Presenza cristiana all’università di Toronto

 

 

Martedì 25, ore 15.00

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Relatore:

Thomas M. Rosica, Reverendo Padre Cappellano dell’Università di Toronto e Docente di Esegesi delle Sacre Scritture

 

Rosica: Prima di tutto vorrei esprimere la mia profonda gratitudine al vostro movimento per il privilegio che mi è concesso di testimoniare la mia esperienza quale cappellano dell’università più grande del Canada. Vorrei anche dire la mia grande ammirazione per il vostro fondatore, monsignore Luigi Giussani, un grande modello della nostra epoca, che ha compreso bene il vero senso di essere cappellano di un’università ai giorni nostri. È da molti anni che sento parlare di questa esperienza chiamata "Meeting" - stupenda manifestazione culturale fatta di convegni, dibattiti, testimonianze e mostre. Coloro che sognarono questo incontro nel 1980 pensavano ad un momento di confronto e di dialogo fra uomini con le più diverse esperienze, culture ed idee, a conferma di quella apertura e di quell’interesse a tutti gli aspetti della realtà che caratterizza ogni esperienza cristiana. Tutto quello che cercate di creare durante questo incontro è pienamente in linea con lo scopo della nostra pastorale all’università di Toronto e, più precisamente al Centro Cattolico cardinale Newman, dove lavoro.

Il vostro tema di quest’anno è "La vita non è sogno". Seguendo quest’idea, potrei dire che, secondo la mia personale esperienza, la pastorale universitaria oggi non dovrebbe essere sogno, ma realtà viva.

Nel settembre 1994, la mia congregazione religiosa e l’arcidiocesi di Toronto decisero di affidarmi la direzione del Newman Centre a Toronto. Questo centro studentesco cattolico universitario, uno dei primi in tutto il nord America, nacque all’inizio del secolo per opera di un gruppo di laici che intravide la necessità di un circolo a servizio dei bisogni religiosi, pastorali e sociali degli studenti cattolici dell’Università di Toronto. Il Newman Centre è quindi presente presso il campus dell’università da quasi un secolo. Fu inizialmente amministrato dai padri paolini, poi dall’arcidiocesi di Toronto e, dal 1957, dalla congregazione di san Basilio (i padri basiliani di Toronto di cui anch’io faccio parte).

Così prese avvio la più grande sfida della mia vita. Arrivai al nostro Centro convinto che, attraverso i secoli, molti leaders cristiani, dedicando la loro vita all’evangelizzazione nei campus universitari, avessero contribuito a tradurre in realtà il sogno e l’idea di una capillare diffusione e di una radicale testimonianza del messaggio di Cristo fra i giovani. E mi trovai a misurarmi con il fatto che, durante gli ultimi trent’anni, l’identità del Newman Centre era venuta delineandosi come punto di riferimento non tanto degli studenti cattolici dell’università, ma di adulti con grosse difficoltà a "relazionarsi" con la Chiesa, con la gerarchia, insomma, con la vita! Legami ufficiali con la Chiesa non esistevano. Solamente uno sparuto gruppo di studenti frequentava la cappella. Mi sono quindi chiesto: qual è lo scopo della pastorale universitaria oggi? A questo proposito vorrei leggervi parte di un documento, pubblicato nel maggio 1994 dalla Congregazione per l’educazione cattolica, il Pontificio consiglio per i laici, ed il Pontificio consiglio della cultura, estremamente ricco di contenuti, intitolato: "La Presenza della Chiesa nella Cultura Universitaria". Leggo dal documento il punto 5.

"La parrocchia universitaria è, in certi luoghi, un’istituzione più che mai necessaria. Essa suppone la presenza attiva d’uno o più preti ben preparati a questo specifico apostolato. La parrocchia è un ambiente privilegiato di comunicazione con il mondo accademico nella sua varietà. Essa permette di stabilire delle relazioni con personalità della cultura, dell’arte e della scienza ed assicura al contempo una penetrazione della Chiesa in questo ambiente così complesso nella sua multiforme singolarità. Luogo di incontro, di riflessione cristiana e di formazione, essa dà ai giovani la possibilità di accedere ad una realtà di Chiesa prima sconosciuta o mal conosciuta ed apre la Chiesa alla gioventù studentesca, alle sue problematiche ed al suo dinamismo apostolico. Luogo privilegiato della celebrazione liturgica dei sacramenti, la parrocchia è prima di tutto luogo dell’eucarestia, cuore di ogni comunità cristiana, culmine di ogni apostolato".

