apparenze. Fu così che arrivò la mia rottura con la chiesa che, con la radicalità propria di quell'epoca della mia vita, sentii come definitiva (…). Dopo la Chiesa sono arrivate le letture marxiste e l'attività militante. È così che ho conosciuto i poveri concreti, la vera povertà materiale e allo stesso tempo trovai un calore umano. Volevo portare fino in fondo il mio impegno assieme a quelli che avevano fame e sete di giustizia, allora anch'io ho fatto la scelta della violenza come mezzo supremo di espressione politica. Ma questa pratica ci allontanava ogni giorno di più dalla realtà che noi volevamo cambiare (…).

Norberto:

L'esempio significativo che segnò l'inizio della fine della nostra partecipazione alla lotta armata fu il seguente: la direzione della nostra organizzazione aveva deciso di fare un sequestro per ottenere dei soldi. Il problema per noi era: cosa dovevamo fare col sequestrato, se non avesse pagato il riscatto? Il mio grande amico, con il quale avevamo cominciato insieme la lotta armata, diceva che doveva essere ucciso, perché era un borghese, di conseguenza non era più un uomo concreto ma una categoria astratta. Gli uomini concreti, i proletari o borghesi non esistevano più, erano diventati categorie intellettuali astratte. Dopo una discussione molto dura si è conclusa la nostra grande amicizia e noi abbiamo cominciato ad allontanarci da una attività militante essenzialmente disumanizzante.

Delia:

Così, tra persecuzioni e clandestinità, abbiamo iniziato, Cacho ed io, a costruire un rapporto di coppia in mezzo alle fatiche, in un ambiente creato per distruggere e non per costruire. In Europa abbiamo conosciuto l'esperienza dei dissidenti dei Paesi comunisti (…).

Norberto:

E’ in questo contesto che io decido di convertirmi al cristianesimo. La ricerca della verità aveva segnato la nostra vita anche nelle circostanze più difficili. La nostra preoccupazione per la miseria materiale e morale degli uomini concreti corrispondeva molto precisamente a questo Cristo, a quegli Apostoli che ritornavano dalla mia lontana adolescenza, come se in realtà non mi avessero mai lasciato. Giustamente, il prete che mi accompagnò nei primi tempi della mia conversione, aveva scelto per il mio battesimo il testo del Vangelo che parla dei pellegrini di Emmaus. Lui camminava accanto a me e io non lo sapevo.

Delia:

Allo stesso tempo ho iniziato un lento e difficile ritorno alla Chiesa, e nel fondo, oggi, ho l'impressione che il Cristo sia stato sempre con me. In realtà più che un ritorno credo che sia la continuazione della mia ricerca (…). È in questo momento che abbiamo trovato Don Giussani leggendo i suoi libri, specialmente Il Senso Religioso, libri che non erano soltanto libri, ma una autentica esperienza di vita. Non abbiamo trovato dei libri ma, concretamente, un uomo.

Norberto:

Prima abbiamo sentito parlare del Movimento grazie ad un giornale italiano che ne fa tanto la propaganda, voglio dire "La Repubblica". La prima volta c'era l'intervista con Roberto Formigoni, noi siamo stati molto colpiti da questa sua scelta di castità, come atto gratuito in un mondo in cui tutto deve servire a qualcosa. Poi c'è stato il dibattito dovuto al dialogo con i socialisti. Così abbiamo conosciuto l'esistenza de "Il Sabato" ed è lì che abbiamo trovato il primo giornale nel quale eravamo quasi totalmente d'accordo su tutti i soggetti. Alla fine, nell'ottobre scorso, abbiamo incontrato il primo uomo concreto di CL, l'illustre Walter Maffenini, e in questo primo incontro ci siamo resi conto che tutta la nostra esperienza di vita ci portava direttamente a fare strada insieme. Cosa abbastanza strana, perché non c'era niente in comune, a livello di fatti concreti della nostra vita, eppure alla fine la strada era la stessa. Poi siamo andati a Milano per conoscere il movimento di CL "in movimento". A Milano e a Parigi, e con qualcuno di loro, abbiamo fatto quest'anno un po’ di strada insieme. Sebbene non siamo stati sempre d'accordo nel confronto con la realtà, in tutti abbiamo trovato qualcosa di diverso, qualcosa di "più" che non abbiamo trovato negli altri ragazzi e ne gli altri adulti che conoscevamo.

