Martedì 28 agosto, ore 15, tavola rotonda

SVOLGIMENTO E PROSPETTIVE DEIRAPPORTI TRA EUROPA, AMERICA E AMERICHE

Partecipano:

Amintore Fanfani,

italiano, uomo politico, già docente universitario, fondatore dell'Istituto Italo-Latinoamericano

Greg Erlandson,

statunitense, capo redattore del National Catholic Register (Los Angeles)

Armando Toledano-Laredo,

italiano, consigliere principale presso il Servizio giuridico della Comunità Economica Europea, esperto d’affari latino-americani

A. Fanfani:

Ho accettato il vostro invito ed ora godo di trovarmi tra i giovani Sono nonno, e quindi potete immaginare come per gli anziani solo tra i giovani si prospetta l’attesa d’ulteriori progressi in tutte le direzioni: da quella della tolleranza, premessa indispensabile, a quella dello sviluppo, ed a quella infine che deve essere la vostra più ardita speranza, la speranza della pace. Mi avete chiamato come professore, e come professore da alcuni mesi sono in pensione. Porto però il più vivo ricordo di studenti, ormai migliaia, talora promossi, talora bocciati, ma che sempre, quando li incontro, mi danno la soddisfazione di riconoscere, ormai a distanza dalla data degli esami, che la preoccupazione più viva nel dialogo che insieme di volta in volta facevamo non era quella da parte mia di punire qualcuno, o da parte degli studenti di buggerare qualcun altro, ma di concorrere ad accertare chi tra i candidati poteva nelle migliori condizioni avviarsi sulle vie della vita. Ecco in che senso parlerò in mezzo a voi dei grandi problemi su cui nella sua introduzione si è soffermato il presidente Formigoni (moderatore della tavola rotonda. Ndr). Sono ormai trascorsi cinquecento anni da quando fu scoperta l’America: un anniversario che tra breve dovremo celebrare Ricordo la mia sorpresa quando, arrivato alla Presidenza del Consigli nel dicembre del 1982, trovai che dovevo firmare un decreto col quale si nominava un comitato per preparare le solenni celebrazioni del quinto centenario della scoperta dell’America. E io, per la verità, non lo firmai perché dissi ci sono ancora 10 anni, mi hanno dato cinque o sei mesi di vita per fare cose più urgenti. E, per la verità, la storia delle relazioni fra l’Europa e quello che dovevano diventare l’America e le Americhe, inizia almeno 500 anni prima di Colombo, quando, sia pure in fasi ancora molto oscure, sempre intermittenti, dal punto di vista operativo ed effettuale, talora vacue, i Vichinghi dal Nord Europa si avviarono oltre l’Islanda e la Groenlandia verso la terra nuova. Alcuni studiosi osano dire che arrivarono persino in Brasile; io fino a quel punto non ci arrivo, ma certo constato che noi sbaglieremmo a dimenticare del tutto quelle oscure vicende, facilitate da un diverso svolgersi delle correnti atlantiche, ove non tenessimo conta che al di là delle intenzioni degli esploratori, chiamiamo così scientifici, da Toscanelli a Vespucci, con l'intermezzo altamente predominante e significativo di Colombo, si verificò in un millennio una costante spinta, più o meno ben intesa, a volger lo sguardo verso ponente, a ritrovare quello che oggi i promotori di questo Meeting hanno giustamente appellato ‘America e Americhe’, 1492: Colombo attraverso la sua opera (di Colombo. Ndr.) comincia quell'attento intreccio (ecco in che senso reinserisco questo tema nella visione delle vicende unitarie del mondo), quel sempre più intenso intreccio tra i popoli europei, le loro ansie e le loro attese, i loro successi e le loro delusioni, e le popolazioni, in origine semi selvagge e poi via via gareggianti con noi a nuovi sviluppi, dell’America settentrionale e contemporaneamente di quella centrale e meridionale. In questo quadro, cari ascoltatori giovani, noi dobbiamo considerare il Meeting e l'inserimento nel programma del Meeting di questa tavola rotonda sugli svolgimenti e le prospettive nei rapporti tra Europa, America ed Americhe. Ho già detto con quale gratitudine ho accolto quest’invito, che mi riporta del resto ai miei studi e alle mie prime esperienze internazionali, quando, come studioso, quando due terzi di quest’assemblea non era ancora nata, io mi trovai a insegnare in Brasile, in un’università del Brasile dove ero stato invitato; ma oltre le intenzioni di chi mi aveva invitato, io ebbi la fortuna, in Brasile, di cominciare a conoscere non solo quell’America, ma anche i contrasti, che ormai si acuivano, tra quell’America, le altre Americhe, compresa l’America Settentrionale, gli USA. Problemi di