Venerdì 25 agosto, ore 21

INCONTRO CON Adriana Mascagni, Franco Mussida

Modera:

Guido Gerosa.

G. Gerosa:

Siamo venuti stasera a festeggiare due straordinarie personalità che voi amate e che tutti amano: Adriana Mascagni, un'autrice di canzoni classiche che hanno fatto epoca e Franco Mussida. Con loro festeggeremo l'uscita del disco. Io credo, ne sentiremo qualche canzone (…). È un grande ritorno della canzone di tensione spirituale, ideale, della canzone religiosa. Adesso io farò delle domande ai nostri amici, poi potrete farne anche voi. Sarebbe bello cominciare con una doccia rinfrescante per tutti. Sarà una doccia di parole, speriamo che vi rinfreschino l'anima, se non altro. Volevo chiedere come è nato questo magico incontro, che ha prodotto un'opera straordinaria come quella che sentiremo tra poco; e quale è stato il tipo di sentimento, di feeling, che ha unito questi due artisti, quali i punti di coincidenza, e anche di frizione (…).

F. Mussida:

Per me è stata un'esperienza esaltante soprattutto per il fatto di avere un approccio con il gospel. Quando mi è stato proposto, attraverso un amico comune del Centro professione musica, una scuola che ho a Milano, che ha assorbito per parecchio tempo una parte della mia creatività, questo lavoro con Adriana che non conoscevo, ho accettato di buon grado, dopo aver letto alcune cose sue. Perché in effetti mi ero reso Conto che un'esperienza con il gospel mi avrebbe indubbiamente arricchito, mi avrebbe dato modo di sperimentare delle cose in musica che non avevo fatto in precedenza. Per cui mi sono buttato un po’ a capo fitto in questa esperienza che mi ha portato molto lontano; tra le altre cose, posso dire di avere fatto una sintesi degli ultimi anni del mio lavoro post PFM e, da un punto di vista musicale, di avere messo negli arrangiamenti tutto il linguaggio musicale che ho intenzione di portare avanti con il mio lavoro futuro. L'incontro è stato inizialmente guardingo, perché io non conoscevo Adriana e lei non conosceva me, per cui ci siamo studiati per parecchio tempo, come due boxer in un ring. Ma alla fine abbiamo abbandonato i guantoni e ci siamo messi a collaborare. Io ho guardato un pochino nel repertorio di Adriana, quali potevano essere i punti musicali e soprattutto di testo in cui io potevo sentirmi libero di esprimere i miei sentimenti, i miei pensieri: così è nato un lavoro di otto brani su cui ho lavorato con immenso piacere e con tanta fatica, con entusiasmo, con la collaborazione di moltissimi musicisti che vorrei ringraziare, persone collegate con il Centro professionale di musica di Milano. Ci siamo imbarcati in questa avventura, indubbiamente molto affascinante: soprattutto certi colloqui con Adriana che miravano a scoprire qualche radice comune o a entrare nel sacrario più intimo, magari nei pensieri, nei sentimenti, per capire. È stata un'esperienza comunque molto bella.

A. Mascagni:

Le mie canzoni, quello che noi oggi chiamiamo gospel italiano, sono nate un po’ di tempo fa. In questi anni ho poi continuato a comporne sempre di nuove. La canzone religiosa è stata come una cenerentola, bella, ma vicino al focolare, sconosciuta. Mio desiderio è sempre stato, fin dall'inizio, vestire questa cenerentola del più bel vestito per farne risaltare tutta la bellezza. Ho aspettato tanto tempo, ma non è male aspettare perché c'è sempre un momento in cui l'incontro giusto accade e questo è stato per me l'incontro con Franco Mussida. Infatti Franco Mussida ha saputo dare alle mie canzoni veramente il vestito giusto, non un vestito appiccicato, ma quello che occorreva loro ed è per questo che sono molto contenta di questo disco. Credo sia lo spunto per non sentire più la canzone religiosa come una cenerentola: la canzone religiosa ha la stessa dignità di tutte le altre belle canzoni.