Quando, durante la visita dello scorso anno di sua eminenza il cardinale Pio Laghi (venuto a Toronto per pronunciare un discorso importante davanti a più di 900 persone sul Catechismo della Chiesa cattolica), ho scoperto questo testo, mi sono detto: "Ciò che stiamo tentando di offrire ogni giorno alla nostra comunità universitaria di Toronto non è altro che la missione della Chiesa universale.

Lo scopo della pastorale universitaria

Il nostro Centro pastorale si caratterizza innanzitutto per l’esperienza di vita comunitaria della sua équipe pastorale. Così io vivo, prego, celebro Messa, cordino ed animo le attività del Centro assieme a tre religiose ed otto studenti (maschi e femmine). Insieme formiamo una piccola comunità, e cerchiamo di testimoniare la gioia del Vangelo a un immenso campus con più di 60.000 studenti.

Muovendo dalla visione, dal sogno del cardinale John Henry Newman di un’università cattolica in cui teologia, arti e scienze fossero insegnate in dialogo reciproco, il nostro Newman Centre si pone l’obiettivo di promuovere:

1. una pedagogia catechetica di carattere "comunitario", che offra una molteplicità di proposte e presenti la possibilità di itinerari differenziati e di risposte adatte ai reali bisogni delle persone;

2. una pedagogia dell’accompagnamento personale, fatta d’accoglienza, di disponibilità e d’amicizia, di relazioni interpersonali, di discernimento delle situazioni vissute dagli studenti e dei mezzi concreti per migliorarle;

3. una pedagogia dell’approfondimento della fede e della vita spirituale, radicata nella Parola di Dio, approfondita e condivisa nella vita sacramentale e liturgica;

4. una pedagogia che offre "un terreno comune" alla Chiesa locale, all’università, ed anche al mondo. Quest’idea di "terreno comune" è stata tracciata dall’amatissimo cardinale Joseph Bernardin da Chicago degli Stati Uniti, nel suo scritto "Iniziativa su un terreno comune". Ciò che costituisce il cuore di questa iniziativa è la figura di Cristo - un Cristo che è sempre in dialogo con l’uomo. Una volta che ci riconosciamo radicati nella sua persona e nella sua missione, diveniamo consapevoli del valore della fedeltà nei confronti della tradizione e dell’insegnamento della Chiesa cattolica, la base su cui poggia ogni "Iniziativa su un terreno comune", il richiamo sia dalla destra che dalla sinistra. Non c’è luogo più propizio che un "Newman Centre" per vivere e sperimentare "il terreno comune" in una diocesi. Lavoro con tutte le mie forze affinché i giovani oggi siano consapevoli della loro chiamata a mediare l’amore e il perdono fraterno e reciproco nella Chiesa e nella vita pubblica. Attraverso la capellania universitaria, ci rendiamo conto che, come cristiani, non siamo chiamati a scandalizzare il mondo imponendo il cattolicesimo attraverso l’antagonismo e la sopraffazione.

La presenza della Chiesa nell’università invoca una testimonianza comune dei cristiani. In maniera inseparabile dalla sua dimensione missionaria, questa testimonianza ecumenica costituisce un contributo importante all’unità dei cristiani. E non è forse questa la missione del movimento di Comunione e Liberazione, tesa a promuovere un’educazione alla maturità nella fede, incarnata e vissuta nella comunità cristiana? Non è questa la nostra missione comune, la grande missione e vocazione di tutti coloro che hanno la responsabilità della pastorale oggi, e cioè l’impegno di creare delle comunità fondate sull’obbedienza all’autorità, sui sacramenti, sull’ascolto della Parola di Dio? Solo così ognuno di noi può approfondire le dimensioni fondamentali dell’avvenimento cristiano: la cultura, la carità, il senso della missione.

