Quaggiù qualcuno ti ama: c’è qualcuno che fa il bene

 

 

Martedì 25, ore 18.30

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Relatori:

Lucio Parenzan, Cardiochirurgo, Direttore International Heart School Bergamo

Francesco Giannelli, Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia

Ali F. Schutz, Rappresentante dell’U.C.O.I.I. (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia)

Gianni Cottardo, Presidente di Pubblicità Progresso

 

Parenzan: Abbiamo istituito a Bergamo la International Heart School, ovvero la scuola internazionale del cuore, con l’idea di far diventare l’Italia un ponte tra Occidente e Oriente: le vicende politiche attuali dicono infatti con grande chiarezza che quello che succede nel Medio Oriente e nel Mediterraneo ci interessano. La nostra idea era quella di avere a Bergamo una organizzazione che potesse accogliere medici che venivano dall’esterno, ospitarli per un anno e offrire loro un insegnamento tale che tornati nei loro paesi - Bielorussia, Ucraina, Russia, Kazakhstan... - potessero mettere a disposizione delle esigenze locali quanto appreso. In questa maniera si evita di dover trasportare bambini o malati da operare nel nostro paese, dando invece l’istruzione ai medici locali. Chiamiamo i più autorevoli cardiologi, chirurgi, anestesisti di Europa e America e forniamo ai medici, ogni mese, tre giorni di workshop internazionale.

In questa maniera i medici da noi ospitati tornano a casa anzitutto arricchiti dalla convivenza con ortodossi, cattolici, islamici e quindi con una maggiore capacità di tolleranza; in secondo luogo tornano con una specialità, che può essere la cardiologia o la cardiochirurgia.

Il nostro corso dura ormai da cinque anni, e coinvolge venticinque studenti; i problemi finanziari che abbiamo non sono pochi, ma fino ad ora siamo riusciti ad affrontarli. Le domande che abbiamo sono sproporzionate rispetto a quello che possiamo offrire, e dobbiamo quindi fare una certa selezione, in base ai titoli e alle lettere di segnalazione dei professori.

La nostra International Heart School dovrebbe essere un esempio da esportare: non c’è nessun altro posto al mondo dove si possa studiare gratis per un anno, con personalità di così alto livello. La voglia di fare qualcosa invece che stare a guardare la gente che sbarca sulle nostre coste o che scappa attraverso i reticolati delle nostre frontiere, dovrebbe spingerci a opere del genere.

Giannelli: Le Misericordie sono le più antiche associazioni di volontariato nel mondo: da ben 754 anni infatti rappresentano ininterrottamente una grande realtà associativa dedita al servizio al prossimo, al soccorso, alla carità. Sono presenti in Asia, in Africa, in America Latina. Oggi in Italia esistono oltre 600 Misericordie e decine di confratelli volontari impegnati quotidianamente nel trasporto sanitario sociale, nella protezione civile, nell’assistenza ad anziani, minori, famiglie in difficoltà, dimessi dal carcere, nell’accoglienza agli immigrati, nella gestione di ambulatori e case di riposo. Tutto questo viene svolto dai confratelli nello spirito di carità che, secondo l’insegnamento evangelico del buon samaritano, ispira a farsi umile strumento della misericordia di Dio. Le nostre finalità istituzionali sono costituite da sempre dalle tradizionali opere di misericordia corporali e spirituali; la nostra vocazione è, nell’agire concreto, porsi al fianco del fratello sofferente per soccorrerlo e per offrirgli concrete condizioni di crescita e di sviluppo della propria personalità e dignità.

