Il volto umano dell’embrione

Presentazione della mostra "Il volto umano dell’embrione. Quando è iniziata la mia vita" e conversazione intorno alle leggi sulla vita e la famiglia in Italia

 

 

Venerdì 28, ore 15.00

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Relatori:

Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita e Deputato al Parlamento Europeo

Roberto Colombo, Docente di Biologia Generale presso l’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano

S. Ecc. Mons. Elio Sgreccia, Membro dell’Istituto di Bioetica e della Accademia per la Vita

 

Casini: Il problema della difesa della vita è un problema di verità: così come le leggi sull’aborto sono ingiuste non solo perché offendono la vita ma perché offendono anche la verità, così è vero che la prima battaglia va combattuta contro la censura. Prima o poi dovrei trovare il tempo di scrivere un libro raccontando fatti che dimostrino come questa affermazione sia assolutamente vera, e forse i filosofi potrebbero ricavarne anche un principio generale: non è possibile offendere la vita senza mentire. Ed una forma di menzogna è il silenzio, il non parlare.

Un esempio di censura è la disinformazione: nessuno, o pochissimi, sanno che alla riapertura del Parlamento italiano, in particolare della Camera dei deputati, la domanda che pone la mostra, "quando comincia la vita, chi è l’essere umano", sarà posta per fare una legge sulla procreazione artificiale. Oggi i problemi ritenuti importanti sono altri, come i problemi economici o quelli della disoccupazione, e laddove si discute della vita o della morte di intere categorie di esseri umani, la censura ha steso il suo velo. Il dibattito sulla procreazione artificiale umana è già cominciato, e posso dire di esserne stato in qualche modo l’artefice, per evitare che nuovi rinvii preparassero l’insabbiamento. Il dibattito è stato iniziato in sede di discussione generale alla Camera dei deputati a luglio, ed è stato cominciato proprio nella speranza che continui, che non ci siano pretesti per rinviarlo di nuovo. Ed è un dibattito che per essere vero non potrà non esaminare la questione dell’embrione, di chi è l’embrione.

"L’embrione non è una cosa, nessuna proposta ontologica colloca l’embrione sul piano delle cose, dal momento che la sua stessa natura materiale e biologica lo colloca tra gli esseri appartenenti alla specie umana". "Affermiamo il dovere morale di trattare l’embrione umano fin dalla fecondazione, secondo criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti di individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone". Si tratta di frasi tratte da un documento elaborato dal Comitato nazionale di bioetica, istituito presso la Presidenza dei ministri, documento che reca la data del 12 Luglio 1996. Quindi non è il Movimento per la vita, è il Comitato nazionale di bioetica riunito presso la Presidenza del consiglio dei ministri che esprime questi giudizi a favore della verità. Ma chiaramente nessuno, o pochissimi, conoscono questo documento.

All’estremo opposto, a favore delle menzogna, c’è il rapporto Warnock in Inghilterra, nel 1984 ha stabilito che il pre-embrione, prima dell’impianto, non è un essere umano, seguito da altri rapporti simili in Germania, in Spagna, in Italia. I governi e i parlamenti hanno, correttamente, posto la domanda della mostra a studiosi di tutto il mondo, ma ciò che si conosce delle loro risposte è solo ciò che conviene a chi, per ragioni pratiche, utilitarie, vuole manipolare l’uomo e quindi negare la sua umanità.

Oggi si discute dell’uomo, e non più di Dio, ma il problema è che la discussione sull’esistenza dell’uomo è una discussione banale, misera, non ha il senso epico di una ricerca, come avveniva un tempo quando ci si domandava se Dio esiste o meno. Oggi l’uomo è negato per ragioni banali, misere, per poter guadagnare soldi attraverso la procreazione artificiale; per poter evitare l’angoscia, il rimorso, il senso di colpa di chi abortisce. Sono ragioni pratiche, non passioni umane. Oggi in Italia, con riflessi che possono essere importanti per tutto il mondo, è in atto - nonostante la menzogna e la disinformazione - una importante discussione. La discussione sulla fecondazione artificiale, in cui è posta la questione dell’embrione, e dunque di chi sia l’uomo, se esista l’uomo o meno.