Ascoltiamo ora le parole recenti del Santo Padre indirizzate ai partecipanti al Congresso europeo dei cappellani delle università (1 Maggio 1998):

"La Cappella universitaria si pone come una struttura pastoralmente idonea per rispondere alla domanda di salvezza che pulsa nel cuore dell’uomo e si manifesta, sia pure in forme a volte contraddittorie, anche nel nostro tempo, in particolare nella vita dei giovani. I nuovi profili della pastorale universitaria costituiscono la modalità specifica con cui la Chiesa intende inserirsi in maniera sempre più efficace, competente e rispettosa nei luoghi dove maturano le scelte di pensiero da cui dipenderanno molti comportamenti personali e sociali delle generazioni di domani.

L’opera di evangelizzazione delle cappellanie universitarie vuole aiutare l’uomo di oggi - soprattutto le nuove generazioni - a smascherare il carattere illusorio di molti surrogati culturali, a superare la suggestione risorgente delle figure mute degli idoli, in un recupero di libertà interiore che apre al servizio del Dio vivo e vero... Posta in dialogo intenso con le diverse componenti dell’università ed esperta nella cura spirituale personalizzata, la cappellania risponde così all’esigenza di animare, sia sul versante accademico che su quello delle comunità cristiane, l’impegno di ricerca di Dio e la testimonianza della fede".

Come afferma l’enciclica Redemptoris Missio, oggi in moltissime parti del mondo si sta riproponendo l’esperienza dell’areopago di Atene, il crocevia di etnie, culture e religioni dove parlò e operò san Paolo. Gli areopaghi moderni sono i vasti campi della cultura, dell’arte, dell’economia, della politica che si sperimentano all’interno dei campus universitari oggi. Più l’Occidente si stacca dalle sue radici cristiane, più diventa terreno di missione nella possibilità dell’incontro e del confronto con l’altro, con il prossimo.

A questo punto vorrei sottolineare che l’opera pastorale della cappellania universitaria presuppone un forte, profondo legame con il tessuto della chiesa locale. Tutte le nostre iniziative a Toronto non si sarebbero mai potute realizzare senza la benedizione, l’incoraggiamento, l’aiuto grande e devoto dell’arcidiocesi di Toronto. Siamo fortunati e benedetti perché assistiti dal Cardinale Aloysius Ambrozic, dai vescovi ausiliari - un collegio episcopale che ha pienamente compreso l’importanza della pastorale universitaria. Senza il loro aiuto, niente sarebbe possibile!

Il sogno che diventa realtà

Seguendo l’ispirazione del grande cardinale John Henry Newman, il Newman Centre di Toronto cerca di incoraggiare una vita spirituale integrata e di favorire il dialogo tra la Chiesa ed il mondo moderno. La nostra comunità, nutrita alla Mensa del Signore, viene quotidianamente rafforzata nella sua missione verso la comunità universitaria. Come trasformiamo l’ispirazione e il sogno in realtà? Dal 1994 il Newman Centre di Toronto svolge un’intensa attività di assistenza nei confronti dei poveri e dei sofferenti: un prezioso servizio di apostolato e di evangelizzazione nel quale sono coinvolti centinaia di giovani. Per loro la vita universitaria ha acquistato così il senso di una formazione non solo professionale, ma anche e soprattutto umana e cristiana.

Tra i diversi compiti che spettano alla Chiesa nelle università vi è anche quello di educare i giovani ad una sensibilità disciplinata nei confronti dei sofferenti. Ciò fa parte di quanto ci chiede il vangelo. Senza un impegno specifico, profondamente radicato in Cristo, non otterremmo altro che far laureare degli studenti che ignorano il dolore, la sofferenza ed il prezzo da pagare per divenire discepoli del Signore.

Dobbiamo contribuire a formare degli esseri umani completi, dei giovani, uomini e donne, che siano sempre più impegnati nelle grandi lotte della famiglia umana, che condividono concretamente la passione di Cristo. Occorre però sottolineare l’esigenza di un profondo radicamento in Lui. Senza di esso tutte le nostre opere corrono il rischio di divenire quasi un "riflesso automatico" di fronte ai pressanti problemi del nostro tempo. Come ci ha insegnato, con la sua vita e le sue opere, Madre Teresa di Calcutta, le nostre opere devono essere qualcosa di più di una semplice assistenza sociale. Nel servire i poveri noi dobbiamo portare Gesù e sapere riconoscere Gesù in loro.

