venerdì 28 agosto, ore 15

I DIRITTI DELLE OPERE

partecipano

Emilio Bonicelli

giornalista, direttore del Corriere delle Opere

Antonio Brambilla

presidente dell'Azienda Municipalizzata Servizi Ambientali (AMSA) del Comune di Milano

Aldo Rivela

presidente dell'Istituto per il diritto allo studio dell'Università di Roma

Alessandro Savorana

commercialista, consulente della Compagnia delle Opere

Conduce l’incontro

Guido Bardelli

E’ invalsa la tendenza a considerare i diritti della persona come diritti individuali, ma la persona è anche sempre inserita in realtà intermedie molto significative, in opere. In un certo senso, dunque, la stessa difesa dei diritti della persona passa attraverso la difesa dei diritti delle opere.

E. Bonicelli

Io credo che la nostra costituzione, che poi ha posto le fondamenta per i diritti del cittadino, indicasse uno scenario molto diverso da questo, uno scenario in cui tra il singolo cittadino e la macchina dello stato potesse esistere, dovesse esistere, tutta una serie di realtà intermedie all'interno delle quali più immediatamente e più direttamente Il mio intervento voleva innanzi tutto spiegare il titolo che abbiamo dato a questo appuntamento: "I diritti delle opere"; che cosa sono i diritti delle opere e perché oggi è così importante parlare dei diritti delle opere.

Il termine è abbastanza inusuale perché di solito si parla di diritti della persona o di diritti del cittadino, raramente di diritti delle opere. Solitamente si sente parlare di diritti del cittadino, e ne abbiamo parlato talmente tanto e talmente spesso che li abbiamo fatti diventare diritti dell'individuo. Un individuo che però ha finito per trovarsi abbastanza isolato, ha finito per trovarsi solo di fronte a quella grande macchina burocratica ed elefantiaca che è la macchina statale. Ha finito per trovarsi solo ed in questa situazione di solitudine non ha potuto e spesso non può fare altro che chiedere proprio allo stato di intervenire e dare risposta a tutti i suoi bisogni. il cittadino potesse esprimere le proprie capacità, le proprie potenzialità e trovare delle risposte ai propri bisogni. Oggi dobbiamo dire che nella società in cui viviamo questo spesso è venuto meno. E questo fatto io penso sia un elemento estremamente negativo.

Ecco perché quando noi parliamo dei diritti delle opere, parliamo del modo attraverso cui oggi è possibile difendere i diritti della persona, e di come non sia possibile difendere i diritti della persona senza parlare dei diritti delle opere. Non è possibile difendere ed affermare il diritto educativo dei genitori, senza parlare del diritto dell'esistenza dentro la nostra società d’opere educative, senza delle quali i genitori non possono esprimere la loro responsabilità. Cito un altro esempio per spiegarmi; abbiamo sentito il Ministro Galloni dire che all'espressione "Più società, meno stato", preferiva l'espressione "Lo stato al servizio della società".Ora io non voglio entrare all'interno di questa distinzione, però si potrebbe ricordare al ministro della Pubblica Istruzione che qualunque versione egli voglia dare a questo binomio Stato e Società, noi ci troviamo in un paese all'interno del quale la realtà delle opere educative non statali viene ancora regolata da una legge emanata nel 1928, cioè da una legge fascista. Possiamo fare sottili distinzioni se ci voglia più stato, più società e meno stato, se invece debba essere lo stato a mettersi al servizio della società, ma sarebbe ormai tempo di muoversi perché i diritti delle espressioni sociali possano trovare un effettivo spazio e un effettivo riconoscimento.

Io credo che questo obiettivo, questa esigenza è stata l'esigenza che ha fatto nascere uno strumento come il Corriere delle Opere. La rivista vuol essere uno strumento di documentazione proprio perché spesso innanzi tutto le opere che nascono, la creatività sociale, è frenata dal fatto di non essere a conoscenza di quelle che sono le proprie possibilità, i propri diritti, gli spazi che comunque si aprono all'interno della società; e vuole essere anche il luogo in cui si dibatte, si interviene su tutti gli aspetti normativi e d’organizzazione dello stato, proprio per favorire un intervento legislativo che sia più adeguato al progetto che porta ad essere presenti all'interno della società con questo tipo di creatività.