Le Misericordie sono direttamente implicate nel dialogo interreligioso: ad esempio, negli anni scorsi abbiamo vissuto una esperienza di collaborazione con un’organizzazione umanitaria islamica presente in moltissimi paesi, tra cui l’Italia. Questa collaborazione si è concretizzata in missioni umanitarie verso le popolazioni mussulmane dei territori dell’ex Jugoslavia, e successivamente in un seminario internazionale di dialogo cristiano-islamico per la pace, che abbiamo realizzato a Firenze ed al quale hanno partecipato rappresentanti di entrambe le religioni provenienti dalla Russia, dalla Georgia, dall’Armenia, dal Kuwait, dall’Iraq, dal Sudan, dall’Egitto, dalla Giordania, dalla Siria, dal Libano. In quell’occasione un eminente rappresentante della cultura islamica algeriana disse che, al di là della religione e delle grandi differenze tra cristianesimo e islam, occorre cercare di conoscere i punti in comune e di conseguenza la comprensione reciproca, in modo tale da trovare soluzioni comuni ai problemi. Questa è la strada che il nostro paese, come altri, dovrebbe percorrere, almeno per due motivi. Il primo è perché sono ormai maturi i tempi per un rinnovato impegno di azione comune; il secondo, ancora più importante è perché abbiamo la possibilità di condividere idee e valori e dobbiamo dunque sottolineare la profonda comunione di valori che anima le nostre azioni: l’attenzione al fratello che soffre, il desiderio di rendere partecipi tutti i figli di Dio delle ricchezze del creato.

Come Misericordie abbiamo ricevuto dodici anni fa dal Papa la consegna di farci promotori e fautori della civiltà dell’amore: noi oggi crediamo che la formazione concreta della civiltà dell’amore, fondata sul reciproco rispetto e sul confronto dei valori, non può non passare attraverso il confronto dei valori e attraverso la via del dialogo sincero e aperto fra uomini di diverso credo religioso. L’intesa fraterna tra i popoli non può e non deve prescindere dall’incontro fra i due grandi poli religiosi, cristiano e musulmano. La verità della conoscenza reciproca è in proporzione diretta all’amore che si ha per l’altro.

Vorrei concludere il mio intervento con una nota di speranza: oggi il volontariato si dimostra maturo e conscio del suo ruolo di operatore e testimone concreto di solidarietà. Credo che si possa contare sul volontariato anche per trasmettere quell’insieme di piccoli gesti di realtà e di regalità che mancano spesso alla quotidiana esperienza dei nostri giovani.

Schutz: Dato che parlo a nome della comunità islamica, non posso che ricordare che il termine "misericordia" è il primo attributo divino, il primo attributo di Allah, Iddio: questa misericordia deve essere vissuta da ogni mussulmano, come dice il Corano, ed infatti il terzo pilastro dell’Islam è proprio l’elemosina, una tassa obbligatoria che devono pagare tutti coloro che ne hanno diritto. Proprio a partire da questo percorso i mussulmani si sono organizzati anche in Italia con associazioni umanitarie.

Queste associazioni umanitarie, con uno sforzo anche di carattere culturale e politico, devono aiutare non solo i mussulmani loro confratelli, ma devono proporsi di aiutare anche i cristiani. Forse chi non è mussulmano non coglie questa preoccupazione, ignorando che l’Occcidente, nell’immaginario collettivo musulmano, è visto come un pericolo, colonialista, aggressivo, ateo, esattamente come spesso, specialmente ultimamente, i mussulmani sono considerati come un pericolo e come dei terroristi da tutti gli occidentali.

L’esperienza delle Misericordie d’Italia è in questo senso straordinaria, avendo proposto il loro aiuto alle popolazioni musulmane della Bosnia. La guerra bosniaca è sempre stata presentata come un conflitto interreligioso, per questo l’azione straordinaria, il convoglio notevole di ambulanze e dottori organizzato dalle Misericordie è stato veramente una testimonianza che ha avuto una grande eco anche nei paesi islamici.

La medesima collaborazione ci auguriamo possa avvenire anche nel Kosovo, dove è in atto una guerra terribile, dove le persone quest’inverno soffriranno la fame e il freddo, dove ci sono state le pulizie etniche. Le popolazioni del Kosovo potrebbero avere bisogno di noi, non possiamo dimenticarcelo. Non possiamo limitarci a fare il bene da soli, può anche essere più facile, ma quando si fa il bene con degli altri aumenta il bene.