interesse, problemi di interscambio, problemi di inflazione, problemi, già allora, di indebitamento, problemi di prospettive di rapporti, tra il mondo dell’America meridionale e il mondo dell’Africa occidentale: tutte questioni che già allora richiamarono la mia attenzione sulla realtà di una pagina, e sull’importanza di una pagina cosi viva e decisiva per le sorti del mondo, quale quella rappresentata dalla realtà delle Americhe meridionali. Con Colombo, ne ha accennato già Formigoni, si aprono relazioni fra l’Europa e le Americhe, anche nel campo spirituale: non possiamo negarlo, anche perché c’è la testimonianza di Colombo, ma non solo di Colombo: che si andò là per idee di potenza da parte dei governanti che aiutavano le spedizioni; per idea d’avventura tra i marinai che assecondavano i disegni di Colombo, ma anche con l’idea di svolgere un'opera che s’inseriva nell'ulteriore espansione del Cristianesimo in ogni parte della Terra. Quindi s’intreccia, già fin dai primi giorni, l’elemento religioso con altri aspetti di quell’espansione e di quei contatti. Una riprova lampante la si ritrova nelle spedizioni dei portoghesi, e nei nomi che i portoghesi dettero, via via che li scoprirono, ai vari estuari, alle varie foci dei fiumi, ai vari porti naturali: la Bahia de Todos Santos, scoperta il giorno dei Santi; la Terra da Vera Cruz, come chiamarono il Brasile, toccato quando c’era la festa della Santa Croce; il porto di San Salvador, e via di questo passo. Tutti fatti che appaiono oggi a noi d’importanza secondaria, ma sono una volgarizzazione, ben tangibile e fondata, dello spirito in un certo senso missionario con cui gli esploratori, o parte di essi, almeno, andarono in quelle terre. A questa prima esplorazione, non dimentichiamolo, perché, se no, dovremmo aspettare il ‘700 o i primi dell’800 per ritrovarli, parteciparono ed ebbero parte positiva ed importantissima, con Colombo vi ho detto, con Vespucci, un certo numero d’esploratori italiani. Anche per il Nord: ricordate il Ponte da Verrazzano a New York in onore di colui, che, partito dalla Toscana, da Verrazzano, nella terra del Chianti, arrivò fin laggiù; e fui molto onorato, come Ministro degli Esteri, di poter portare la prima pietra per il Ponte da Verrazzano da farsi a New York andandola a prendere nel villaggio del Comune di Greve in Chianti, dove il Da Verrazzano era nato La scoperta e l’esplorazione delle Americhe è all’origine di uno scontro ed incontro di popolazioni e di minoranze, di portatori di nuove idee, di divulgatori d’antichi ideali ed antiche culture tra l’Europa e l’America s’intreccia un’interdipendenza sia culturale che istituzionale che infine economica Iniziò così un cammino plurisecolare, ricco d’episodi significativi. Ricordo, per venire ai tempi più vicini a noi, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio e promotore infaticabile di nuovi rapporti con l’America del Nord; e così pure promotore infaticabile di forme di relazione con l’America del Sud. Rapporti con l’America Latina per promuovere i quali decidemmo nel 1965, d'intesa con il governo messicano, di fondare un Istituto nuovo di carattere sovranazionale, sia pure a Roma o dove altrove si volesse, ma del quale facessero parte tutte le Repubbliche dell’America del Centro e del Sud, e in aggiunta l’Italia, a parità di diritto amministrato da tutti i ventuno rappresentanti dei paesi membri. Era il progetto di un Istituto Italo-Latinoamericano con l’obiettivo di costituire un ponte tra la Comunità Europea e l’America Latina, per ridurre i divari, accrescere l’amicizia, favorire gli scambi culturali e preparare una maggiore cooperazione Quando, accompagnando il Presidente Saragat, visitai l’America Latina nel settembre del ‘65, sempre ricevevo la domanda, da tutti i governi a cui prospettavamo questa cosa, "ma, questa attività, a che obbiettivo prelude?", e io aggiungevo: ‘Realizza, soddisfa meglio una convinzione profonda, - e parlavo in nome del governo italiano, Presidente l’onorevole Aldo Moro - in noi e diffusa in Italia che, ove l’America Latina non sia aiutata a raggiungere posizioni d’equilibrio in nuove forme democratiche, il mondo perderà uno dei fattori più importanti per realizzare equilibrio e pace’. E fu in virtù di questo ragionamento che trovammo unanimi, alle Nazioni Unite, il 12 ottobre del 1965, i popoli dell’America centro-meridionale, perché si fondasse l’Istituto. Nel 1966 si giunse così al trattato istitutivo, e qualche anno dopo, nel 1967, all’inaugurazione