Credo che ci dovremmo rapidamente mobilitare ovunque possibile per chiarificare i problemi e per incontrare i nostri rappresentanti in Parlamento, di qualsiasi partito esso siano, per chiedere loro di affrontare questi temi. Il "popolo della vita", come l’ha chiamato il Papa, i credenti, dovrebbe mobilitarsi per costituire una "lobby della vita": questa mobilitazione purtroppo non ha ancora avuto luogo. Si tratta anzitutto di fornire informazioni adeguate agli argomenti in questione; ci sono tre nodi fondamentali da chiarire.

Il primo nodo fondamentale è la procreazione artificiale. Essa indica la possibilità di generare un essere umano al di fuori del corpo della donna; il caso più frequente e eticamente e giuridicamente più importante è la fecondazione in vitro, l’unione dello sperma maschile con l’uovo femminile in una provetta. Questo fatto comporta una serie di possibilità, che non sono più solo possibilità, ma realtà, che investono a fondo il tema della vita umana: che cosa fare di questo embrione in provetta? chi è? è una cosa? posso rovesciare questa provetta in un lavandino? non mi serve più, è venuto male, buttiamolo via! oppure, lo conservo. Lo conservo in frigorifero, sotto azoto liquido? per quanto tempo? e chi può richiederlo se lo conservo in frigorifero? quale uso posso farne? e se poi nessuno lo richiede, posso buttarlo via o posso destinarlo alla sperimentazione di farmaci od altro? Se deve essere possibile rispondere a queste domande, bisogna rispondere alla domanda cruciale: ho di fronte un essere umano o una cosa? Questa materia è più grave ancora che il problema dell’aborto: non mai incontrato e non incontrerò mai una sola donna che abbia detto "io voglio concepire un bambino per abortirlo"; succede invece che quel bambino può essere abortito, ma nel dramma, nell’angoscia, nella perdizione, nella solitudine, si preferirebbe non farlo o non averlo generato. Il caso della procreazione è diverso, perché è la possibilità di decidere di generare per potere uccidere: io voglio costruire questo essere umano perché così lo posso sottoporre a sperimentazione, io genero questo essere umano sapendo che morrà e volendo che muoia.

La questione della vita di fronte all’embrione in provetta arriva alla questione ultima: dobbiamo metterci in contemplazione del problema dell’essere umano. Chi è? cosa vale? quale è il suo senso? cosa vale: la ricchezza, l’intelligenza, la salute, la bellezza, il potere, la capacità di relazione, oppure più importante di tutto è il suo essere partecipe del nostro comune destino umano, dell’essere biologicamente umano? La questione è veramente epocale, di fronte all’embrione in provetta non ci sono scuse. Di fronte all’embrione nel seno materno ci possono essere ancora delle scuse, non valide, ma che comunque si possono portare, come l’aborto clandestino, il conflitto fra interessi della madre e interessi del figlio... Ma di fronte all’embrione in provetta, di fronte alla domanda se rovesciarlo o no in un lavandino non ci sono scuse.

Il diritto alla vita implica il riconoscimento che non si devono produrre embrioni che non siano destinati alla nascita, non ci devono essere embrioni congelati, non ci devono essere i cosiddetti embrioni superflui o soprannumerari. Bisognerebbe ancora più radicalmente dire che l’uomo ha diritto ad essere generato nel contesto di un incontro tra un uomo e una donna, legati da un vincolo di amore permanente.

Il secondo nodo fondamentale è la famiglia. Si parla tanto di famiglia, diritto delle coppie omosessuali, diritto della donna ad avere un figlio anche se non è sposata, anche se non vuole un compagno. Ma per giudicare questi diritti, da quale angolo di visuale ci porremo? Dall’angolo di visuale degli adulti che desiderano un figlio o dall’angolo di visuale dei bambini? Se ci mettiamo dall’angolo dei bambini e ci interroghiamo sul senso della famiglia dobbiamo rispondere: per un bambino è meglio avere la famiglia o no? E che cosa è la famiglia per un bambino: avrà diritto o no di chiamare un uomo papà e una donna mamma? avrà o no diritto ad avere il massimo di garanzie che questo legame tra il padre e la madre sia permanente?