G. Gerosa:

E allora, lanciamo una provocazione che serva poi ad invitare qualcuno a venire a parlare, a dire la sua opinione: qui vediamo una platea sterminata di giovani evidentemente interessati, eppure io ho sentito dire che nei giovani c'è stato, soprattutto negli ultimi tempi, un certo disinteresse. Come sentono loro questo tipo di canzoni?

F. Mussida:

Io non ho una grande esperienza di canzone religiosa, è un argomento che ho affrontato da poco tempo, per cui preferisco parlare delle esperienze che ho avuto direttamente, ascoltando qualche messa con i ragazzi, anche se non sono cattolico: mi reputo un socialista credente. Ho visto qualche ragazzo con la chitarra, che si cimentava in canzoni che potevano essere di Adriana, non lo so. Mi ha colpito il grande entusiasmo nel realizzare queste cose, una necessità profonda, pressante. E, d'altro canto, una certa povertà di comunicazione, che si fermava alla voglia dei musicisti di vivere questa esperienza, più per sé che per le persone che stavano dall'altra parte (…).

A. Mascagni:

Io penso che credere fino in fondo ad una cosa sia per tutti. Se si crede che una canzone religiosa è importante, bella, vera, e questa bellezza, questa verità non si desidera almeno di renderla comunicabile a tutti, si sbaglia. Quello che è vero per sé è vero per tutti, se, è vero. Quello che è bello pure. questo desiderio che deve spingere ciascuno di noi al massimo della bellezza, della professionalità, della espressività in quello che si fa.

F. Mussida:

Volevo sottolineare un aspetto positivo, la grande forza d'animo dei giovani, che può e deve essere vincolata anche in questa direzione; devo dire che il mercato italiano è un po’ ottuso, chiuso, recalcitrante ad aprirsi ad esperienze musicali di ricerca diversa. Non ci sono abbastanza investimenti. Penso che una delle ragioni per cui molti giovani non riescono ad esprimersi anche in questo campo sia proprio una chiusura da parte dei discografici.

G. Gerosa:

(…) Chiedo a loro qual è lo spirito attraverso il quale riescono ad interpretare in termini così attuali, magari provocatori, questo loro empito religioso (…).

F. Mussida:

Non credo più nel rock, nella sua forza di comunicazione positiva, penso che sia diventata negativa per cui ne voglio pubblicamente prendere le distanze. La parola star mi va anche bene, se per star si intende in qualche. modo una possibilità che viene data ad alcuni di noi privilegiati, più fortunati di altri, di essere tramite di un tessuto sottile e fine che poi magari si tramuta in canzoni. È un percorso che si può fare e che io faccio molto volentieri, con l'aiuto vostro, tra l'altro.

A. Mascagni:

Anch'io devo difendermi, perché ho sentito qualche voce: ma cosa fa adesso l'Adriana? Si mette a fare la rockstar? Fa la giovincella che canta sgarzolina? State tranquilli, non è così, è molto più serio e molto più grave. Più grave in questo senso, che io, a dispetto del tempo, sono sempre stata una innovatrice, non mi va di rimanere indietro. A me piace aprire strade nuove e lo farò sempre, vi assicuro, anche prima della tomba. Per, me è soltanto una tappa nuova, un po’ profetica devo dire, per voi, per i giovani che amo moltissimo, perché non vale solo per me, ma soprattutto per con cui sono in contatto quotidiano (…).

F. Mussida:

Piccola precisazione antologica sul significato della parola rock, così almeno non c'è pericolo di venire fraintesi. Ci sono molti linguaggi che fanno parte della tradizione popolare, autentici, fondamentali, pieni di storia, di vita, di comunicazione, che sono, per quanto riguarda la musica anglosassone, il blues, tutte le forme di gospel vero, nero, e la canzone popolare anglosassone, che poi in qualche modo viene suonata con strumenti moderni. lo questo non lo considero rock. Rock è una maniera di essere, una maniera di vivere che secondo me è stata usata dai media come modello di vita, associato ad un sacco di stereotipi della società dei consumi: questo io lo rifiuto profondamente.

