Si comunica solo ciò che è frutto
di esperienza

L’Associazione Nazionale della Comunicazione Club Santa Chiara presenta il proprio Network Nazionale

Giovedì 26, ore 20.00

 

Palmisano: La storia del Club Santa Chiara è nata dall’incontro con un amico. Dopo due anni in Fininvest Comunicazione, nel 1992 sono stato mandato a fare l’assistente del dottor Marcello Dell’Utri. Il lavoro è molto bello, affascinante, pieno di mille questioni, di mille contatti, rapporti pubblicitari, rapporti con le reti televisive, ma soprattutto ricco dell’amicizia con Guido Confalonieri. Una delle caratteristiche che mi ha sempre colpito nella vita, anche lavorativa, è che il cuore di ogni uomo desidera sempre, tutto e sempre: questa è la caratteristica dell’amicizia con lui.

Avevamo proprio la domanda e l’esigenza che il nostro rapporto e la nostra comune appartenenza potesse rendere migliore il nostro lavoro; la prima iniziativa è stata quella di creare un ambito di Scuola di comunità all’interno del gruppo Mediaset. La semplice fedeltà settimanale a questo gesto ci ha spinto ad invitare i colleghi in maniera libera. Insieme a loro riflettevamo sulla possibilità di un pluralismo effettivo, di una libertà effettiva, di una capacità di guardare i fatti e la realtà salvando l’aspetto ultimo che li determina: il Mistero.

Normalmente, nel mondo della comunicazione, questa apertura non c’è. Normalmente nel mondo della comunicazione si giudica e si comunica quello che uno ha già in testa, o veline di partito o veline economiche. Nella pubblicità è la stessa cosa: si trasmette un messaggio che vuole emozionare, ma vuole emozionare semplicemente per vendere. In un ambito così noi siamo persone che desiderano riaffermare con chiarezza, ma anche con semplicità, l’idea che la comunicazione può e deve partire solo a partire da uno stupore per la realtà.

Il Club Santa Chiara è iniziato come tentativo di presenza nuova all’interno di questo mondo. Un tentativo di presenza dove questa integralità dell’esperienza umana sia, quanto meno, tentativamente difesa; dove l’uomo sia innanzitutto lo scopo, non sia lo strumento.

Il Costanzo Show potrebbe rappresentare l’antitesi delle nostre finalità come negazione dell’educazione ad un rapporto: una trasmissione quotidiana che da quindici anni va in onda dando spazio a chiunque, indiscriminatamente, dove non c’è mai spazio per un giudizio, dove non si capisce mai cosa è il bene e cosa è il male, dove tutto è indistinto, dove va bene tutto, perché alla fine vince solo chi conduce. La bellezza, diceva già San Tommaso, è lo splendore del vero. Quindi essere innamorati del bello vuol dire esserlo anche del vero; la trasmissione, il fatto, la persona devono prendere un aspetto gioviale, di divertimento, ma non devono essere mai disgiunti dalla verità. Il nostro tentativo è proprio quello di tenerli congiunti. Vorremmo estendere l’invito e proporre lo stesso tipo di esperienza ad altri operatori della comunicazione,
registi, autori, giornalisti, produttori cinematografici, registi teatrali, pubblicitari, titolari di agenzie, che lavorano non solo a Milano e Roma, ma anche in altre regioni italiane.

Negli anni 1950 i parroci erano preoccupati di costruire le sale cinematografiche, si facevano dare i soldi dall’onorevole democristiano, appena eletto nel 1948, con la promessa di rieleggerlo in futuro. I comunisti avevano perso il confronto con la DC però si preoccuparono di mandare i giovani a scuola di teatro e di cinema. Così succedeva che nelle sale parrocchiali, tra le mura dei cattolici, veniva proiettati film con la visione culturale di altri.

Questo esempio è esattamente la fotografia ribaltata di quello che dobbiamo fare noi. Ci possono essere i giornali di proprietà di altri, televisioni di proprietà degli altri, grandi budget pubblicitari di proprietà degli altri, ma la zucca è libera, la testa e il cuore, quindi la concezione che uno ha del proprio lavoro, della propria vita e dell’utilità che essa ha, è il modo che uno ha di usare la realtà. Bisogna imparare a diventare più intelligenti. Il primo modo è paragonarsi con chi fa la tua stessa tua cosa ed ha lo stesso tuo desiderio.

Il dato significativo è che il mondo dove siamo presenti inizia ad ascoltarci ed inizia a fare i conti con noi, ma soprattutto iniziamo ad essere ascoltati, stranamente, anche dalla Chiesa; quando capita questo ci si deve preoccupare. Poche settimane fa abbiamo infatti ricevuto la sensazionale notizia che siamo stati confermati come co-organizzatori di due grandi appuntamenti del 2000: il Grande Giubileo del mondo dei giornalisti che si terrà il 7 di giugno del 2000 a Roma e il Giubileo dello spettacolo che si terrà a dicembre del 2000. Questo significa che potremo entrare in contatto, a nome della Santa Sede, con tutto il mondo dello spettacolo a livello internazionale.