Il tema della famiglia si apre sul tema della procreazione artificiale, ed abbiamo così il terzo nodo. Chi ha diritto ad avere la fecondazione artificiale? Una coppia sposata o chiunque? Coppie omosessuali, coppie non sposate... posso mettere nella provetta un seme maschile ed un uovo femminile, di A e di B, ma poi impiantarlo nell’utero di C, e magari dopo che la gravidanza si è effettuata e il bambino è partorito dare, questo bambino così nato, alla coppia D ed E? chi sarà il padre e chi la madre? quale sarà l’identità di questo bambino? ammetteremo una fecondazione eterologa, con seme estraneo da coppia? che cosa comporta questo, quali conseguenze, nell’ottica del bambino?

I tre nodi fondamentali sono questi. Possiamo guadagnare la vittoria, anche se la battaglia sarà dura, difficile, aspra. Non potremmo avere vittoria, se dicessimo un no assoluto alla fecondazione artificiale, anche perché di fatto c’è già ed è legale. La legge dice che qualunque cosa che non è proibita è permessa, quindi siamo in un sistema legale in cui tutto si può fare. La strategia è invece quella di non limitarsi a dire dei no, ma dire dei sì. E soprattutto lavorare in modo concreto, sapendo che le leggi si votano in Parlamento. Dunque è necessario avere delle alleanze che riescano a creare una maggioranza in Parlamento. È per questo che gruppi di cattolici hanno lavorato intorno ad un progetto alternativo alla proposta di legge che attualmente è in discussione non solo di fronte alla Commissione affari sociali, ma alla Camera nel suo plenum. La speranza è di coinvolgere il numero massimo possibile di deputati, indipendentemente dal partito: la strategia è quella di una pressione trasversale che punti ad avere consensi al di là degli schieramenti dei partiti.

Siamo in un momento di trapasso storico in cui ancora tutto è incerto, dal punto di vista politico e partitico. Un tempo c’era la Democrazia Cristiana che avrebbe dovuto garantire se non i valori almeno i fini propri della presenza politica cristiana; oggi non c’è più la Democrazia Cristiana, ma resta l’esigenza di una unità dei cattolici che può non essere partitica, ma che ci deve essere quando sono in gioco i valori fondamentali. È un passaggio importante dal punto di vista politico, per capire se i cattolici in questo paese contano ancora qualche cosa oppure no, se la visione cristiana ha la capacità di essere affascinante anche per chi non ha il dono di una rivelazione piena ma cammina tentoni e alla ricerca. Questo implica il dialogo e un terreno di incontro tra credenti e non credenti. Se nemmeno questo discorso sul senso, sul mistero della vita umana, è luogo di incontro, allora il muro di Berlino non è caduto, e c’è un muro di incomunicabilità ancora più grave di quello che non consentiva di passare fisicamente da una parte all’altra.

Questo è quello che è in gioco oggi, e non soltanto in Italia, perché ovunque nel mondo c’è una inquietudine crescente su questi temi.

Colombo: Vorrei brevemente illustrare lo scopo di questa mostra, quello che ci ha mossi a farla ed il metodo che abbiamo usato. Viviamo in un tempo povero di ragioni, povero di coscienza di sé, e dunque anche povero di libertà. La censura di cui ci ha parlato Casini è proprio segno di questa mancanza di libertà che deriva da una povertà di coscienza di sé, da una povertà di ragioni. Ed è anche un tempo povero di realismo. Lo ha sottolineato proprio il titolo del Meeting di quest’anno: "La vita non è sogno". Ed essendo povero di realismo, è povero di affezione, è povero di cuore, è povero di passione.

Mi sono reso conto della necessità di documentare l’inizio della vita umana attraverso l’insegnamento che faccio all'Università cattolica di Milano. In questi cinque anni, ho tenuto un corso di introduzione alla biologia. Mi sono stupito più volte di come tanti giovani - faccio lezione alle matricole - fossero ignoranti a proposito dei processi dell’inizio della loro vita. Una ragazza, terminato l’esame, mi ha detto che alle scuole superiori le avevano parlato di tutto, del preservativo, dell’aborto, della pillola, ma non le avevano mai insegnato da dove viene il nostro io e quando è iniziata la nostra vita; e mi ringraziava perché attraverso le mie lezioni aveva potuto capire qualcosa di più del tempo e di sé. Questa è stata la ragione per la quale ho deciso di affrontare una mostra sull’argomento.

