Lunedì 25 Agosto, ore 15

PASSIONE DI CRISTO PASSIONE DELL'UOMO

Incontro con:

Ferdinando Taccone,

missionario passionista, curatore della mostra

Leo Strozzieri,

padre passionista, critico d'arte

Natale Cavatassi,

padre passionista, critico d'arte

Enrico Gasparrini,

padre passionista, critico d’arte.

F. Taccone:

La nostra mostra è sorta da un evento tipicamente ecclesiale: il valore della santità riconosciuto ufficialmente dall'autorità della chiesa ad un giovane passionista romagnolo: Pio Campidelli, nato a Poggio Berni nel 1868 e morto a Sant'Arcangelo nel 1889, beatificato da Giovanni Paolo II lo scorso 17 novembre, nel contesto dell'Anno Internazionale della Gioventù proclamato dall'ONU. Si direbbe che una persona sola si trovi alla sorgente di questa iniziativa. E invece, poiché lo stile della sua vita incarna una spiritualità comune non solo all’Istituto religioso che lo ebbe confratello, ma a tutto il popolo di Dio redento dalla medesima Croce, le motivazioni della mostra trovano le proprie radici in qualunque dolore umano. Perciò il messaggio ci sembra il più fondamentale ed il più aperto per ricostruire l'amicizia e la solidarietà fra gli uomini.

E’ logico che il messaggio comprenda una parte storica dedicata al giovane: vuol essere, in tal senso, un prolungamento della vasta risonanza che le celebrazioni vaticane ricevettero dai mass-media, ma sarebbe lacunoso circoscrivere nell'angustia di un esempio cronachistico la realtà di un valore che, vissuto da una persona, trascende i limiti della sua biografia e qualifica ogni uomo elevandolo alla salvezza della Croce cristiana. Il Beato Pio è realtà e segno della nostra trasfigurazione. La chiave di lettura della mostra si trova perciò in un titolo che definisce l'universalità dell'evento: PASSIONE DI CRISTO PASSIONE DELL'UOMO. Pio Campidelli qui non significa soltanto la sua esistenza nascosta, breve e crocifissa: diventa, come tutti i santi della storia, una comunione che invita e trascina. Certo, può sembrare un controsenso trasferire la figura di chi visse praticamente ignorato nel chiostro, davanti ad una folla variopinta di visitatori; potrebbe somigliare ad una di quelle croci popolari rimaste lungo le grandi vie di comunicazione (…). Quando si pensa che la mostra viene allestita nel segno della Passione riconciliatrice e si ricorda che il Beato aveva ricongiunto con le sue stesse mani le braccia spezzate della croce offerta alla madre, si comprende la pienezza del messaggio che gli organizzatori affidano a quel piccolo oggetto. Mutuando il linguaggio di una certa estetica moderna, potremmo definire arte gestuale questo frammento di storia. La retrospettiva dedicata a Pio Campidelli ingloba anche la chiesa-convento di Casale, con le sue vicende plurisecolari e le tragiche distruzioni dell'ultima guerra. Anch'essa sembra un emblema della positività che contrassegna l'angoscia mortale del Golgota e trova il proprio completamento nella Resurrezione (…).

L. Strozzieri:

(…) Penso sia opportuno porre l'attenzione sul tema trattato dagli artisti espositori, un tema che io definisco "ecumenico", intendendo con questo termine lo sforzo all'unità. La passione è elemento che favorisce l’unità. E’ risaputo a livello psicologico che la sofferenza porta alla solidarietà. Ma soprattutto ciò è vero in senso teologico: "quando sarò elevato da terra", cioè quando sarò in croce a soffrire, "attirerò tutti a me". E non credo di essere sofista se affermo che diversi artisti espositori, notoriamente su posizioni diverse da quella cattolica, si sono dimostrati disponibili per una rassegna di arte sacra perché il tema era quello della passione. Fossero stati proposti altri temi, quello della libertà, della giustizia, suppongo avremmo avuto una babele: ma il linguaggio della sofferenza, del dolore, della passione, del martirio, è universale e comprensibile a tutti. Ecco perché parlavo di ecumenismo. La passione dell'uomo è buia; però accanto alla passione di Cristo viene illuminata (…). Mi permetto di suggerire questa indicazione nel visitare la mostra: ai di là degli stili e delle tecniche dei vari artisti, sarebbe bene individuare nelle singole opere questi due aspetti, da una parte il martirio, la tragedia, il sangue, lo sconforto e dall'altra la luce, la serenità, l'attesa di una pienezza, la ieraticità di una prova brillantemente superata. Cioè vi invito a considerare la dimensione orizzontale e verticale, la terra e il cielo, suggerita dall'immagine cruciforme dell'uomo-Dio (…).

Interviene Padre Natale Cavatassi a presentare e leggere le opere di Annunziata Scipione esposte nella mostra. Padre Enrico Gasporrini introduce poi il pubblico all'opera di due autori, Giulio Turci e Paolo Tarcisio Generali. Chiude l'incontro una appassionata testimonianza del Maestro Borgonzoni.