Ho piena fiducia nella nostra associazione perché è una compagnia di persone che sono professionalmente valide, ma soprattutto amiche; il club può diventare anche per altri un ambito moltiplicatore di contatti e di business. Questo credo sia importante dirlo perché non si può fare nella vita solo filosofia, è importante anche fare cose pratiche, perché è nell’esperienza che si capisce anche la teoria; la teoria senza l’esperienza rischia di non convincere innanzitutto chi professa la teoria. A noi interessa coniugare l’idea che una esperienza sia vissuta in nome di un ideale affermato: la fede senza un’opera rimane un discorso. A noi interessa, nel poco o nel tanto che riusciremo a fare, tentare in maniera unitaria e semplice di dimostrare che le due cose stanno in piedi con dei segni evidenti.

Bedendo: Già adesso il Club Santa Chiara ha soci in undici regioni italiane. Noi vorremmo sviluppare questa presenza dialogando strettamente con la realtà territoriale della Compagnia delle Opere di cui facciamo parte. Il nostro obiettivo è riuscire a creare in ogni regione un referente di Club Santa Chiara che affiancandosi ad un referente della struttura della Compagnia delle Opere possa moltiplicare sul territorio questo stimolo che noi abbiamo cercato di vivere a Milano in questi anni.

Tra gli strumenti di comunicazione interna il "Fans Club" raggiunge tutti i soci e li tiene aggiornati sulla vita, su tutto quello che avviene, fornendo stimoli e anche segnalando iniziative, opportunità di lavoro, ricerche di personale e tutte le attività che i soci sul territorio svolgono. Questo strumento viene integrato da aggiornamenti perché è molto importante che tutti i soci siano costantemente informati, altrimenti la rete non ha senso abbia un senso.

Abbiamo deciso di chiamarci "Compagnia della Comunicazione", perché questo, da un lato ribadisce la nostra appartenenza alla più grande Compagnia delle Opere, e dall’altro, ci è sembrata la parola che maggiormente descrivere la realtà della nostra esperienza di questi tre anni. Il "Fans Club", proprio perché sia uno strumento efficace di dialogo con la segreteria generale, meglio, con gli altri soci attraverso la segreteria generale, non deve essere semplicemente visto come uno strumento di lettura, ma come strumento di informazione; deve diventare interesse dei soci darci le informazioni affinché possa aumentare la circolazione delle idee nella nostra compagnia.

Girone: Quando Palmisano mi ha parlato di Fin Chiara, di questa originalissimo modo di approcciare il mondo della comunicazione attraverso società consortili, attraverso società molto specializzate, ho colto due grandi caratteristiche principali: l’amicizia e la creatività.

Fin Chiara è ispirata alla ricerca del vero, del bello, del giusto e dell’innovazione. Il primo obiettivo infatti è operare nella comunicazione, il secondo è quello di ricevere proposte da chiunque. Noi analizziamo queste richieste o queste idee e poi, insieme, se riteniamo che siano sufficientemente creative, sufficientemente innovative, cerchiamo di portarle avanti, di costruire qualche cosa di nuovo, di importante, con noi e con gli sponsor che insieme possiamo trovare. Questa è la finalità del tutto.

Mugerli: La comunicazione che intendo fare riguarda il perché io mi sia avventurato in questo campo. Nell’ambito in cui opero, che è un ambiente ecclesiastico, si ragiona sempre per progetti costruiti a tavolino o schemi burocratico organizzativi, pensando in questo modo di ricostruire una cultura cattolica nel paese. Il procedimento che per avventura umana, ecclesiale, professionale ho intrapreso insieme agli amici del Club Santa Chiara presenta un metodo del tutto diverso: la novità nasce soltanto da un incontro di persone che lavorano. Esse si mettono insieme, si confrontano sul significato del loro lavoro e nasce una domanda che muove verso la novità. Questo è l’aspetto rivoluzionario del Club Santa Chiara.

Da questo punto di vista Video Chiara significa mettersi insieme di alcune società di produzione televisiva o di produzione audiovisiva, estremamente rilevanti, alcune fra le maggiori e significative del Paese, con l’intento di mettere a frutto una serie di progetti. Queste proposte creative che possono trovare un canale espressivo dentro gli attuali mezzi di comunicazioni principali delle reti televisive che tutti conosciamo. È un cammino iniziato da poco ma che ci auguriamo possa dare frutto.