I cristiani in Cina

Domenica 21, ore 15

Relatore:

Giancarlo Politi, direttore della rivista "Mondo e Missione"

 

Politi: Sono ormai 45 anni che la Chiesa Cattolica non ha pace nel continente cinese, ed è costantemente travagliata da prove e da difficoltà. Credo che ciò non sia mai capitato in maniera così vasta, profonda e continua nel resto della storia della Chiesa.

Mao Tse-Tung, il primo ottobre del ‘49, in piazza Tienammen, lanciava alla nazione il suo messaggio di liberazione portato con le sue forze rivoluzionarie; già quel discorso poneva alla Chiesa di Cina una terribile sfida, giocata su poche parole: o scomparire come forza di un qualunque rilievo oppure sottomettersi in tutto ai nuovi padroni.

Nel 1950, qualche mese dopo la proclamazione della Repubblica, Chu En-Lai volle ricevere per gli auguri del Capodanno cinese i capi di tutte le religioni. C’erano presenti anche cinque cattolici: due vescovi, il Vicario generale di Pechino e due laici. Chu En-Lai spiegò in dettaglio quale era la nuova politica: dovete scomparire. Le parole utilizzate furono però diverse: "Noi vi lasceremo continuare a insegnare e a cercare di convertire la gente, perché noi, come voi, crediamo che la verità vincerà. Siamo convinti che la vostra fede non sia vera, per cui se noi siamo nel giusto il popolo la rifiuterà e la vostra Chiesa diventerà obsoleta; d’altra parte, se voi siete nel giusto, allora il popolo crederà a voi. Siamo pronti a correre questo rischio".

Il povero Chu non è vissuto abbastanza per accorgersi di avere avuto torto: è morto nel gennaio del ‘76, nove mesi prima di Mao, e non ha vissuto lo shock, che però hanno vissuto i suoi commilitoni tre anni dopo, di accorgersi che la persecuzione violenta e terribile, durata un’infinità di anni, non aveva assolutamente ucciso la Chiesa, che anzi ne usciva ancora più purificata: non aveva più niente, era povera di tutto, ma era ricca di uomini, di persone che trovavano dentro di sé ancora tutta la voglia di vivere, di essere quello che avevano imparato ad essere, discepoli di Cristo.

Negli anni ‘80 il regime si è accorto improvvisamente che la Chiesa, in trent’anni di continua e terribile persecuzione capillare, in cui venivano eliminati fisicamente tutti coloro che non si piegavano, non solo non è stata eliminata, ma anzi, si è allargata e ha trovato nuovi aderenti. È stato un momento di panico: era ancora vivo il Vice Presidente, uno dei vecchi rivoluzionari, che in un discorso – siamo nell’81 – al Comitato Centrale disse: "Ci siamo sbagliati, volevamo annientare questi credenti, ma adesso ci accorgiamo con stupore che ci sono ancora. Bisogna continuare, cambiamo politica, ma l’obbiettivo deve rimanere uguale".

Cosa è oggi la Chiesa in Cina? Anzitutto, ha due volti, i due volti di una stessa realtà. Uno è quello che qualunque visitatore che vada in Cina vede: chiese aperte, Vescovi, preti, suore, gente che si muove. Chiameremo questo il volto ufficiale della Chiesa, quello che in una maniera o in un’altra accetta la mediazione dell’"associazione patriottica". Dopo aver visto ciò, si potrebbe concludere che esista una bellissima e libera realtà di Chiesa.

Ma questo è solo una minima parte. Esiste l’altro volto della Chiesa, non ufficiale, che non accetta la mediazione dell’associazione patriottica, e a cui basta la propria fede, accettando così di correre enormi rischi. Possiamo definire questi due volti – pur usando termini inesatti – "Chiesa patriottica" e "Chiesa clandestina". Gli appartenenti alla Chiesa non ufficiale infatti non sono clandestini nel senso che non si vedono: si vedono e sono alla luce del sole, non li vede il turista, ma il regime sa benissimo chi sono. Analogamente, i patriottici non necessariamente sono soltanto quelli che collaborano.