Delia:

L'esperienza di nostro figlio è stata particolarmente significativa: nato nella clandestinità, battezzato quando aveva due anni, egli stesso fece la scelta di fare catechismo. Dopo qualche anno in cui andava regolarmente in chiesa, alla fine l'ha lasciata perché non trovava in quello che faceva, nei gruppi giovanili, ciò che c'entrasse con la sua vita. Dunque, ci accompagnò a Milano con atteggiamento scettico. Ma dopo aver visto vivere la gente del Movimento, ci disse: "Se essere cristiano è questo, forse vale la pena". Poi a giugno è andato con i giovani di Milano a fare una vacanza assieme e si può dire che essa sia stata la verifica della verità del Movimento, perché è tornato pieno di entusiasmo e disposto a partecipare attivamente alla vita della Chiesa. Io vorrei dire anche che la strada che fanno mio figlio e Cacho mi aiuta a fare la mia strada.

Norberto:

A questo punto voi potete chiedervi: ma cosa c’entra questa esperienza di vita con i tre personaggi scelti come tema del Meeting 89? Di fronte a questa legittima richiesta io rispondo semplicemente: tutto. Con Sherlock Holmes, noi condividiamo la ricerca che non si ferma mai, ricerca che ci ha portato, come lui, fino agli abissi più profondi. Della sua ricerca, come della nostra si potrebbe dire che è una ricerca disperata. Infatti, giustamente, quando si parla dei guerriglieri si dice: "i disperati". Con molto dolore e sofferenza, la nostra esperienza di vita ci ha insegnato che 24 secoli fa Socrate già sapeva, cioè che non sappiamo niente e che alla base della vera conoscenza si trova un lavoro di conversione interiore che nessuno può fare al posto nostro. Quello che Socrate sintetizzava nella formula "conosci te stesso". Forse la differenza con loro sta nel fatto che oggi sappiamo che il Cristo deve essere il centro della nostra vita, che Lui è la Verità che sempre abbiamo cercato e continueremo a cercare. Noi vorremmo lasciarvi ora un’ultima riflessione. Don Giussani aveva detto, alla fine di uno dei suoi interventi: "Vi auguro di non essere mai tranquilli". Noi vorremmo dire lo stesso con altre parole: vi auguriamo di non fermarvi mai, neanche quando sarete arrivati all’esperienza di CL. Perché se voi vi fermate, questo bel Movimento non sarà più un movimento vivo ma si sclerotizzerà, dunque, forza ragazzi.

M. Vitali:

Non l’ho detto prima, ma adesso si possono fare un po’ di domande (…).

Domanda:

Una domanda veloce veloce. Vorrei che puntualizzasse di più il momento dell’incontro con CL (…).

Norberto:

Credo che sia chiaro che noi abbiamo trovato qualcosa che cercavamo prima, voglio dire che noi eravamo già alla ricerca del Movimento senza sapere che il Movimento esisteva. Quando l’abbiamo trovato, ci siamo resi conto che era veramente questo Movimento che noi cercavamo (…). Come diceva Delia, quando abbiamo letto i libri di Don Giussani noi veramente abbiamo trovato un uomo (…).I libri di Don Giussani non sono libri nel senso di un atteggiamento intellettuale, sono proprio un’esperienza di vita. Questo è veramente straordinario e per questo, leggendoli, si sente che dietro c’è un uomo. Quello che ci ha colpito nel Movimento, veramente, siete voi, insomma, la gente! Qui per esempio, nel Meeting – questo è il primo anno che veniamo – l’atteggiamento della gente, la vostra gratuità, la gratuità con la quale voi fate tante cose (…) è la cosa più importante che noi abbiamo trovato.

Delia:

Io volevo aggiungere che quando ho letto Il Senso Religioso ho fatto l’incontro con Don Giussani, ma ho fatto soprattutto l’incontro con Cristo. Ho capito subito che era il Cristo il nostro migliore amico, che era lui che dava senso a tutto, che era lui la verità. Voglio dirvi che voi mi aiutate a capire questo ogni giorno, perché faccio un po’ fatica in questo, ma voi mi aiutate tanto (…).

Domanda:

Sono rimasta molto colpita da quello che avete detto sul testo Il Senso Religioso, perché la stessa cosa che avete trovato voi l’ho trovata anch’io ed è per questo che adesso sono qui. La cosa che vorrei capire in questo momento – se voi mi potete aiutare – è cosa vuol dire non smettere di cercare, pur avendo incontrato il Movimento di Comunione e Liberazione.

Delia:

Credo, semplicemente, essere…cambiare tutti i giorni, portarci il Cristo tutti i giorni con noi, fare la strada e non fermarsi, perché credo che questa società ci porta sempre a fermarci, ad essere conformisti. Penso che essere veramente cristiano oggi è una cosa molto difficile, perché se siamo veramente cristiani troveremo di fronte a noi tanta intolleranza. Ma questo dico a voi che siete giovani: non fermatevi! Non possiamo lasciare, questo povero Cristo che è morto sulla croce, così da solo. Lui è il nostro senso di vita, la sua morte, la sua risurrezione, la nostra speranza. Dunque, questo deve essere con noi ogni giorno, in tutti i momenti della nostra vita (…).

Prosegue il dibattito.