A. Brambilla

Questa creatività che emerge dalla società viene in contatto, oltre che con lo stato, con l'ente locale e con le regole che governano la vita dei nostri enti locali, dei comuni, delle provincie, delle regioni. Anche qui il panorama non è confortante: poco fa si diceva che la legge fondamentale che governa la nostra scuola è una legge assai vecchia; lo stesso vale per le regole fondamentali di governo delle nostre città, che risalgono a cinquanta anni orsono ed anche prima, ed è chiaro che esprimono perfettamente il loro tempo ed esprimono anche una concezione dell'ente locale ormai completamente abbandonata. Si pensi ad esempio come, rispetto a trenta - quaranta anni fa, si sia dilatato il concetto d’amministrazione locale; chi di voi è pubblico amministratore sa bene quanto questo giudizio corrisponda ad un dato di fatto, come ormai la gente percepisca le amministrazioni locali come una diretta espressione del governo. Ora in questo scenario si viene a collocare il problema di un rapporto dell'ente locale con i corpi intermedi e le nuove aggregazioni che si producono nella nostra società. Vediamo con qualche esempio come l'attuale scenario legislativo renda difficile riuscire a dare spazio e questa creatività che è presente nella società.

Negli ultimi tempi il tema dell'occupazione giovanile è stato oggetto di una nutrita produzione legislativa, se ne sono occupate molte leggi dello stato e della regione, ma se noi andiamo ad analizzare questa legislazione, che cosa scopriamo? Scopriamo che manca la possibilità per l'amministratore di poter riconoscere le forme valide, anche se inusitate, d’aggregazioni giovanili e di rischiare il sostegno a queste forme d’aggregazioni giovanili. Se continuiamo nell'analisi di questa legislazione ci accorgiamo ad esempio che il modo di operare è quello di sempre, e cioè gli opera- tori sono sempre gli operatori istituzionali inteso in senso ampio, i comuni, le provincie, i sindacati, le camere di commercio, ma si ignora quello che si può produrre nella società come espressione di questi corpi intermedi.

Ora, a questo criterio della centralità della gestione pubblica che tutto vede e a tutto provvede, certamente la presenza di una creatività nel sociale pone il problema di un’attenzione, di un rapporto. E' chiaro che a questo punto si tratta di promuovere un vasto rinnovamento legislativo che è opera di lungo periodo, e che qui si produrrebbe davvero una rivoluzione copernicana. (...)

In qualche caso noi troviamo nella più recente legislazione un'attenzione proprio verso le forme nuove di aggregazioni sociali, troviamo anche alcuni episodi importanti di amministrazioni comunali che hanno saputo correre il rischio della novità. Faccio alcuni riferimenti: le convenzioni delle amministrazioni comunali con i Centri di Solidarietà fatte con spericolati slalom fra le norme vigenti, sono esempi di un modo di applicare la legislazione già in essere in modo creativo, come gli interventi di alcuni amministratori comunali che hanno tolto dall'abbandono o dall'uso dispendioso immobili pubblici affidandoli con convenzioni a cooperative di gestione che sono state capaci di calare questi beni nel bisogno concreto della gente. Ci sono molti esempi qui di uso ad esempio di impianti sportivi che sono la traduzione di questo principio. E’ chiaro che questa è una strada da battere, questa è una strada da percorrere.

Di certo questa creatività, le forme concrete nelle quali oggi essa ha già saputo tradursi e nelle quali speriamo continuerà a tradursi, pongono già oggi un problema al potere legislativo. La sensazione e la speranza che si ha è che questa domanda non abbia una risposta destinata a farsi attendere per troppo tempo perché altrimenti i costi per la promozione della nostra società sarebbero molto alti.