Per quanto riguarda il metodo con cui è stata costruita la mostra, partirei da una citazione di don Giussani, da uno scritto del 1958 ora nel volume Porta la speranza: "La vita dell’uomo è un grande interrogativo" (p. 168). All’interno del grande interrogativo che è la vita dell’uomo c’è il punto interrogativo che è il punto genetico della sua esistenza, quando è cominciata la mia vita? La nostra esistenza non può che partire dall’origine. Io credo che la risposta a questa domanda sia possibile. Ed è possibile per due evidenze della ragione. La prima è che c’era un tempo in cui non esistevamo, quindi c’è stato un tempo in cui abbiamo incominciato ad esistere. E la seconda è che noi non ci siamo fatti da noi stessi, la nostra vita non è "autopoiesi", non è autocostruzione, la nostra esistenza viene da qualcuno, e dunque se viene da qualcuno ha avuto una origine, una causazione, una donazione d’essere. Attorno a questo interrogativo, abbiamo costruito la mostra; il metodo è stato quello del realismo, la constatazione che la realtà si rende evidente attraverso l’esperienza.

Sgreccia: I problemi che affollano la bioetica e il biodiritto sono molti in questo momento: fra qualche settimana, ci sarà la legge citata da Casini sulla procreazione artificiale; ci sono sussulti sul piano dell’eutanasia; è in attesa la legge sui trapianti...

Ci sono diverse pagine della bioetica che sono di attualità, ma il tema cardine del dibattito bioetico e in Italia e nel mondo, è la domanda antropologica della mostra, da dove inizia la vita, domanda che attende una risposta più chiara dal punto di vista sia culturale che scientifico. La Pontificia accademia per la vita ha lavorato, due anni fa, per un’intera stagione della sua attività, per più di un anno, attorno a questo tema e ha potuto offrire un lavoro collegiale, nel quale il punto di partenza è quello realistico, l’aspetto biologico e l’aspetto genetico da cui parte ogni altro ragionamento.

Mi auguro che dal Meeting, che ogni anno lascia sempre una traccia sul piano culturale, parta un incoraggiamento per il mondo cattolico a non sbiadire questo punto iniziale della nostra esistenza, questo punto culturale che è a vantaggio di tutta intera l’umanità, e del patrimonio stesso del nostro futuro.

Credo che per la prima volta il mondo cattolico italiano si trovi in una situazione particolarmente delicata, che è quella di dover prendere una duplice posizione: una posizione sul piano morale, ed una sul piano parlamentare. Queste due posizioni non coincidono.

Sono stato d’accordo con Casini sul fatto che i parlamentari mirassero a salvaguardare dei punti che fossero difendibili sul piano costituzionale, e che rappresentassero il meglio che si potesse ottenere da questo tipo di Parlamento. E quindi ho visto e seguito il dipanarsi delle proposte fatte dal Forum del mondo sanitario; ma dobbiamo sapere che la posizione che si cerca così di difendere non è la posizione della morale cattolica. La morale cattolica mira molto più in alto, e riconosce come lecita soltanto la procreazione che scaturisce da un atto di amore, come ha ricordato prima Casini. Per cui non soltanto è vietata dal punto di vista morale l’eterologa, o se viene a disperdersi l’embrione, solo se viene a essere riconosciuta una coppia di fatto, ma viene a essere proibita moralmente qualsiasi procreazione artificiale, anche inseminazione, tutte le volte che non c’è un atto di amore reciproco dello sposo e della sposa, che sta all’origine della vita che viene concepita.

Per questo si presenta un grande compito per noi. In primo luogo, quello di mantenere alto il livello della evangelizzazione perché le nostre famiglie mirino a rispettare l’origine della vita secondo il progetto di Dio, secondo la visione morale cattolica. E in secondo luogo che i nostri parlamentari possano essere consapevoli di quello che la morale chiede loro, ma anche capaci di mediare sul piano concreto perché si possa ottenere, non potendo ottenere il tutto, quello che è umanamente, giuridicamente corretto e possibile. Dal punto di vista della storia parlamentare, per il mondo cattolico - se non vado errato - è la prima volta che si pone una situazione del genere. Perciò, mentre spingiamo perché si salvaguardino i tre nodi fondamentali di cui ha parlato Casini, dobbiamo anche mantenere vivo nella coscienza che dal punto di vista della morale e della visione antropologica cattolica, c’è ben altro da formare nelle coscienze. Questo è un orizzonte ecclesiale distinto dall’orizzonte politico, e non si danneggiano l’uno con l’altro, ma si rinforzano e consentono di lasciare aperta la porta ad un meglio che deve essere sempre davanti all’impegno storico.