G. Erlandson:

In primo luogo vorrei ringraziarvi per la vostra iniziativa, in nome di Los Angeles, la città dei Giochi Olimpici, da cui provengo. Ho lasciato una grande folla per ritrovarmi di nuovo in una grande folla. Formigoni ha domandato il mio giudizio di statunitense e di cattolico sulla situazione degli Stati Uniti nonché sui rapporti fra il Nordamerica, il Sudamerica e l’Europa. Non sono in grado di sviluppare storicamente il tema come invece ha fatto il senatore Fanfani. Da giornalista quale sono vorrei piuttosto attenermi all’attualità Anche se l’economia statunitense sembra essere più forte, la gente negli Stati Uniti ha una sensazione di crescente insicurezza. E una sensazione comune ai più diversi settori della società degli Stati Uniti, ed ai più diversi ambiti dello schieramento politico. Si tratta di una questione chiave cui pertanto ogni candidato alle elezioni presidenziali del prossimo novembre cerca di dare una sua risposta. Per Ronald Reagan da tale insicurezza ci si può liberare rafforzando la ripresa economica lungo le sue attuali linee di tendenza; e per far questo occorre ridurre le imposte, aumentando così la quota di risparmio disponibile per gli investimenti produttivi, e nello stesso tempo però occorre accrescere le spese per la difesa. Walter Mondale si è pure reso popolare presso i ceti medi con promesse di grossi sgravi fiscali; inoltre, in armonia con la sua posizione ‘liberal’ nel senso statunitense del termine, manifesta per la causa dei lavoratori una sensibilità che non è invece di Reagan; poi però la sua ricetta consiste soprattutto in forme di protezionismo economico, di limitazione dell’import mediante il sistema delle ‘quote’: tutti provvedimenti che non farebbero altro se non rendere sempre più poveri i paesi sottosviluppati e sempre più obsoleta l’industria americana. Il programma di Gary Hart era invece una specie di via di mezzo fra la linea di Reagan e quella di Mondale. Il punto centrale del programma di Hart era lo sviluppo dell’industria ad alta tecnologia. In tale prospettiva si dichiarava contrario agli aiuti governativi ai vecchi settori industriali, ed invece favorevole ad una politica di agevolazioni e contributi con denaro pubblico ai nuovi settori dell'alta tecnologia. Sennonché l'alta tecnologia non basta da sola a risolvere i problemi del mondo in cui viviamo; e in particolare dà lavoro ai ceti medi, ma non migliora di molto le prospettive della gran massa dei giovani disoccupati Al di là dei problemi interni, la sensazione di insicurezza deriva anche dal fatto che ci si rende conto che ormai l’intera economia mondiale è strettamente integrata, e che quindi crisi economiche o politiche di paesi anche lontani e molto diversi dal nostro, sui quali quindi è difficile influire, possono mettere in forse il nostro benessere. E in fondo, non soltanto negli Stati Uniti ma anche nell’Occidente, un tipico nervosismo, una tipica insicurezza da gente ricca: il timore che la propria ricchezza, il proprio benessere possano venir meno; un timore che diviene sempre più grande di pari passo con lo stesso crescere della ricchezza e del benessere un problema che, nei termini in cui viene di solito posto, risulta sempre più angosciante per il semplice motivo che è chiaramente irresolvibile. Nel concreto della condizione umana, infatti, non c’è alcuna possibilità di giungere ad una sicurezza assoluta al riguardo. E’ un problema, questo dell’insicurezza del benessere, che si può risolvere soltanto trascendendolo. Si tratta dunque di vedere come si possa appunto trascendere tale insicurezza, andare al di là di essa. La questione allora diventa assai pi culturale, morale, religiosa, che economica; e quindi non può essere innanzitutto risolta dagli economisti, anche sé alla sua soluzione essi posso certamente dare un grosso contributo. Le vere difficoltà sono allora di tutt’altro ordine: mano a mano infatti che diventiamo più ‘laici’ e materialisti veniamo a mancare di quelle risorse morali che sono indispensabili per affrontare e trascendere, con speranza nel futuro, quell’insicurezza di cui si diceva. A questo riguardo esistono negli Stati Uniti, ed in particolare tra i cattolici americani, una sensibilità ed un dibattito assai più ampi di quelli che appaiono se ci si limita a seguire le conferenze del presidente Reagan alla televisione. Le posizioni sono peraltro diverse. C’è quella di cui uno dei maggiori esponenti è Michael Novak, che di recente ha pubblicato un libro intitolato ‘Lo spirito del capitalismo democratico’. In questo libro Novak delinea una vera e propria teologia del capitalismo, che per molti versi al di là di certi contenuti che si possono capire e condividere si rivolse in una specie di apologia dell'amministrazione Reagan. Su un’altra linea sta la Conferenza episcopale, che si muove nella scia di quel grandissimo documento che è la ‘Taborem Exercens’. I Vescovi hanno preannunciato per novembre la pubblicazione di una lettera pastorale che si prevede susciterà grossi dibattiti, e sarà forse oggetto di distorsioni e censure poiché andrà a toccare un tema molto scottante: consisterà infatti in un raffronto fra il pensiero economico americano e l’insegnamento cattolico sociale Concludendo desidero sottolineare che, mentre chi guarda gli Stati Uniti dall’esterno spesso non vede altro (né altro gli si consente di vedere) se non la grande fiducia continuamente ribadita ed ostentata da Reagan, in realtà dietro di essa ci sono una grande confusione ed una grande sensazione di insicurezza, soprattutto nelle masse giovanili. Si deva allora disperare? Direi di no poiché sono tanti in ogni parte degli Stati Uniti i cattolici uomini e donne, che lavorano per trovare ai problemi prima ricordati le soluzioni morali che s'impongono. Ed è per questo che sono venuto qui a Rimini: non tanto come interlocutore quanto come persona desiderosa di ascoltare ed imparare da voi che qui siete convenuti dall’Europa e dall’America Latina.

