E se gli Stati Uniti diventassero un’America?

Il Melting Pot negato fino a ieri potrebbe realizzarsi in un prossimo futuro

Domenica 23, ore 17

Relatori:

Amelia Platts Robinson

Claude Larre

Moderatore:

Giancarlo Cesana

 

Cesana: Melting Pot vuol dire: la pentola dove si mischia tutto. Il titolo dice che questo mischiarsi di tutto non è così semplice come sembra. Negato fino a ieri, potrebbe realizzarsi in un prossimo futuro: è un auspicio.

Amelia Platts Robinson è nata in Georgia; da anni è impegnata nel Movimento dei diritti civili. Ha collaborato con Martin Luther King dal ‘54 fino alla sua morte. E’ membro dirigente del Movimento Internazionale Schiller Institute nato nel 1984 in Germania e negli Stati Uniti.

Robinson: Gli USA sono veramente un crogiolo, forse lo sono anche altri Paesi, ma questo è il primo. Pensate ad Adamo ed Eva, due persone che hanno popolato tutto il mondo. Quindi noi siamo conseguentemente tutti fratelli, ma siamo anche i custodi dei nostri fratelli e questo indipendentemente dal colore della pelle. I primissimi colonizzatori europei che si sono affacciati al Nuovo Mondo sono stati obbligati ad andare in America. Molti di questi, infatti, venivano considerati come trasgressori della legge, criminali nel loro stesso Paese. Essi hanno ricevuto un’accoglienza a braccia aperte dagli indigeni conosciuti col nome di indiani. Gli indiani hanno manifestato la loro amicizia, dando ai nuovi venuti dei regali come piume di aquile, in segno e simbolo di protezione, frumento, granoturco per il cibo, e la pelliccia di un orso ecc. Immagino che conosciate il resto, cioè cosa è successo dopo, come gli indiani sono stati ingannati, sfruttati. La divisione e la conquista erano i metodi utilizzati all’epoca e spero che vi convincerete del fatto che questo stesso metodo viene tutt’oggi utilizzato dagli USA, voglio sperare che cercherete di tenere sotto controllo e guardare bene la divisione che si sta perpetrando nel vostro stesso Paese. Ma mentre questi indiani si combattevano a vicenda, arrivarono i colonizzatori e rubarono, portarono via loro le terre e questo ha portato quello che va sotto il nome di "Sentiero delle lacrime". Migliaia e migliaia di indiani sono stati praticamente portati via dal loro Paese, molti morirono durante la marcia. Oggi gli indiani vivono in luoghi dove non esistono alberi, non c’è acqua, per avere acqua devono recarsi soltanto in una casa o in un edificio, dove vivono i funzionari amministrativi. Gli africani sono stati condotti in America forzatamente, privati della loro cultura, della loro famiglia e di tutto ciò che amavano e quindi non hanno potuto portare etnicamente niente. Lavoravano sotto pressione, ma le canzoni e in particolare quella che dice che "a volte mi sento come un bambino senza madre", tutte queste canzoni sono nate dalle pressioni di tutti noi afro-americani al lavoro: ecco perché questa è l’unica musica originale americana.

Genti che vengono da tutti gli angoli del mondo, hanno trasformato l’America nel crogiolo più grande, ma dovrebbero essere animati dall’amore, dalla comprensione, invece tutto è andato male, perché c’è odio e gelosia e avidità e tutti questi sentimenti sono usciti dall’America, sono andati ben oltre oceani e i mari. Siamo arrivati al punto che le nazioni combattono contro altre nazioni e coloro che arrivano in America, soltanto con uno zaino sulle spalle, sembrano essere caduti nella stessa insidia, nella stessa trappola. Anch’essi sono stati sottomessi al lavaggio del cervello, perché gli è stato semplicemente detto di usare le persone di colore, perché sono solo dediti al lavoro manuale. Io invece vi vorrei lanciare un monito: non fatevi ingannare dalle cosiddette statistiche, che vengono elaborate sugli afro-americani in America circa la loro non produttività, la loro non moralità, criminalità. Questo non è altro che un paravento ed è stato creato da coloro che sono gelosi e che lo usano per nascondere tutte le loro manchevolezze. L’America si è guadagnata la prosperità alle spalle dei poveri, degli analfabeti e alle spalle degli afro-americani.