In sintesi, le nostre azioni devono essere un’opera di evangelizzazione. Con questo spirito nel 1994-1995 abbiamo avviato tante piccole attività. In primo luogo abbiamo cominciato a fare del nostro centro un luogo di accoglienza e di ospitalità. Abbiamo formato un gruppo di 40 volontari a disposizione sette giorni su sette. Gli studenti, i professori, i dipendenti dell’università, la gente di strada e molti poveri sanno che possono venire al Newman Centre per pregare, per incontrare qualcuno capace di ascoltare, per avere cibo e aiuto.

Le nostre attività si sono poi ampliate. Da principio abbiamo organizzato raccolte di cibo due volte l’anno. Poi ci siamo dedicati a grandi campagne per la raccolta di vestiario e di arredi ed abbiamo prestato assistenza volontaria presso diverse organizzazioni al servizio dei poveri. Abbiamo istituito quattro anni fa un programma di assistenza per le persone che vivono per strada e fornito cibo ed abiti a molte donne e bambini affetti da AIDS.

Tre anni fa siamo entrati in contatto con uno dei maggiori nosocomi di Toronto, il Mount Sinai, il grande ospedale ebraico: è nata così l’idea di istituire, insieme con l’Ufficio per i laici dell’arcidiocesi di Toronto e la cappella ospedaliera, un corso per "visitatori" pastorali laici degli infermi e moribondi. Dal 1995 oltre 160 persone, studenti e professori, hanno completato il corso di abilitazione a questo delicato servizio e dallo scorso anno il programma è stato esteso anche all’ospedale Princess Margaret del Centro provinciale per il cancro - The Ontario Cancer Institute. Tre volte alla settimana gli studenti e i membri della comunità del Newman Centre si recano a visitare gli ammalati. Questa attività oltre a dare conforto e speranza a tanti sofferenti ha trasformato la vita di moltissimi giovani. Gli studenti ed i membri della comunità del Newman Centre partecipano inoltre al programma di volontariato promosso dalla mia congregazione in Terra Santa, offrendo assistenza - insieme con ebrei e palestinesi - in ospedali, ricoveri per anziani, centri per bambini e adulti con handicap fisici e mentali. Tutti i nostri volontari lavorano sotto il patrocinio del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Collaboriamo inoltre con le missionarie della carità presenti a Toronto, a favore dei senza tetto, dei malati mentali, dei rifugiati e dei nuovi immigrati assistiti dalle suore. Alla fine del mese di settembre 1997, siamo stati invitati anche a mandare dei volontari in una mensa per i poveri e a partecipare ad una iniziativa per offrire un riparo dal freddo ai più bisognosi. Quest’iniziativa, chiamata "Fuori dal freddo" è organizzata insieme con una sinagoga di Toronto e la nostra comunità del Newman Centre. I nostri volontari hanno lavorato per tutto l’inverno. Spesso mi sono unito a loro nelle prime ore del mattino. E ho reso grazie a Dio per ciò che sta operando tra i nostri giovani.

C’è anche un altro lavoro molto importante al servizio della Chiesa universale. Tre anni fa, dopo la conferenza tenuta al nostro centro da sua eccellenza monsignore Renato Martino, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, abbiamo stabilito un "internship" alla missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York. Ogni anno, mandiamo uno dei nostri studenti per lavorare per un anno intero alla Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite. In questi momento, due di loro fanno parte della delegazione ufficiale della Santa Sede all’Incontro internazionale per i ministri della gioventù in Lisbona.

Come possiamo aiutare i giovani oggi a varcare la soglia della speranza di questo nuovo millennio? Ho trovato la mia ispirazione per le nostre attività nel discorso del Santo Padre, Giovanni Paolo II alla cinquantesima assemblea generale delle Nazioni Unite (5 ottobre 1998). Egli disse (punti 17 e 18): "Gesù Cristo è per noi Dio fatto uomo, calato nella storia dell’umanità. Proprio per questo la speranza cristiana nei confronti del mondo e del suo futuro si estende ad ogni persona umana: nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei cristiani... Non dobbiamo avere timore del futuro. Non dobbiamo avere paura dell’uomo. Non è un caso che noi ci troviamo qui. Ogni singola persona è stata creata ad "immagine e somiglianza" di Colui che è l’origine di tutto ciò che esiste. Abbiamo in noi la capacità di sapienza e di virtù. Con tali doni, e con l’aiuto della grazia di Dio, possiamo costruire nel secolo che sta per giungere e per il prossimo millennio una civiltà degna della persona umana, una vera cultura della libertà. Possiamo e dobbiamo farlo! E, facendolo, potremo renderci conto che le lacrime di questo secolo hanno preparato il terreno ad una nuova primavera dello spirito umano".