A. Rivela:

Nelle mie varie attività pubbliche ho vissuto in prima persona alcune esperienze che ritengo utili e interessanti raccontare in questa sede, per portare un mio contributo modesto ma concreto al profondo dibattito che in questi ultimi anni ha investito il nostro mondo istituzionale pubblico ed economico. Mi riferisco in particolare a questo dibattito fecondo tra i sostenitori del pubblico e del privato, nonché al conseguente e secondo me inevitabile ed indispensabile affacciarsi in questa vicenda dei movimenti. Potrà sembrare strano che io, uomo dell'apparato pubblico, non condivida nettamente le affermazioni recentemente fatte dal presidente del CENSIS, De Rita, il quale ha affermato che i movimenti nidificano nelle istituzioni e ne diventano dei sottili e borghesi parassiti. Io credo invece, proprio per l'esperienza concreta che ho vissuto all'interno dell'ente che presiedo, che sia esatto il contrario: i movimenti sono l'espressione naturale dell'attuale fase di crescita delle nostre istituzioni civili e democratiche. Ma procediamo con esempi concreti.

Quasi sette anni fa, quando assunsi le gestione commissariale dell'opera universitaria di Roma, che coi suoi 150 mila studenti è la più grande università d'Europa e del mondo, mi trovai di fronte alla totale paralisi dei servizi amministrativi destinati ai nostri studenti. Erano gli anni del terrorismo, della contestazione universitaria; le mense, che erano uno dei punti centrali del funzionamento del diritto allo studio, erano paralizzate dalle lotte selvagge dei lavoratori che con pretestuose rivendicazioni corporative si infischiavano allegramente dei problemi degli studenti; le case dello studente erano diventate dei covi di prostituzione e soprattutto di terrorismo.

Bene, su questo tessuto inesistente, con anni di duro sacrificio, di impegno e di rischio anche personale, siamo però riusciti ad uscire da questo tunnel grazie all'aiuto determinante di nuovi movimenti che nel frattempo erano nati nell'università: è proprio con l'aiuto determinate di queste forze che io ho potuto operare nell'università di Roma - i Cattolici Popolari sono sicuramente una delle componenti più importanti, non solo come numero ma soprattutto come presenza concreta e costante. Abbiamo iniziato un lungo cammino che ha portato alla soluzione di tutti i problemi, e abbiamo bene o male risanato ciò che era risanabile, ma da questo siamo ripartiti per sviluppare un nuovo modello di diritto allo studio che non fosse più ancorato ai vecchi concetti statali assistenzialistici.

Soprattutto volevamo creare un nuovo modello partecipativo delle esigenze della popolazione studentesca: questo oggi stiamo tentando di fare valorizzando lo studente quale protagonista della società universitaria che deve essere sempre consapevole del suo presente.

A. Savorana

Uno dei diritti che hanno i cittadini, le opere, le società, chi opera nell'impresa, chi crea posti di lavoro, chi crea soprattutto reddito, è quello di avere delle leggi chiare, semplici, alla portata di tutti, di avere una tassazione equa, molto inferiore rispetto a quella che oggi grava su tutti quelli che pagano le imposte. Abbiamo una tassazione che rasenta il 47%, siamo uno dei paesi in Europa che paga più imposte di tutti.

Il problema che solitamente ci si trova ad affrontare è quello naturalmente di queste leggi estremamente difficili, complesse nella loro applicazione; la produzione giuridica in materia di norme fiscali è stata molto copiosa, altrettanto lo sono state le risoluzioni e le note ministeriali che spiegavano la norma della norma del comma tale o della legge tale e naturalmente uno non ci si trova più, ci si trova difficilmente ad operare. A questo si è aggiunta anche la 516, che dovrebbe essere la cosiddetta legge "manette agli evasori", invece abbiamo dei problemi perché magari gli evasori la fanno franca e chi cerca di operare nella sua giusta dimensione e poi si dimentica di versare 5000 lire di ritenute d'acconto finisce davanti al giudice.

Tra i diritti delle opere c'è sicuramente quello di pagare meno tasse, ma anche quello di avere una continua informazione, un'informazione precisa, un'informazione che sia naturalmente mirata a quelle che sono le esigenze quotidiane del singolo imprenditore. Quindi il Corriere delle Opere intende promuovere maggiore attenzione per quanto riguarda gli adempimenti che l'imprenditore è chiamato ad assolvere nei confronti delle normativa; normativa civile, perché è necessario per chi opera in questo tipo di attività, ma anche e soprattutto normativa tributaria, cercando naturalmente di dare quelle informazioni precise per quanto possibile e rispondere a quei quesiti che naturalmente gli verranno posti.