Se leggete i giornali americani, vedrete che l’onore viene riconosciuto solo agli atleti sportivi, ma non vi dicono mai che Benjamin Banaker, i cui genitori erano schiavi, faceva parte di una squadra di periti, dove c’era anche un francese. Il loro compito era quello di costruire la città di Washington, tuttavia il francese decise di prendere i progetti di costruzione e di tornare in Francia senza lasciare nessun’istruzione. La mente fotografica di Banaker gli ha permesso di costruire la città di Washington proprio così come si presenta oggi, ma nessuna menzione è mai stata fatta di lui anche se egli è stato il primo a dare all’America il primo almanacco, il primo orologio di legno. Altre grandi menti afro-americane hanno prodotto altre cose, per esempio la macchina per sgranare il cotone, il sistema di aggancio delle ferrovie e migliaia di altre invenzioni. Nei libri di testo americani non viene menzionato mai questo tipo di cose. Il motivo è quello di minimizzare l’apporto della razza nera e farvi credere che questo tipo di razza non abbia nessuna capacità di produrre e di organizare. Gli afro-americani sono veramente e seriamente arrabbiati, ma continueranno la loro lotta comunque senza violenza, per la giustizia e per ottenere il riconoscimento dei loro diritti civili. Le rivolte negli USA riguardano proprio i maltrattamenti degli afro-americani, gli sfruttamenti, le ingiustizie e le aggressioni. Vorrei fare un appello: non abbiate paura, ma amore. Amatevi a vicenda e siate tolleranti, risolvete le vostre differenze fra di voi, perché se così non fate, tutti voi sarete lacerati mentalmente e non avrete più né pace, né serenità, perderete il contatto con la verità e il contatto con Dio. La paura vi trasformerà in codardi, mentre la fede in Dio no. Amatevi a vicenda così come Dio ci ha amati.

Claude Larre, gesuita, nato nel 1919, ha fondato nel 1971 a Parigi l’Istituto Ricci, che ancora oggi dirige, per comprendere la realtà cinese e farla conoscere all’Occidente.

Larre: Cercheremo insieme di capire meglio lo spirito dei cinesi osservando il loro comportamento. I cinesi di cui vorrei parlarvi sono i cinesi importanti, influenti, quelli che nelle grandi società soprattutto sono capaci di creare un ponte tra una generazione di vecchi legatissima a tradizioni nazionali e ad un’altra più moderna capace di accogliere la lezione occidentale la quale inevitabilmente influenzerà il nostro comportamento futuro.

Un primo punto che ci interessa è la formazione o meglio l’educazione. Due sono i poli fondamentali: l’apprendimento della lingua materna, della cultura e poi un insieme etico e morale e a volte religioso nel senso di una religione rivelata oppure una religione naturale. Dalla nascita fino all’età di 5/6 anni la famiglia plasma il giovane cinese, successivamente i cinesi all’estero frequentano scuole del paese di accoglienza e a volte frequentano scuole cinesi, riconosciute dai vari governi dei paesi ospitanti, come a Milano o a Parigi. All’età di 12 anni circa, il giovane cinese entra in competizione con i coetanei dei paesi ospitanti. Si è notato che questi cinesi lavorano due volte di più, così a 20 anni hanno la padronanza di una lingua difficile che si scrive con gli ideogrammi.

Ci si chiede se le nuove generazioni saranno capaci di resistere a tanta falsa cultura operante nel nostro tempo. A coloro che rispondono di no, occorre rammentare che nei momenti pesanti e gravi del destino nazione i cinesi si ricordano sempre e ancora di 3.000 anni di storia. I cinesi sono capaci di conservare la loro cultura; al tempo stesso sanno ricevere il meglio di quanto noi sappiamo dare loro e ne hanno dato ampia prova nel passato. Nel XVII e XVIII secolo si sono aperti in modo esemplare (però solo nell’ambito della Corte Imperiale, quella di Pechino) a tutte le missioni, scientifiche e religiose. Vorrei ricordarvi che una delle prime opere cinesi tradotte è il De Amicizia di Padre Matteo Ricci. In una sua lettera scrive: "Siamo stati ricevuti dai cinesi in modo mirabile".

I cinesi sono capaci di relazione e quindi sono grandi commercianti di beni, ma anche di idee, comportamenti e valori. Per questo il giallo, specialmente il cinese continuerà a contribuire al progresso della civilizzazione umana. Gli americani rappresentano un po’ la scienza e la tecnologia, ma bisogna considerarli come un popolo etnicamente giovane, in formazione e socialmente turbato.

Se gli americani riconosceranno più autenticamente che i cinesi contribuiscono all’evoluzione degli ideali dell’umanità allora terranno in conto le istanze e le caratteristiche cinesi. Allora l’integrazione e gli scambi culturali reciproci permetteranno una vita umana migliore.