Per concludere

Per concludere, vorrei riassumere tutta la nostra missione universitaria rivedendo tutto alla luce di Cristo e del Concilio Vaticano II. Durante questi ultimi anni post-conciliari, ci siamo resi conto del fatto che siamo un popolo in commino... sempre in viaggio, sempre alla ricerca di Cristo pellegrino. Lo Spirito Santo ha aperto i nostri occhi ed i nostri cuori al mondo moderno. Il Concilio Vaticano II ci ha invitato ad andare al di là della poco conoscenza delle altre religioni e dell’esperienza dei cristiani membri di altre confessioni. Ha invitato i cristiani a cercare e gustare la saggezza e la verità presenti nelle altre religioni, attraverso l’affermazione del fatto che Cristo è la nostra via, la nostra verità e la nostra vita.

Ma la vera e sola valutazione del Concilio, di tutti i nostri programmi pastorali e soprattutto della nostra pastorale universitaria è questa: i nostri programmi sono riusciti a far aprire gli occhi ai nostri universitari? Hanno contribuito a far vedere più chiaramente la presenza di Cristo nella nostra storia umana? Siamo divenuti più umani e pazienti, più misericordiosi verso gli altri, specialmente i poveri?

Il cardinale Newman ci ha lasciato un grande modello di apostolato e di unità cristiana. Proclamò il vangelo di Cristo con incessante devozione e fiducia, richiamò con tenacia i suoi fedeli alla conversione ed alla santità. Focalizzò la sua attenzione al centro della nostra fede, al Dio incarnato e fatto uomo, al Signore crocifisso. La nostra missione al Newman Centre è di aiutare ogni uomo ed ogni donna a vedere Gesù, ad incontrarLo nella liturgia e nella vita comunitaria.

L’arcidiocesi di Toronto può essere fiera di avere coordinato il più grande ed incisivo Catholic Campus Ministry di tutto il Canada mediante il vigoroso impegno del Newman Centre di Toronto. La Chiesa locale non solo garantisce servizi pastorali, mette a disposizione della comunità pastori e catechisti con una solida formazione, ma attraverso il Newman Centre, sta piantando i semi di nuove vocazioni cristiane al matrimonio, al sacerdozio, alla vita religiosa (lay ministry) ed alla vita laica nella Chiesa.

Mi sono spesso chiesto il perché di questi cruciali cambiamenti all’interno del Newman Centre negli ultimi anni. Perché proprio ora? E perché tutto ci sta coinvolgendo con tanta profondità? Ho cercato di rispondere a queste domande rievocando una storiella che mi raccontò una volta la mia anziana hausfrau quando ero in Germania per i miei studi biblici.

Durante la seconda guerra mondiale, una delle sue più vecchie amiche era una coraggiosa donna tedesca che decise di nascondere alcuni Ebrei nella sua cantina. Quando alcuni suoi amici vennero a conoscenza della cosa le chiesero: "Helga, ti rendi conto che se ti scoprono verrai sicuramente imprigionata e probabilmente giustiziata?î. La donna rispose con chiarezza: "Si, lo so". "E allora, in nome del cielo, perché lo fai?". "Perché il tempo di agire è ora e io mi trovo qui", rispose con tanta semplicità.

Il nostro tempo di agire è ora e noi siamo qui. Questo posto è il nostro posto. Noi siamo gli eredi di una meravigliosa istituzione cattolica profondamente radicata nel vangelo, che ha dato alimento a generazioni di studenti e professori cattolici e che ha rappresentato un segno di speranza, libertà e rinnovamento per la Chiesa di Toronto e in Canada. Chi può trasformare il sogno della pastorale universitaria in realtà? Chi può diffondere la lieta novella del vangelo oggi?

Chi, se non noi? E se non ora, quando? "Il tempo di agire è ora e io mi trovo qui..." Ecco la mia risposta, con tutta semplicità.