Domanda:

Innanzitutto ti chiedo se suonare è un desiderio di sogno, di evasione. Se è questo, è cambiato qualcosa nel rapporto con Adriana? Ad Adriana chiedo una conferma di questo fatto: noi cantiamo le canzoni tue nel Movimento, quelle di Claudio Chieffo, di persone che si sono formate venti anni fa o più; mi sembra che non ci sia una rifioritura di persone che facciano canzoni. Perché questo e state facendo qualche cosa per questo? Grazie.

A. Mascagni:

Questa sensazione è molto netta anche per me e il motivo l'ho accennato prima: è una specie di timidezza, una specie di dicotomia tra la sensibilità che oggi la musica ci suggerisce per i contenuti, per una forma di espressione considerata privata. Io voglio aprire la strada, dare un esempio e continuare a pungolare tutti quelli che incontro ad esprimersi, a tentare, ad incominciare di nuovo; e a questo proposito io vorrei l'anno prossimo, almeno a Milano, fare degli incontri sistematici in cui si tenti di produrre canzoni nuove e di sottoporle al giudizio comune. Comunque buttarsi, incominciare, coraggio!

F. Mussida:

Suonare, suonare, evasione. Per uno che per anni ha fatto duecento concerti l'anno e qualche centinaio di migliaia di chilometri, parlare di musica come evasione (…), non lo so. Il significato e il senso della produzione della Premiata Forneria Marconi, fino ad un certo punto, è andato secondo quello che era il mio stato d'animo e la mia persona di allora. lo mi sento una persona come tante altre che proietta la sua ombra nel suo futuro e che la vede ingigantirsi di problemi, domande, interrogativi irrisolti. Suonare è una tappa. Oggi ho tante domande a cui devo dare delle risposte e spero che il mio lavoro, la musica, grande amica con la quale cerco in qualche modo di capire me stesso, la realtà, mi dia l'opportunità di poter scoprire tante cose, di fare ancora tante domande a cui dare delle risposte.

Adriana Mascagni e Franco Mussida cantano alcuni brani del disco. Chiude il senatore Guido Gerosa con un'ultima domanda a Mussida.

G. Gerosa:

Vorrei chiederti quello che hai sentito venendo al Meeting. La prima volta è sempre una grande emozione e vorrei che tu la raccontassi a questo mondo di giovani.

F. Mussida:

Io sono venuto al Meeting l'anno scorso e direi che quest'anno ho ricevuto una conferma. Quello che più mi ha stupito e che mi riempie l'anima di sensazioni molto belle è vedermi circondato da una grande massa di gente che ha voglia di guardare in alto, di alzare la testa, di rapportarsi con il mondo con valori diversi da quelli che la società sta gettandoci addosso: questa atmosfera si percepisce molto bene. È stato straordinario l'anno scorso, come è straordinario l'incontro che sto avendo con voi in questo momento, perché vi sto sentendo molto vicini. Vorrei spendere due parole su cosa vorrei fare da grande. Se c'è una cosa che mi ha sempre appassionato della musica è la sua capacità di esprimere emozione e generare immagini. Questo generare immagini è stato per me una molla che mi ha consentito di esprimere, di comunicare con una potenza incredibile. Su questo terreno ho cercato di iniziare ancora a lavorare. Avevo smesso per cinque anni. Un'esperienza che voglio citare è quella che ho fatto con i tossicodipendenti a Milano. Ho tenuto un corso di musica con loro e questa realtà di emarginazione mi ha dato sicuramente degli scossoni al cuore, tali che, in qualche modo, mi si è messo in moto di nuovo un meccanismo che mi ha consentito di riprendere la musica come materia di lavoro.

Mussida canta altre canzoni.

G. Gerosa:

Un grazie di cuore per lo splendore di questa serata.