La Chiesa non ufficiale – "clandestina" – è quella che ci interessa di più: è la Chiesa che oggi è martire. Ha ancora le 143 circoscrizioni ecclesiastiche che trovate nell’annuario pontificio – come nel 1949 –, ma molte di queste 143 circoscrizioni, diocesi per intenderci, sono senza Vescovi né preti, molte da anni. Prima del ‘49, c’erano i missionari stranieri, cacciati questi non c’è più stato nessun sacerdote. Dopo quarant’anni senza preti, senza vescovi, senza nessuno, quelle poche decine di migliaia di cattolici erano diventati centomila e ancora oggi sono senza preti. Il 24 agosto verrà ordinato il primo prete di quelle diocesi.

La Chiesa ufficiale ha cambiato radicalmente la propria struttura. Quando noi oggi parliamo di Chiesa, indichiamo il popolo di Dio con i diversi uffici al suo interno: l’ufficio di Pietro, l’ufficio del Vescovo, l’ufficio del prete, e così via. È proprio su questo punto che la minaccia, la persecuzione, la lotta contro la Chiesa avviene; infatti, l’organismo apice della Chiesa in Cina si chiama Conferenza dei Rappresentanti Cattolici Cinesi, un organismo che viene convocato con scadenze di circa cinque o sei anni e il cui tempo viene però concordato con le autorità dello Stato. A queste Conferenze – l’ultima è stata nel ‘92 – hanno partecipato 272 persone, di cui 50 erano Vescovi, i Vescovi ufficiali.

Così si ha lo stravolgimento di ciò che è la Chiesa. La Chiesa è infatti un dono che si riceve da Dio: ci viene dato nelle mani perché ci viene regalata una presenza, la presenza di Cristo tra noi, e il nostro compito è di accogliere Gesù Cristo e di fare quello che Lui ha fatto, darci gratuitamente e ripetere le parole che Lui ha detto, per poter diventare uomini nuovi.

Qui avviene lo stravolgimento: la Chiesa ufficiale è infatti pensata come un’assemblea, o meglio come una ditta che ha dei soci: voi e noi siamo i soci di questa ditta. Per questo, ogni tanto ci incontriamo e decidiamo che cosa fare, per esempio di stare zitti sulla politica terribile della limitazione delle nascite in Cina; oppure decidiamo, dopo il massacro di Piazza Tienammen di cui quasi tutti siamo stati testimoni, di dire che il Governo ha fatto bene. La Chiesa non è in queste posizioni, perché lì Gesù Cristo non c’è più, perché non ci sono più persone che riconoscono di aver ricevuto un dono immenso e che quindi lo vogliono trasmettere intatto.

Per quarantadue anni lo Stato ha pensato di togliere la prima responsabilità della Chiesa ai Vescovi, ma non c’era mai riuscito, perché aveva sempre incontrato resistenze: l’unico successo è stato quello di piegare i singoli Vescovi, mai il corpo episcopale.

Nel ‘92 la quinta conferenza fatta da laici, con presenti anche laici non battezzati come rappresentanti dell’ufficio politico degli affari religiosi, dà al collegio dei Vescovi cinesi il suo regolamento. In genere in Italia avviene il contrario: sono i Vescovi che danno all’Azione Cattolica o a Comunione e Liberazione o ad altri le indicazioni o i regolamenti. Qui è avvenuto l’opposto. Al Collegio dei Vescovi è stato dato un regolamento con tre norme terribili. La prima è l’articolo 2, secondo il quale i Vescovi faranno di tutto per farsi guidare nel loro ministero dal principio dell’indipendenza e dell’autonomia della Chiesa cinese. In questo modo, il Vescovo, come primo compito, deve affermare l’indipendenza della Chiesa di Cina e la sua autonomia. Ma da chi? Da Pietro e dalla Chiesa universale (anche se non è detto così chiaramente, è evidente).

La seconda è contenuta nell’articolo 4, in cui si afferma che sarà l’assemblea dei rappresentanti a giudicare il Collegio dei Vescovi, fino a decretarne anche l’eventuale scioglimento. In questo modo, la conferenza accetta come primo gesto, come prima regola della sua esistenza, la guida del partito comunista anziché del Vangelo.