Se le associazioni umanitarie cristiane e islamiche riescono a collaborare, come hanno fatto le nostre associazioni e le Misericordie, significa che anche le popolazioni cristiane e islamiche possono collaborare. Se infatti ci si allontana da considerazioni superficiali, ci si accorge che abbiamo in comune molto di più di quello che si pensa: abbiamo Dio in comune, ma anche la divinità, la profezia, la rivelazione, la testimonianza. Forse in molti casi musulmani e cristiani si fanno la guerra perché sono molti simili, perché sono gelosi l’uno dell’altro, gelosi di Dio, della verità... ma è assurdo essere gelosi della verità, perché non cercare invece di vivere la misericordia, l’amore, la pace di Dio? Certo questa pace va raggiunta, bisogna lottare per la pace, ma o si fa la guerra per raggiungere la pace o si lavora attivamente, cercando non di tollerare - tollerare è negativo, passivo - ma di realizzare qualcosa insieme agli altri.

Cottardo: Nel 1971 per la prima volta uscì in Italia una campagna pubblicitaria che non aveva come obiettivo di spingere i consumi, ma di aumentare la solidarietà fra gli esseri umani; era una campagna a favore della donazione del sangue. Il sangue era un problema: ne raccoglievano 800 mila flaconi all’anno contro un fabbisogno di 2 milioni e 700000. Le donazioni di sangue nel periodo della campagna pubblicitaria aumentarono del 50%. In base a questa esperienza si scoprì la valenza di questo tipo di pubblicità, valenza che peraltro all’estero era già molto nota: negli Stati Uniti ad esempio il corrispettivo di Pubblicità Progresso era nato nel 1942. Si capì che la pubblicità era un’arma, non necessariamente destinata a consumare e a far consumare all’infinito, poteva anche essere usata per comprimere i consumi e per orientarli da un modello ad un altro.

la pubblicità è così diventata uno strumento, non più il simbolo di una società pazza che cerca solo di consumare il più possibile, ma anche uno strumento positivo. Grazie a un uso positivo di questo strumento sono nate campagne contro la droga, per la sicurezza stradale, per la prevenzione dell’AIDS, a favore degli handicappati... problemi che anni fa erano assolutamente lontani dal colpire noi italiani. Pubblicità Progresso ha realizzato una trentina di campagne ed ha dato i patrocinio ad altrettante; in questi trent’anni sono stati portati avanti vari temi, dalla prevenzione sanitaria alla tutela ambientale, dal rispetto per gli altri allo stimolo nei confronti del volontariato. Tutte queste campagne avevano come unico obiettivo quello di stimolare la solidarietà tra le persone; la solidarietà è la vera qualità della vita. Molti giovani hanno il problema della solitudine, perché si trovano, come noi del resto, ad essere affogati in un mondo di egoismo e di aggressività. Se fossimo tutti più buoni e più onesti, vivremmo meglio.

Pubblicità Progresso ha avuto anche un altro merito, quello di creare una nuova categoria di comunicazione. Da una ricerca condotta tre anni fa, è risultato che il 90% degli italiani capisce perfettamente la differenza tra la comunicazione sociale e quella commerciale. E non solo, ma quasi tutti dichiaravano che avrebbero apprezzato in televisione una maggiore presenza di comunicazione sociale.

Pubblicità Progresso è nata per un volere congiunto dei mezzi di informazione, degli operatori professionali del settore e delle aziende che utilizzano la pubblicità. Tutto questo in maniera gratuita e volontaria; le agenzie pubblicitarie creano il tema su base gratuita, anche gli attori testimonial nei film di Pubblicità Progresso prestano la loro professionalità gratuitamente. Per questo credo che sia un esempio di massima efficienza: riusciamo a portare avanti in maniera costruttiva temi che lo Stato non riuscirebbe altrimenti a sostenere, e non costiamo assolutamente nulla alla comunità.