Se il mondo vi odia

Martiri per la fede nel regime sovietico

di Irina Osipova

Presentazione del libro

Venerdì 29, ore 18.30

Relatore:

Romano Scalfi,

Responsabile del Centro Studi Russia Cristiana

 

 

 

 

 

 

Scalfi: Sollecitati anche dal ministro dell’istruzione Berlinguer, abbiamo voluto venire incontro alla preoccupazione di sottolineare la storia del ’900, rispolverando la memoria dei martiri russi, perché questi fanno parte della storia del nostro secolo.

In questo testo, che vuole essere il primo di una serie, sono raccolte le testimonianze dei martiri cattolici, le cui documentazioni provengono dagli archivi del KGB, la polizia segreta. Il lavoro è durato cinque anni: il libro è il riassunto di questo lavoro puntiglioso, scientifico, che non ha voluto essere suggerito da ideologie o preconcetti, ma ha voluto dimostrare la verità così come è. Ha avuto solo un obbligo, dagli archivi del KGB, quello di non nominare le persone che hanno direttamente collaborato con il KGB, i collaboratori pagati, i professionisti. Invece si è potuto parlare degli informatori volontari, coloro che sotto tortura liberamente diventavano informatori.

Che significato può avere la memoria dei martiri? Il martirio è la suprema manifestazione della gloria di Dio, della Sua potenza: Dio che si manifesta nella debolezza della persona umana. Ma il martirio è anche la suprema manifestazione della gloria di Cristo, quindi della gloria dell’uomo in Cristo. Come Cristo raggiunge il culmine della sua umanità nel supremo dono di sé al Padre per la salvezza dell’uomo, così il martire che volontariamente si dona a Cristo raggiunge il massimo della sua statura umana. Ultimamente vi è un unico sacrificio che conta e che salva: è il dono di Cristo in croce. Ma il martirio è la stessa sublime offerta di Cristo che continua nella storia. Per questo far memoria dei martiri non è semplicemente ricordare un gesto eroico del passato, ma è come per la Santa Messa, naturalmente, rendere presente nella sua realtà ed efficacia l’avvenimento che ha salvato e continua a salvare il mondo. Se non si può distinguere il martirio di Cristo dal martirio dei suoi testimoni, l’efficacia di questo martirio trapassa il tempo e dura per sempre nella storia. Il male passa ma Cristo rimane, come ha detto Dostoevskij: la persecuzione passa, ma il martirio resta nella sua essenza per sempre, rimane a fecondare la storia come la croce di Cristo.

L’ateismo non si accontenta di negare Dio, è nella sua essenza crearsi degli idoli: il diavolo è sempre stato la scimmia di Dio, l’ateismo leninista è una delle scimmiettature più riuscite del divino, che però alla fine non sa amare. Il diavolo crea l’idolo per rabbia ed è per questo che l’idolo è una parvenza, una maschera del bene che si realizza nel suo contrario. Il frutto maturo del collettivismo leninista è l’individualismo sfrenato. Perciò possiamo dire che oggi Lenin è più morto dei morti, morto non solo come persona ma anche come idee, che si realizzano proprio nel contrario.

I martiri invece sono vivi, anche perché la fecondità del loro sacrificio dipende dall’intensità della nostra memoria. È un avvenimento oggettivo che permane, ma per fiorire domanda la nostra libertà di compromettersi, come la croce di Cristo mantiene tutta la potenzialità di salvezza per tutti i tempi, ma perfino la croce di Cristo può essere vanificata. Vanificata dalla nostra dimenticanza. La memoria nostra è componente dell’efficacia del martirio. Per questo sentiamo nostro obbligo parlarne e vivere questa memoria dentro di noi.

Come Cristo sulla croce cancella il peccato dell’uomo, così il martire, il cristiano – tutti siamo chiamati ad essere martiri, testimoni di Cristo – può cancellare la miseria del fratello e testimoniare una presenza che salva. Proprio perché il martirio è la testimonianza di una forza che salva, che ci è donata dall’altro per garantire la presenza di Cristo, il messaggio che ci lasciano i martiri di testimoniare Cristo è un messaggio che tocca tutti, nessuno escluso, neppure i deboli. ‘Martire’ è una parola greca che significa testimone, testimone non delle proprie virtù: il martire non è necessariamente un eroe, ma il testimone di una presenza che redime la banalità della vita e la rende serena anche nei momenti più drammatici.