Terza norma: saranno i Vescovi, nel loro Comitato Centrale, a nominare i Vescovi delle diocesi. Quando mai, nella Chiesa, un Vescovo ha avuto il compito di nominarne un altro? Con tutti i travagli, con tutti gli alti e bassi che sono avvenuti nella Chiesa, è certo, almeno nell’ultimo millennio, che è compito di Pietro, oppure di un Sinodo. Staccandosi da tutta la consuetudine della Chiesa, questo gruppo adesso nomina i Vescovi che vuole. Giudicate voi a che punto si è arrivati, e in che maniera uno può collocarsi dentro a questo nuovo volto di Chiesa.

Nel 1957 la prima conferenza dei rappresentanti cattolici cinesi accettò dal governo un’indicazione che si rivelerà la fonte della sua morte, cioè di costituire al suo interno una associazione che verrà chiamata "Associazione patriottica dei cattolici cinesi". All’inizio non aveva molte ambizioni, ma era chiaramente nelle intenzioni dello Stato mettere dentro la Chiesa uno strumento con cui controllarla. Questo progetto si realizzò sei mesi dopo con le prime ordinazioni episcopali che avvennero a Wuhan, nel centro della Cina, dove furono consacrati i primi due Vescovi senza l’approvazione del Papa.

In quella occasione, il "Quotidiano del popolo" affermò che l’associazione patriottica era stata eletta all’unanimità, ma oggi si sa che non fu così: votò per la costituzione della associazione solo il circolo dei laici. Tutti quelli che denunciarono la menzogna del giornale finirono poi in carcere. Chi di voi sa un pochino la storia recente, avrà sentito del Vescovo Pietro Giuseppe Fan, Vicario generale di una nostra ex Diocesi del PIME, e di tantissimi altri che sono scomparsi perché protestarono contro la menzogna di quel giorno di agosto dell’articolo del "Quotidiano del popolo". Decine di Vescovi sono scomparsi per venti o trenta anni: Giuseppe Fan è morto nel ‘92; dal 1958 alla morte è sempre stato in carcere o al domicilio coatto, ed è morto con i segni evidenti di una corda legata al collo. Scomparvero anche tantissimi preti e un numero infinito di laici, per non aver accettato l’imposizione della Associazione patriottica.

Quando nel 1980 in Cina accadde lo shock culturale di cui abbiamo precedentemente parlato, Den Xiao Ping decise che bisognava ridare libertà alla Chiesa, ma una libertà che fosse vigilata e controllata. Ricordiamoci – nessuno oggi lo dice – che Deng Xiao Ping era il segretario del Partito comunista negli anni ‘50, quando in Cina morirono quarantatre milioni di persone durante il grande balzo in avanti. Quest’uomo decise di dare alla Chiesa una libertà vigilata, come risulta chiaramente dal documento n. 19 dell’82 e dal n. 3 dell’89, in cui è scritto che la politica di libertà religiosa, che tutti i membri del partito devono mettere in atto con scrupolosa coscienza, ha come obbiettivo non l’espandersi della Chiesa, ma la sua morte, la sua eliminazione. L’ultimo documento di questo tono porta la data del 31 gennaio 1994.

Per combattere e per fronteggiare questo enorme pericolo, questa enorme minaccia, il Papa ha compiuto un atto a mio parere estremamente illuminato: ha permesso che, tramite talune indicazioni, i Vescovi eleggessero altri Vescovi senza consultarlo, proprio per l’emergenza della situazione in cui si trovano. È accaduto nel 1980: dato che non era possibile comunicare con l’esterno, il Vescovo di Pautin e il Vescovo di Fen Sian, dopo essere stati liberati, si presero la responsabilità di ordinare i primi Vescovi, per non permettere che la Chiesa morisse; come poi scrissero al Papa, lo fecero perché Vescovi della Chiesa Cattolica, per responsabilità ecclesiale.

Comincia nell’81 una nuova serie di Vescovi che il regime non riconosce; per lo Stato non esistono, sono soltanto dei controrivoluzionari e degli eversivi che vanno contro lo Stato e che quindi sono perseguibili a termini di legge. Proprio da loro inizia la Chiesa che noi amiamo, la Chiesa che più ci sta a cuore, una Chiesa che vive in un conflitto terribile.