I. A. Toledano-Laredo:

Vorrei cogliere l’occasione per portare a lei, Presidente, agli organizzatori ed ai partecipanti tutti al Meeting il saluto cordiale della Commissione delle Comunità Europee e del suo presidente, l’on. Natali, su sollecitazione espressa del quale partecipo ai vostri lavori. Mi sia consentito dedicarmi in modo più particolare all’America Latina perché le relazioni tra la Comunità Europea e gli Stati Uniti sono relazioni che si presentano come da un potere ad un altro) laddove invece il dialogo con l’America Latina è un dialogo travagliato non essendo ancora giunto a trascendere la fase dei rapporti bilaterali per giungere a quella delle relazioni tra la Comunità ed un insieme solido, compatto di paesi latino-americani Nell’accostarsi all’America Latina acquistano tutto il loro valore le parole che a mo’ di esordio ci ha detto il presidente Formigoni: ‘La a tolleranza non è indifferente’. L’attiva tolleranza che l’Europa deve dimostrare nei confronti dell’America Latina consiste innanzitutto nel capirne la specificità, e non invece nel voler vedere in essa l'immagine riflessa della nostra immagine Questo è quanto l’Europa può fare per l’America Latina, e lo sta già facendo. Nello scorso dicembre la Comunità economica europea ha firmato con i paesi del Gruppo Andino (i cinque paesi nei cui territori si snoda la catena delle Ande) un accordo di cooperazione economica; si attende ora, di giorno in giorno, la fine delle procedure di ratifica da parte dei governi latino-americani interessati perché poi possa entrare in vigore. Per quanto riguarda l’America centrale, punto ancora più delicato, se così si può dire, è estremamente interessante, ma nel contempo stimolante, vedere che i cinque paesi dell’America centrale, ai quali si è associato il Panama, hanno chiesto (e per chiederlo hanno usato la voce di chi presiedeva per turno, per puro turno le loro riunioni di quel mese, il Nicaragua)alla Comunità europea di celebrare, in America centrale, quanto prima, una conferenza che riunisca i paesi dell’America centrale, i paesi della Comunità europea, la Comunità europea stessa, per studiare in comune i modi migliori per alleviare questa crisi dell’America centrale. Uno sforzo, come vedete, un enorme sforzo fatto in direzione dell’Europa, per cercare di sfuggire a quell’asse Est-Ovest che ovviamente pesa sulla situazione in America centrale. La risposta è stata immediata è stata positiva, e la Comunità europea ha proposto che oltre ai sei paesi centro-americani o dell’Istmo, oltre ai 10 paesi della Comunità europea, partecipassero a questa conferenza anche due altri paesi non meno importanti in questo contesto: i paesi iberici, la Spagna e il Portogallo, che sono in procinto di adesione alla Comunità europea. E questa conferenza si terrà nell’ultima settimana di dicembre a San Josè del Costarica per cercare, ripeto, di vedere insieme quello che si può fare per agevolare questa spinta integrativa in America Latina, per cercare di alleviare i problemi che assillano l’America Latina, per cercare di vedere insieme, tra europei e latino-americani, quello che è positivo ed è possibile fare. E’ da poco che l’America Latina ha deciso di assumere le sue responsabilità, a livello continentale, a livello regionale, a livello sottoregionale; ed è con grande simpatia che dall’Europa, dalla Comunità, si vede questo movimento ed è con enorme simpatia che si entra in questo ordine di idee, che si cerca di aiutare in tutti i modi possibili questa sorella lontana