Questi Vescovi mettono in piedi la Chiesa. Oggi voi non la vedete, non è facile vederla, ma ha una sua esistenza, realmente "da cani", perché i suoi Vescovi sono sempre in fuga. Ci sono centinaia di preti, migliaia di cattolici, di cristiani che credono in questo, seminari che non hanno un luogo, ma che hanno un riferimento in preti e in Vescovi. È arrivato a tal punto questo organizzarsi parallelo, che da qualche anno lo Stato non ha più potuto negarne l’esistenza e ha cercato di conquistarlo, di portarlo dalla propria parte.

Lo Stato ha cercato quindi degli alleati per portare avanti questo progetto, trovandoli tra i Vescovi, i preti, i laici, sia che ci caschino senza accorgersene, sia che lo facciano per scelta.

Il progetto dello Stato vuole che nasca una Chiesa diversa dalla Chiesa che è oggi: senza riferimento al Papa e al Vescovo, senza riferimento ai testimoni della Resurrezione; ma se non abbiamo più Gesù Cristo risorto da annunciare al mondo, per che cosa esisteremmo? Non ci sarebbe più alcuna ragione, non avremmo più niente da dire, saremmo una ditta che gestisce asili, orfanotrofi, qualche casa per anziani, una ditta magari con soldi, ma solo una ditta, non più una Chiesa. Lo Stato ha trovato parecchi sostenitori di questo tipo, talmente tanti che attraverso di loro è riuscito a convincere i Vescovi non ufficiali ad accettare l’incarico ufficiale da parte del governo. Otto di essi, usciti dalla non ufficialità, sono diventati Vescovi ufficiali.

Vorrei poi aggiungere che fra 5 o 6 anni la Chiesa di Cina sarà cambiata totalmente, perché morirà per ragioni naturali tutta la vecchia guardia, i vecchi Vescovi, i vecchi sacerdoti, i vecchi cristiani, i papà e le mamme dei seminaristi e dei preti che sono stati ordinati in questi anni e a cui, quando andavano a casa in vacanza, per prima cosa la mamma diceva: "Hai pregato per il Papa? Se non hai pregato per il Papa, non ritorni più in Seminario, perché in Seminario devono farti imparare questo".

Sono poche le cose essenziali nella vita cristiana: pregare, accettare il Papa, dire il Rosario... questo è quello che ha fatto la Chiesa cinese dei martiri, pur non avendo tanta cultura. Questa Chiesa dei martiri, la vecchia guardia, scomparirà per ragioni naturali, e chi viene dopo non ha avuto nessuna esperienza di cosa vuol dire essere Chiesa universale, Chiesa cattolica. È tragico, perché la Chiesa universale non è un’astrazione, è la solidarietà, o perlomeno la comunione che nel nome di Cristo si stabilisce tra me e chiunque confessi il nome di Cristo in questo mondo.

Quest’anno, negli ultimi sette-otto mesi, sono stati già eletti autonomamente tre Vescovi, tutti sui trent’anni, ordinati preti da tre-quattro anni, non di più. È una tragedia, perché non hanno esperienza, non hanno preparazione, non sanno che cosa vuol dire l’amore per tutta la Chiesa e non soltanto per il proprio "pollaio". Il Governo attendeva questo momento da sempre, e vi è preparato. Non so se noi siamo preparati, non mi sembra, perché non siamo neanche coscienti di che cosa stia avvenendo: la trasformazione di una Chiesa in una ditta, sotto i nostri occhi, senza che noi ce ne accorgiamo.

Ogni tanto, ad intervalli regolari, viene fuori anche l’assurda accusa – che i nostri giornali amano trattare come sensazione – alla Santa Sede di non capire, a proposito delle relazioni con il Governo Cinese, i segni dei tempi, di non capire il momento presente.

Se voi tenete presente il quadro che ho appena dipinto, potrà mai la Santa Sede entrare in relazione con questo governo? Io non penso, a meno che cambino i termini, perché mai potrà essere accettato che un ateo decida chi sarà un Vescovo della Chiesa o che uno che non crede decida quale sarà il contenuto della fede o quale sarà l’etica da seguire.